TURCHIA: Attacco al cuore dell’occidente: “ridateci Babbo Natale!”

Dalla Turchia giunge un’inaspettata presa di posizione contro l’Europa, in particolare l’Italia, e l’occidente tutto: Nevzat Çevik professore all’Università di Antalya ha infatti lanciato un appello al Vaticano affinché le reliquie di San Nicola vengano restuite alla Turchia, di dove il santo era originario.

Babbo Natale, o per meglio dire San Nicola, nacque nell’antica Licia nel IV secolo e visse sempre nella città di Mira, oggi Demre, morendovi il 6 dicembre del 343. Oggi la città ospita una chiesa dedicata al santo, ma le preziose reliquie furono trafugate nel 1087 da mercanti italiani e portate a Bari, dove San Nicola è tuttora il riveritissimo protettore della città. Le disavventure legate ai resti del santo non finiscono tuttavia sulle coste pugliesi. Infatti una falange arrivò in Lorena, per la precisione a Port, finendo col fare di San Nicola addirittura il patrono dell’intera regione!

Dalla Lorena il culto del santo si diffuse in Germania, dove nacque la leggenda di Babbo Natale che si diffuse poi, a partire dal XIX sec., nell’Europa del Nord e da qui negli Stati Uniti. A riprova di ciò Santa Claus deriverebbe dall’olandese Sinteklaas. In Germania il culto di San Nicola si sarebbe poi intrecciato con la festa dei commercianti e dei panettieri, che cadeva il 6 dicembre, diventata ben presto la festa dei bambini, ai quali San Nicola portava frutta, dolciumi e regali. Un ulteriore innesto del santo “turco” sulle tradizioni europee si ebbe quando nell’Europa del nord il culto di San Nicola si sovrappose ai culti pagani festeggianti il cuore dell’inverno.

La proposta dell’accademico, divenuta ufficiale nel corso del Meeting degli Albergatori del Mediterraneo, un incontro d’affari tenutosi ad Antalya, rispecchia la politica del Ministro della cultura turco, Ertuğrul Günay, ossia quella di richiedere ai grandi musei europei la restituzione di oggetti e vestigia trafugati dalla Turchia. Le prese di posizione di Günay hanno negli anni provocato accessi dibattiti in quanto non si fermano a generiche richieste di scuse e condanne morali, ma esigono la restituzione fisica di quanto sottratto facendo della Turchia un pericoloso nemico del patrimonio artistico dei musei europei. Tanto più che il paese anatolico si fa portavoce regionale di tale battaglia, incentivando i paesi vicini a reclamare presso le istituzioni europee.

La Turchia pone quindi un’ennesima questione all’Europa, mettendosi a capo di una sorta di decolonizzazione culturale, accusando i paesi europei di avvere sottratto beni artistici da paesi non considerati in grado di poter salvaguardare il proprio patrimonio. Ankara tenta di assumere sempre più il ruolo di leader nella regione e ancora una volta afferma di non voler trattare con Bruxelles da una posizione di inferiorità, come dimostrato dall’ultimatum lanciato dal Primo ministro Erdogan lo scorso ottobre: o la Turchia sarà membro dell’Unione Europea entro il 2023 o non lo sarà mai più.

Che un paese islamico rivendichi le spoglie di un santo cristiano può essere letto o come una provocazione o come un passo verso una società multiculturale. Anche se molto banalmente, come ammesso dallo stesso professore universitario, il movente più grettamente economico, il turismo, non è del tutto escluso. E non sembra un caso che l’appello al Vaticano venga dopo le relizzazione di un museo “della civiltà licia” ad Antalya. La Turchia in ogni caso sembra intenzionata a migliorare i propri rapporti con le comunità cristiane, come dimostrato dal messaggio che, in occasione del Natale, il Presidente Abdullah Gül ha rivolto a tutti i cristiani di Turchia e del mondo.

Ma come dicevamo la proposta turca può anche essere vista come una provocazione, e in tal senso sembrano andare i commenti provenienti dagli ambienti cattolici più conservatori, che sostengono che al tempo del “furto” la Licia fosse bizantina e non ottomana, ma soprattutto accusano le autorità turche di avere rimosso, proprio a Demre, una statua di San Nicola per sostituirla con una di Babbo Natale, raffigurato secondo la classica iconografia dovuta alla Coca Cola.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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Un commento

  1. Al professore potremmo proporre il cambio tra i resti del Santo e la ex chiesa di Santa <Sofias. Ma secondo me si tratta di una boutade…..

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