Sembra suonata l’ora della ricreazione all’Aja. Dopo i controversi casi di Ramush Haradinaj, di Gotovina e di Markać, il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) ha sancito in appello l’innocenza e l’immediato rilascio anche di Momčilo Perišić, capo di stato maggiore dell’armata popolare jugoslava (JNA) dal 1993 al 1998, durante la guerra di Bosnia.
Secondo il tribunale, presieduto dal giudice americano Meron, Perišić non è responsabile dei crimini di guerra commessi dall’esercito serbo-bosniaco (VRS) in Bosnia, a Sarajevo e a Srebrenica, in quanto questo non sarebbe stato sotto il comando dell’esercito jugoslavo. Perišić è stato riconosciuto innocente anche riguardo all’accusa di non aver punito i suoi subalterni responsabili del bombardamento della capitale croata Zagabria nel 1995.
In primo grado, Perišić era stato condannato nel settembre 2011 a 27 anni di carcere per “favoreggiamento di una campagna militare di colpi di mortaio, artiglieria e cecchinaggio su aree civili di Sarajevo e sulla sua popolazione civile, uccidendo e ferendo migliaia di civili”. Inoltre egli non sarebbe riuscito a “prendere le misure necessarie e ragionevoli per punire i suoi subordinati per il bombardamento di aree civili nella città di Zagabria il 2 e 3 maggio 1995, che ha provocato la morte e il ferimento di civili.” Infine, Perišić era stato considerato responsabile di favoreggiamento dei crimini contro la popolazione bosniaca musulmana di Srebrenica nel 1995, quando più di 7.000 persone furono uccise.
Secondo il giudice Meron e la Corte d’appello, non è stato dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che Perišić fosse responsabile di “atti specificatamente volti ad assistere, incoraggiare o dare sostegno morale alla perpetrazione di alcuni reati specifici” da parte delle forze serbo-bosniache. Secondo l’ICTY, non vi sarebbe “alcuna prova che Perisic [fosse] stato fisicamente presente quando i citati atti criminali sono stati pianificati o commessi”.
A seguito della sentenza, Perišić è stato rilasciato e ritornerà a Belgrado via aerei di linea JAT. Il governo serbo non ha ritenuto di offrirgli un volo di stato, come era stato per Gotovina, secondo quanto riportato da Tim Judah.
Perišić si era consegnato al Tribunale dell’Aja nel 2005, e il suo processo si era svolto tra il 2008 e il 2011. Alla sua conclusione, il procuratore Mark Harmon aveva chiesto l’ergastolo per Perišić, sostenendo che egli avesse “creato un clima di impunità, in cui i suoi subordinati erano incoraggiati e persistettero nel commettere crimini, sapendo che non vi sarebbero state conseguenze.”
La sentenza Perišić si inscrive nella più recente giurisprudenza d’appello dell’ICTY, che ha già ribaltato importanti sentenze di primo grado proclamando l’innocenza degli accusati. Nel commento di Florian Bieber, “per quotare Amazon, se vi è piaciuta la sentenza Gotovina e Markać, potrebbe piacervi anche la sentenza Perišić“. La sentenza “sembra suggerire che la Serbia (incluso Milošević) avesse poco a che fare con i crimini di guerra in Bosnia e Croazia“. In ciò il tribunale contraddice numerose precedenti sentenze, inclusa quella della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) nel caso Bosnia contro Serbia.
Il Tribunale dell’Aja sembra sempre più indirizzato verso un “liberi tutti” che sostituisca la parità di trattamento (e di innocenza) ad una ricerca effettiva della giustizia. Dopo essersi completamente screditato agli occhi dei serbi per le assoluzioni di Haradinaj e Gotovina, l’ICTY sembra volerne stavolta blandire l’opinione pubblica, nella speranza di ristabilire una parità di trattamente. Un colpo di spugna che sembra spazzare via anche le speranze in una nascente giustizia internazionale. Alla fine, le uniche a non essere riconosciute innocenti per il conflitto potrebbero essere solo le vittime.
Foto: ICTY
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