CINEMA: Alois Nebel e le nebbie della memoria nei Sudeti

Cosa succede quando il passato ritorna nei sogni? Provate a chiedere ad Alois Nebel (Tomáš Luňák, CZ/DE/SK, 2011, qui il trailer). Il lungometraggio di Luňák, animato in bianco e nero al rotoscopio (filmato dal vero e quindi cartonato), si basa sulla trilogia a fumetti di Jaroslav Rudiš e Jaromír99. E’ stato candidato all´Oscar per la categoria del miglior film in lingua straniera, e presentato fuori concorso alla 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2011. Una storia onirica sul passato, la memoria e la vendetta, sullo sfondo della transizione céca e dell’irrisolta memoria dell’espulsione dei tedeschi dai Sudeti.

Estate ’89, stazione ferroviaria di Bílý Potok (già Weissbach), persa sui monti Jesinik, al confine céco con Polonia e Germania Est. Alois Nebel (nebbia, in tedesco), cinquantenne capostazione, vive solitario assieme al suo gatto e agli elenchi con gli orari dei treni. Ma quando scende la nebbia e ricopre tutto di bianco accecante, Alois rivede la stazione 44 anni prima – quando, al termine della guerra, i tedeschi dei Sudeti (Němec) furono caricati sui treni ed espulsi per vendetta, come traditori, dalla nuova Cecoslovacchia socialista. Tra loro anche la sua balia, Dorothe.

Passa l’estate, scende l’autunno. Alois è ricoverato in manicomio dietro delazione del suo aiutante sfaticato, Wachek, che gestisce col padre il contrabbando di alcolici russi. Cade il muro di Berlino, si avvia la transizione. In manicomio Alois conosce il muto, němý, un fuggitivo che non parla nemmeno sotto tortura. Alois migliora e viene dimesso, il muto riesce a fuggire, Havel è eletto presidente. Alla stazione di Bílý Potok, Wachek ha preso il suo posto. Senza lavoro e senza casa, senza capire chi nelle ferrovie ha il potere di ridargli un lavoro, Alois finisce sulle panchine della stazione centrale di Praga. Lo salva Květa, madame pipi dei bagni della stazione, che s’innamora di lui. Alois torna ai monti Jesinik, recupera un posto da guardiano della ferrovia. Anche il muto ritorna a trovarlo: non ha ancora compiuto la sua vendetta. Nella zona intanto, con la primavera, si abbatte un temibile nubifragio, proprio mentre Květa decide di raggiungerlo da Praga.

Alois Nebel, più che un film d’animazione, è una vera animation novel. “Una esperienza tonificante per chi crede che l’animazione sia qualcosa in più che supereroi in 3D e storie di animali antropomorfi”, secondo Kirk Honeycutt di The Hollywood Reporter. I temi storici toccati – l’espulsione dei tedeschi dai Sudeti, e la transizione post-socialista – ne fanno un film prettamente céco, senza per questo risultare inaccessibile a spettatori di altre culture. Sopra a tutto, sono il tratto grafico e la luce che creano un’atmosfera fuori dal tempo.

Alois Nebel è stato presentato a Roma tra il 2 e il 5 marzo nell’ambito della rassegna cinematografica dedicata ai film prodotti nei paesi del gruppo Visegrád, presso la Casa del Cinema di Villa Borghese.

 

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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