Ricordate l’eurotassa? Nel 1996 il primo governo Prodi, per rispettare i parametri di Maastricht e consentire all’Italia di entrare nell’euro, mise “le mani nelle tasche degli italiani”, prendendo in prestito fino al 3,5% dei redditi lordi. Be’, è più o meno ciò che hanno scoperto di aver subito i cittadini greco-ciprioti ieri, ma per un ammontare doppio o triplo, per non uscire da quella stessa eurozona. A Nicosìa il governo del neo-eletto presidente Nicos Anastasiades, per evitare il default dell’isola, ha deciso di prelevare da un giorno all’altro il 6,75% per i depositi bancari sotto i 100.000 euro, 9,9% per tutti gli altri, per sostenere il bail-out da 10 miliardi di euro deciso dall’eurogruppo. Per evitare la corsa al ritiro dei contanti e le immediate code agli sportelli, la banca centrale di Cipro, su domanda della Bce, ha deciso di congelare ogni movimento bancario fino a mercoledì.
La decisione delle autorità cipriote di fatto reintroduce i controlli sui movimenti di capitale sull’isola, sospendendo temporaneamente una delle quattro libertà fondamentali di circolazione previste dai trattati UE. Una decisione che ha senso a livello di teoria economica: in base al “trilemma di Mundell“, per riguadagnare un po’ di autonomia nella politica economica e monetaria, in condizioni di tassi di cambio fisso (unione monetaria), bisogna sacrificare la libertà di movimento dei capitali. Tuttavia, tale decisione mina alle basi la fiducia dei cittadini nelle istituzioni economiche, e forse nello stesso progetto di integrazione comunitaria.
“Se questa è l’Europa, io non mi sento più europea”, è stata la reazione di Marilena Evangelou, caporedattrice del quotidiano Politis. Ma è davvero una decisione europea? Secondo Anastasiades, che era stato eletto per negoziare un veloce bail-out ed aveva sempre negato un possibile intervento diretto sui conti correnti, un rifiuto avrebbe causato il crollo finanziario delle due maggiori banche dell’isola. “Martedì avremmo dovuto scegliere tra lo scenario catastrofico di bancarotta disordinata e lo scenario di una gestione dolorosa ma controllata della crisi”, ha scritto il presidente in una nota.
Nella decisione sul quinto bailout dell’eurozona – dopo Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda – che per la prima volta chiede un contributo netto dei cittadini dello stato in fallimento, rientra certamente anche il fatto che una buona percentuale dei conti correnti di Cipro – il 20% secondo Fabrizio Goria, ma fino al 50% secondo altre fonti – sono intestati a cittadini della Federazione Russa, di cui l’isola mediterranea è un notorio centro di riciclaggio per denaro di origine incerta se non mafiosa. Un intervento diretto delle autorità europee, per il salvataggio di Cipro, avrebbe condotto a salvare, tra gli altri, i conti correnti della mafia russa con i soldi dei contribuenti europei. Anche per questo, i cittadini di Cipro sono stati chiamati a contribuire direttamente in corresponsabilità.