Il de facto presidente dell’Abkhazia Sergey Bagapsh è uscito vincitore dal primo turno delle elezioni presidenziali del 12 dicembre, il primo voto a tenersi nel territorio dopo il conflitto dello scorso agosto ed il successivo riconoscimento russo. Secondo i dati preliminari forniti dal Comitato Elettorale Centrale, Bagapsh sarebbe quindi confermato per un secondo mandato con il 59,37% delle preferenze, avendo abbondantemente superato il 50% più uno dei voti validi, soglia minima per evitare il ballottaggio.
Tra gli altri candidati, solo l’accademico Vitaly Bganba (1,5% dei voti), ha riconosciuto prontamente la vittoria di Bagapsh. I candidati d’opposizione Raul Khadzhimba (15,4%), Zaur Ardzinba (10,6%) e Beslan Butba (7,9%), pur avendo ottenuto un risultato lontano da quello dell’attuale presidente, non sembrano ancora disposti a riconoscere la vittoria di Bagapsh.Secondo i dati ufficiali, alle elezioni hanno partecipato circa 103.000 persone, su 138.000 presenti nelle liste elettorali, cioè il 73,4% degli aventi diritto al voto secondo il codice elettorale dell’Abkhazia. Tra gli “aventi diritto”, non erano incluse le migliaia di georgiani residenti nel distretto di Gali, l’area vicino al confine che de facto separa l’Abkhazia dai territori georgiani amministrati da Tbilisi.
Tra gli “aventi diritto” non sono inoltre naturalmente inclusi gli oltre 200.000 georgiani che hanno dovuto abbandonare questi territori in seguito al conflitto di inizio anni ’90. E infatti da Tbilisi arrivano commenti caustici riguardo alle elezioni in Abkhazia. “Il regime occupante, stabilitosi in territorio georgiano, sta preparando un altro show dal titolo ‘elezioni presidenziali’, in cui una creatura scelta da Mosca parecchio tempo fa, sarà annunciata ‘presidente’ di un regime controllato a distanza”, ha dichiarato il ministro degli Esteri georgiano, Grigol Vashadze, in un comunicato, in cui si ricorda appunto che la maggior parte delle persone che abitavano in questa regione vent’anni fa non hanno potuto prender parte al voto.