Di nuovo problemi in Daghestan. Il presidente russo Vladimir Putin ha destituito il presidente di questa repubblica russa nel Nord-Caucaso, Mgomedsalam Magomedov, e lo ha sostituito con un altro politico di lungo corso, Ramazan Abdulatipov. Una spiegazione ufficiale di questo provvedimento non è stata data, ma era da tempo chiaro che Magomedov non godeva più dell’appoggio del capo del Cremlino. Il cambiamento era nell’aria.
Verso la fine di gennaio egli era stato convocato a Mosca, dove, secondo voci registrate anche dai media daghestani, avrebbe potuto essere privato della sua carica. Invece il 25 gennaio egli tornò a Makhačkala ancora titolare della poltrona di capo della repubblica. Ma per lui il pericolo non era scongiurato: il quotidiano ”Kommersant”, citando fonti del Cremlino, scrisse che la questione delle sue dimissioni “rimane in agenda“. Magomedov uscì dallo studio del presidente conservando il suo incarico, ma Putin gli aveva chiesto di “fare dei cambiamenti radicali nella repubblica”. “Tutto è finito bene, abbiamo vinto”: questo fu il commento sull’esito dei colloqui rilasciato al “Moskovskij komsomolec” dal ministro daghestano per la stampa e le comunicazioni di massa Nariman Gadžiev. Ma la sua esultanza era prematura. Del resto qualcuno nell’amministrazione di Putin fece sapere in maniera non ufficiale al “Kommersant” che la decisione di mandare in pensione Magomedov era già stata presa, ma sarebbe stata resa pubblica più tardi
La stampa federale e regionale avanza alcune ipotesi sui motivi per cui il Cremlino era scontento di Magomedov. In paricolare Mosca avrebbe preso male il fatto che Magomedov se ne sia andato in vacanza negli Emirati Arabi proprio in un momento in cui in Daghestan venivano commessi dei crimini di larga risonanza che avrebbero richiesto la presenza del presidente a Makhačkala. Per esempio il 15 gennaio scorso è stato ucciso Magomed Magomedov, giudice della Corte suprema del Daghestan. Ma poi c’è anche la questione della latente guerra civile nella repubblica, dove si susseguono attentati e sparatorie dei guerriglieri musulmani fondamentalisti-nazionalisti, con le conseguenti retate e arresti da parte dei “silovikì”, cioè della polizia e dei militari russi presenti in forze in Daghestan. Magomedsalam Magomedov, durante una recente riunione dedicata a un’”operazione speciale” nella regione, avrebbe criticato i “silovikì” affermando: “Si sarebbe potuto catturare i ricercati in silenzio, senza rumore e polverone, invece di inscenare una commedia durata mezza giornata con l’uso di mezzi corazzati pesanti, provocando così commenti negativi sui media”. Di che “operazione speciale” si fosse trattato non viene specificato.
Uno sguardo alla carriera di Magomedsalam Magomedov permette di rendersi conto degli intrecci familiari e di clan che caratterizzano la vita politica non solo del Daghestan, ma un po’ di tutto il Nord Caucaso. Magomedsalam Magomedov dirigeva l’amministrazione della repubblica dal febbraio 2010 (eletto all’unanimità dall’Assemblea Popolare, su proposta dell’allora presidente Dmitrij Medvedev, secondo i regolamenti in vigore allora). Nella carica di presidente era succeduto a Mukhu Aliev che, a sua volta, era il successore di Magomedali Magomedov, padre dell’attuale capo della repubblica. Fra i punti deboli di Magomedov viene indicata l’opposizione non abbastanza risoluta alle attività della “clandestinità terroristica” e i conflitti con alcuni dei clan etnici. Il mandato di Magomedov durerà fino al 2015.
Il giornale economico moscovita “Vedomosti” aveva anticipato l’intenzione di Putin di sostituire Magomedsalam Magomedov con il deputato alla Duma Ramazan Abdulatipov, prima delle elezioni dei governatori in ottobre. Il 67-enne Abdulatipov è originario del Daghestan. Nel 1991, in qualità di presidente del Consiglio delle Nazionalità del Soviet Supremo della Federazione Russa, prese parte alle trattative che condussero alla soluzione di un conflitto fra àvari e ceceni in Daghestan, dopo di che divenne rappresentante di questa repubblica nel Consiglio della Federazione.
Dopo la destituzione anticipata di Magomedsalam Magomedov, il Daghestan può diventare la regione-pilota per il ritorno al sistema di nomina dei governatori su indicazione del presidente della Russia: il Daghestan di Magomedali Magomedov era infatti un “modello” di questo sistema. In dicembre Putin non ha escluso una correzione della procedura elettorale diretta, a favore di quella per nomina presidenziale, per le repubbliche nord-caucasiche a causa della minaccia di destabilizzazione politica ed etnica sul loro territorio in caso di votazione popolare.