ARMENIA: Gli attivisti contestano gli osservatori. Lettera aperta all'OSCE

Il risultato delle elezioni presidenziali svoltesi in Armenia lo scorso 18 febbraio ha confermato l’esito che già in partenza appariva scontato: il presidente uscente Serzh Sargsyan è stato rieletto con il 59% dei voti, seguito a distanza da Raffi Hovannisyan, leader dei liberali, che ha ottenuto il 37% delle preferenze. Magro risultato per gli altri candidati, che complessivamente non sono andati oltre al 4%.

Queste elezioni verranno però sicuramente ricordate per le numerose proteste e contestazioni che hanno caratterizzato l’intera campagna elettorale, più che per la già pronosticata riconferma di Sargsyan. Con i principali partiti dell’opposizione che non hanno presentato candidati, e con un grande numero di persone che non si sono presentate alle urne (la partecipazione alle urne è stata del 60%), le elezioni hanno fatto emergere ulteriormente i problemi (già noti) che affliggono il sistema politico armeno, all’interno del quale il Partito Repubblicano di Sargsyan detiene un potere quasi assoluto, mentre il raggiungimento della piena democrazia sembra essere ancora lontano.

Intanto Hovannisyan, che non ha riconosciuto la legittimità delle elezioni, il giorno successivo al voto ha indetto un comizio nella Piazza della Libertà a Yerevan, dove ha invitato il presidente Sargsyan ad “accettare la vittoria del popolo” e riconoscere la sua sconfitta. Ad applaudirlo era presente una numerosa folla di sostenitori e attivisti, i quali, durante tutta la campagna elettorale, hanno più volte cercato di denunciare la preoccupante situazione politica in cui versava il paese. Sono arrivate critiche anche nei confronti degli osservatori dell’OSCE, colpevoli secondo gli attivisti armeni di non aver fatto pressione sulle autorità governative per cercare di risolvere il problema elettorale e di utilizzare un linguaggio troppo soft nel denunciarne le mancanze.

Di seguito viene riportata la dichiarazione letta a nome dei cittadini armeni dall’attivista politica Lena Nazaryan durante la conferenza stampa tenuta dagli osservatori internazionali in occasione delle recenti elezioni presidenziali in Armenia. I rappresentanti di OSCE, Consiglio d’Europa, e Parlamento Europeo sono usciti dalla sala durante la lettura del comunicato.

Cari turisti politici, ne abbiamo avuto abbastanza dei vostri sforzi per legittimare elezioni fraudolente.

Le recenti elezioni presidenziali in Armenia, raffrontate alle precedenti elezioni presidenziali, hanno registrato un passo in avanti e tre passi indietro, due passi a destra e mezzo passo a sinistra. In poche parole, non hanno rispettato la Costituzione della Repubblica d’Armenia, le richieste del Codice Elettorale così come gli standard internazionali.

Le elezioni si sono svolte sullo sfondo delle riforme al Codice Elettorale proposte dai parlamentari dell’opposizione che sono state respinte dalla maggioranza. Sebbene gli osservatori internazionali e nazionali, difensori dei diritti umani, e l’opposizione avessero manifestato la loro preoccupazione, specialmente a riguardo di alcune madornali imprecisioni all’interno delle liste elettorali, in seguito alle elezioni parlamentari, tuttavia, le autorità governative non hanno fatto nulla per risolvere il problema prima delle recenti elezioni presidenziali.

In sostanza, le elezioni parlamentari dello scorso anno e le elezioni presidenziali di ieri [18 febbraio ndr] si sono svolte sulla stessa base giuridico-normativa.

Degno di nota è il fatto che nelle elezioni presidenziali del 18 febbraio nessuna delle principali forze politiche d’opposizione dell’Armenia abbia presentato un proprio candidato o sostenuto uno degli altri candidati tra quelli che si sono presentati. Mi riferisco al Congresso Nazionale Armeno, ad Armenia Prospera, alla Federazione Rivoluzionaria Armena e ai Liberi Democratici. Questa è un’ampia prova del fatto che le elezioni non sono state veramente combattute.

Il fatto che nessuno dei principali gruppi dell’opposizione abbia deciso di nominare un proprio candidato o sostenere uno degli altri candidati in corsa, indica il profondo sentimento di sfiducia che i cittadini e che le forze politiche provano nei confronti del processo elettorale.

Così, le forze d’opposizione presenti in Parlamento, fin dall’inizio, hanno etichettato le elezioni presidenziali come una farsa e una commedia, in quanto, come detto in precedenza, la maggioranza ha respinto l’approvazione delle riforme elettorali proposte dall’opposizione prima del periodo elettorale.

Sebbene apparentemente ci fosse stata l’illusione che le importanti libertà democratiche sarebbero state tutelate durante la campagna elettorale, compreso il diritto di condurre una campagna libera, in realtà, la campagna elettorale si è distinta per la sua disparità concorrenziale a favore del candidato uscente. In particolare, le risorse e i poteri amministrativi sono stati messi a disposizione di quest’ultimo. Tutto questo è stato attuato grazie alla pressione esercitata sui dipendenti pubblici e statali in modo che essi prendessero parte agli eventi della campagna di Serzh Sargsyan e affinché votassero a suo favore.

La campagna elettorale non si è svolta pacificamente. È stato attuato un attacco violento ai danni del candidato Paryur Hayrikian, che è stato raggiunto da un proiettile. Un altro candidato, Andreas Ghoukasyan, ha intrapreso uno sciopero della fame in segno di protesa contro il processo elettorale, che ha definito una semplice commedia. La stampa ha riportato casi di violenza anche durante il giorno delle elezioni.

La campagna elettorale si è distinta anche per la sua mancanza di professionalità politica e individuale. I candidati hanno adottato il più crudele dei linguaggi e acrobazie di pubbliche relazioni. Ad esempio, i numerosi incidenti che hanno avuto luogo durante la campagna elettorale condotta dal candidato uscente sono stati motivo di grande scherno da parte di un ampio segmento della società. Di conseguenza, i cittadini hanno iniziato a non prendere più seriamente il processo elettorale.

Il giorno delle elezioni, le circoscrizioni elettorali si sono trasformate in scene teatrali dove i cittadini hanno manifestato quello che pensavano riguardo al processo elettorale. La stampa e i social networks erano pieni di voti invalidati dagli elettori che hanno fatto caricature su di essi. Hanno disegnato immagini di figure del mondo animale e vegetale, immagini prese dalle fiabe e dai personaggi dei cartoni animati. In una circoscrizione, un elettore ha letteralmente mangiato il suo voto in segno di protesta. È significativo notare che, secondo le statistiche ufficiali, il numero dei voti invalidati si è classificato al terzo posto.

Casi di voti duplicati, brogli, tangenti, e voti di riserva e altre truffe sono stati rilevati durante le stesse elezioni.

Così, le elezioni presidenziali di ieri [18 febbraio ndr] in Armenia possono essere descritte come delle altre ordinarie elezioni misere.

Cari turisti politici, ne abbiamo abbastanza del vostro continuare a legittimare le elezioni fraudolente. State calpestando quei valori democratici che voi stessi avete violato.”

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Foto: OSCE PA, Neil Simon, da Flickr

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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