In Bosnia-Erzegovina è cominciata la campagna per le elezioni del 3 ottobre. Ai nastri di partenza: 39 partiti, 11 coalizioni, 13 candidati indipendenti. I circa tre milioni di elettori sceglieranno fra 8.149 candidati (63% uomini; 37% donne). Da eleggere: membri della presidenza bosniaca, deputati della Camera dei Rappresentanti al parlamento bosniaco, presidente e vice della Republika Srpska, deputati ai parlamenti di Republika Srpska e Federazione croato-musulmana e rappresentanti dei dieci consigli cantonali della Federazione. Ne emerge un quadro in cui una incredibile folla di volti noti e meno noti, con un candidato ogni 388 elettori, è pronta a darsi battaglia per conquistare il diritto ad una poltrona per i prossimi 4 anni di mandato. Poltrone che in un paese dove la media degli stipendi si aggira intorno agli 800 marchi convertibili (KM), circa 400 euro, valgono 7000 KM ovvero 3500 Euro.
La Bosnia Erzegovina è un risultato dell’ingegneria costituzionale post-bellica il cui scopo era dare rappresentatività a tutte le componenti della società bosniaca. Una macchina complessa e un poco farraginosa. Proviamo a fare chiarezza.
Come è noto, la Bosnia è una Repubblica federale composta da due entità, la Repubblica Srpska a maggioranza serba, e la Federazione Croato-Musulmana. C’è una Presidenza della Repubblica ma è tripartita, il presidente è a turno un serbo, un croato o un bosniacco (musulmano). Il Parlamento è bicamerale con una Camera dei Rappresentanti e una Camera dei Popoli. Ovviamente non manca un Consiglio dei ministri, una Corte Costituzionale ed una Banca Centrale.
La forma giuridica delle due singole entità è stabilita da proprie Costituzioni, che prevedono per entrambe un Presidente e due Vice Presidenti, un Parlamento (bicamerale per la Federazione e monocamerale per la Repubblica Srpska) ed un Governo. Le due entità godono di larghissima autonomia, anche se hanno istituzioni comuni in limitate materie, tra cui politica estera, doganale e monetaria. Nel settore della difesa è prevista invece una competenza propria delle due entità, che dovranno tuttavia essere dotate di forze militari bilanciate.
C’è poi una suddivisione amministrativa. Si tratta di dieci cantoni per la Federazione croato-musulmana, e sette regioni per la Repubblica Srpska.
La Camera dei Rappresentanti si compone 42 membri eletti con il sistema proporzionale. Ventotto membri sono eletti dalla Federazione Croato-Musulmana mentre tredici dalla Repubblica Srpska. La Camera dei Popoli è la camera alta del Parlamento generale, composta da 15 membri equamente distribuiti tra i tre gruppi etnici della Bosnia. 5 bosniacchi, 5 serbi e 5 croati. I membri sono nominati dai parlamenti delle due repubbliche costituenti. Il loro compito è di assicurare il fatto che non venga approvata alcuna legge senza approvazione di tutti i tre i gruppi. Questo accordo non democratico è molto impopolare in Bosnia, specialmente tra i bosniacchi, ma il cambiamento del sistema dovrebbe paradossalmente essere approvato dalla Camera stessa.
Il Consiglio dei Ministri è anch’esso condiviso dalle due entità. Secondo l’Articolo V, Sezione 4 della Costituzione, il Consiglio dei ministri viene nominato dalla Presidenza della Bosnia-Erzegovina ed è confermato dalla Camera dei Rappresentanti Nazionale. Il Presidente del Consiglio dei ministri (premier, all’inglese) nomina poi altri ministeri. La nomina da parte del Presidente, a seguito delle elezioni politiche, rispecchia naturalmente la volontà dell’elettorato che, votando per questo o quel partito, dà la maggioranza a una parte politica piuttosto che a un’altra.
Ecco dunque che la posta in palio a queste elezioni è alta. I partiti si contenderanno all’ultimo voto i seggi alla Camera dei Rappresentanti (condivisa), in modo da poter esprimere una maggioranza loro favorevole. Allo stesso tempo i partiti a vocazione esclusivamente “etnica” (si perdoni l’abuso del termine) si candideranno solo nella Repubblica di riferimento: i partiti serbi in Repubblica Srpska e viceversa quelli islamici nella Federazione croato-musulmana, poiché da eleggere sono anche i deputati dei parlamenti locali. In Repubblica Srpska c’è poi da eleggere il Presidente, oggi è Milorad Dodik, noto alle cronache europee per certe sue sparate anti-islamiche. La sua rielezione è uno dei nodi cruciali di questa tornata elettorale.
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