Gli incontri tra autorità turche e rappresentanti del Governo iracheno rischiano di acuire i dissensi tra lo stato anatolico e l’Iran. La Turchia infatti nel suo voler essere potenza regionale di primo livello è inevitabilmente costretta ad invadere la sfera d’influenza iraniana. In particolare la Repubblica Islamica non vede assolutamente bene le proposte turche di costruire un oleodotto che dal sud dell’Iraq arrivi in Turchia. Ankara è in realtà interessata principalmente ai giacimenti siti nel nord di tale paese, per l’esattezza nella zona kurda, il che spiega in parte gli sconfinamenti turchi nel Kurdistan iracheno nel corso di operazioni contro indipendendisti kurdi.
La Turchia rischia di invischiarsi in una questione complessa, nella quale i contrasti tra la zona kurda ed il Governo di Baghdad sono forti, ed Ankara rischia inoltre di dover giocare su più tavoli. Innanzitutto il Governo turco dovrà trattare con le autorità kurde, in particolare con il Governo Regionale Kurdo di Abril, rischiando di innescare fratture nella comunità kurda tra fautori della collaborazione e chi invece resta ostile ad Ankara, in secondo luogo la presenza turca potrebbe essere vista come una via per arrivare ad uno Stato kurdo iracheno indipendente, il che se per la Turchia sarebbe un’incognita (con forte rischio di reazioni a catena in tutto il Kurdistan), di certo non sarebbe accettato dal Governo iracheno.
E qui sta la ragione della proposta turca di estendere l’oleodotto fino al sud dell’Iraq, probabilmente per rassicurare le autorità irachene contro il pericolo di una eccessiva autonomia del nord del paese. Ma ciò fa si che entri in gioco l’Iran, dato che il sud dell’Iraq è tra le zone di influenza ritenute piu’ importanti da Teheran. Dopo la guerra irachena gli equilibri di potere interni si sono rimescolati a favore della componente sciita, che vede nell’Iran il proprio protettore, al punto che uno dei punti sul tavolo nella ricerca di una soluzione al coflitto siriano è proprio la richiesta iraniana di avere “mano libera” nell’Iraq sciita; a dirla tutta la richiesta di avere legittimata la propria influenza in Iraq è richiesta anche dell’Arabia Saudita che di Teheran è, finora, la principale rivale regionale.
La Turchia rischia quindi di finire in un ginepraio nel quale sarà difficile districarsi, ma nel frattempo continua ad essere attiva in ogni direzione: tra cui aumenti negli investimenti in Turkmenistan ed Azerbaijan, due stati in perennne lite con le cui contese Ankara dovrà fare i conti se vuole porsi come attore regionale di primo livello.
E come se non bastasse la Turchia guarda anche ai Balcani, ma in questo caso saranno fondamentali le future vicende legate a gasdotti ed oleodotti, russi ed europei. Anche per la Turchia sembra necessario a tal fine un ridimensionamento della dipendenza energetica da Mosca, nonostante quattro compagnie petrolifere turche abbiano recentemente rinnovato i contratti per importare gas dalla Russia.