Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che è necessario “rinunciare alla concezione volgare e primitiva di laicità” e in questo modo “rendere più ampia l’interpretazione del concetto di laicità dello stato”. Queste parole sono state pronunciate venerdì 1° febbraio durante un incontro del capo del Cremlino con i partecipanti al Sinodo dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa (COR) iniziato a Mosca.
A detta di Putin, all’ortodossia e alle altre confessioni occorre dare la possibilità di prestare un “servizio pienamente valido” in numerose sfere dell’attività umana. Si tratta in particolare di “dare assistenza alla famiglia e alla maternità, di educare e istruire i bambini, di occuparsi della politica giovanile e della soluzione dei problemi sociali”. “Questi ultimi, ha detto Putin, sono molto, molto numerosi”. Il presidente ha anche espresso l’opinione che i rappresentanti delle confessioni possono essere d’aiuto nel “temprare lo spirito patriottico delle forze armate”.
Il presidente si è detto sicuro che i valori tradizionali e i sentimenti religiosi dei credenti, insieme con i diritti, le libertà e la dignità degli uomini, devono essere difesi “sia dalla forza dell’opinione pubblica che dalla forza della legge”. Infatti il merito della Chiesa ortodossa russa, tale è l’opinione di Putin, consiste nel fatto che essa serve da collante dei molti milioni di persone che formano il mondo russo. Egli ha affermato di sperare che “continui il partenariato con la COR al fine di consolidare la concordia nella società russa”.
Il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, a sua volta, ha espresso a Putin riconoscenza per “la libertà che viene concessa alla COR nella Russia contemporanea”. Il Patriarca ha inoltre dichiarato che la Chiesa è pronta a sviluppare rapporti di partenariato con lo Stato nella sfera sociale
La mancanza di forze capaci di compattare i russi era stata lamentata da Putin ancora nel suo messaggio all’Assemblea Federale nel dicembre 2012. Putin deprecò allora l’“insufficienza di forti legami spirituali” nella società russa, chiarendo poi che intendeva parlare dalla “mancanza di misericordia e compassione”. A questo proposito Putin mise in evidenza “la necessità di sostenere le istituzioni che sono portatrici di valori tradizionali”
Negli ultimi anni l’attivismo di esponenti religiosi in sfere della vita che di solito si considerano liberi da ingerenze religiose è stato vivacemente discusso dai media. Sulla stampa, per esempio, si è largamente discusso sull’introduzione nelle scuole di un corso di “cultura religiosa” e di “etica laica”. Il Patriarca aveva espresso l’opinione che ciò si spiegasse con l’errato trattamento del concetto di laicità dello stato.
Perplessità era stata sollevata dall’apertura di una cattedra di teologia all’Università Nazionale di Ricerche Nucleari.
Abbiamo quindi la nascita ufficiale di una nuova malattia: “l’antiputinismo”. Uno dei maggiori e più gravi sintomi è la voglia di fare inutili quanto sterili polemiche sul NULLA.
Andrebbe studiata da qualche discepolo di Freud per capirne le cause.