Davanti a un’assemblea di esperti, di alti funzionari e personalità politiche sia russe che straniere, tra cui il primo ministro francese e quello spagnolo, il presidente russo Dmitri Medvedev ha recitato un ruolo da protagonista alla Conferenza di Iaroslav del 14 settembre 2009. La millenaria città russa, situata a nord-est di Mosca, ha ospitato circa 500 partecipanti, provenienti da 18 nazioni, accorsi per dibattere sul tema “Lo Stato moderno e la sicurezza globale”.
“Sullo stemma della città di Iaroslav è rappresentato un orso, simbolo di forza e preminenza -ha detto Medvedev all’inizio del suo intervento- e queste qualità sono indispensabli per noi oggi, al fine di creare un mondo stabile in cui le nostre posizioni siano rispettate”. Il presidente russo poi si erge a statista, dichiarando necessaria una “politica dell’intelligenza, che rifiuti il nazionalismo da una parte, e la lotta per l’egemonia mondiale dall’altra” chiedendo alla comunità internazionale presente alla sua corte di “rigettare le idee utopiche che facilmente giustificano avventure militari propagandate come allargamento dei diritti e delle libertà individuali”.
Insomma, lo zar di Mosca -dietro le vesti del monarca illuminato- intende inviare un chiaro messaggio alla dirigenza Obama: si può collaborare, ma occorre che gli Stati Uniti stiano fuori dalla zona d’influenza russa, Georgia e Ucraina compresa.
Dmitri Medvedev ha fatto il ritratto, paragonandolo all’orso, del suo stato ideale. Andando oltre: “Gli stati hanno il diritto di criticare le politiche estere degli altri stati, poiché solo attraverso la critica si può contribuire al buon governo di quel paese e all’equilibrio mondiale”. Nezavissimaïa Gazeta sottolinea: “Il discorso del Presidente ha fatto furore, accompagnato da scroscianti applausi” ma Alexandre Goltz, giornalista di Ejdnevny Journal non crede “all’ incomparabile charme di Dmitri Anatoliévitch, il quale non passa un sol giorno senza dire qualcosa di liberale e democratico”. Dietro al savio discorso di Medvedev ci sarebbe, a suo dire, la causa dell’Iran che Mosca intende perorare in seguito ad accordi energetici e militari confermati dal sospetto caso del cargo russo, sparito e poi ritrovato a Capo Verde, carico di testate antiaree russe dirette in Iran. Ufficialmente trasportava legname.
Fonte: Nezavissimaia Gazeta; Courrier International; PressEurope