RUBRICA: Ucraina in pillole
(luoghi)
K come Krivyi Rih
Solo una visione aerea potrebbe restituire l’imponenza di Kryvyi Rih, singolare quanto inquietante esperimento di ingegneria socio-industriale, figlio dell’industrializzazione forzata dell’epoca staliniana.
Lunghissimo budello urbano che allinea da nord a sud, per più di 100 chilometri, attraverso sette raion (distretti) – Ternovsky, Zhovtnevy, Saksahansky, Tsentralnohorosky, Dolhintsevsky, Dzerzhynsky, Inhuletsky – miniere di ferro, altiforni, blocchi residenziali, simili ad alveari, e statue di Lenin, Kryvyi Rih è ancora oggi l’emblema della città industriale sovietica.
Il ‘sogno tecnologico bolscevico’ fece infatti di questo ex insediamento cosacco, sorto nel XVII° secolo all’incrocio dei fiumi Saksahan e Inhulets, nell’oblast di Dnipropetrovsk, uno dei poli metallurgici integrati più importanti al mondo. Il più grande in Unione Sovietica per la realizzazione di barre d’acciaio rinforzate e di vergelle di metallo.
Treni merci carichi di ferro e acciaio che sbucano da ferrovie sopraelevate, vecchie miniere abbandonate che sembrano location di film horror, strade ricoperte di rossiccia polvere ferrosa, arterie lungo le quali corrono velocissimi tramvai simili a metropolitane, uno skyline dominato da altiforni e ciminiere. Basta allontanarsi un attimo dalle aree residenziali per scorgere il volto lugubre di Kryvyi Rih, polo siderurgico con tutto il contorno di problemi legati al degrado ambientale e sociale. Dall’inquinamento, dovuto alla dispersione dei minerali, alla piaga dell’alcolismo che colpisce chi perde il lavoro in fabbrica.
Anche oggi il motore attorno a cui ruota l’economia della città e dell’intero bacino di Kryvyi Rih – con una produzione di 6 milioni di tonnellate annue di laminati, 7 milioni di tonnellate di acciaio, 7,8 milioni di ghisa – è l’ex Kryvorizhstal, dal 2007, dopo la fusione tra il gruppo indiano Mittal Steel e la Arcelor, Arcelor Mittal Kryvyi Rih.
Prima di questa fusione, la più grande acciaieria ucraina aveva interessato le cronache internazionali per la ri-privatizzazione voluta nel 2005 dall’ex presidente Viktor Yushchenko. A fronte di un valore stabilito dagli esperti di almeno 1,5 miliardi di dollari, la Kryvorizhstal era stata infatti ceduta nel giugno 2004 a un consorzio denominato “Unione investimenti-metallurgia” formato da due oligarchi, Rinat Akhmetov e Viktor Pinchuk, vicini all’allora presidente Kuchma, per appena 700 milioni di dollari. L’acquisto fu in seguito dichiarato nullo da due differenti corti giudiziarie per palese incongruità del prezzo pagato rispetto al valore reale. E l’impresa, dopo un’asta internazionale, passò nell’ottobre del 2005 al gruppo Mittal per 24 miliardi di hryvni, pari a 4,8 miliardi di dollari, sei volte il prezzo spuntato dal tandem Akhmetov-Pinchuk.
Fu uno dei pochi successi, in ambito economico, dell’epoca arancione.