UNGHERIA: Studenti in rivolta contro i tagli all'istruzione

DA BUDAPEST – A giorni il parlamento ungherese voterà un’importante riforma dell’istruzione superiore, volta, stando alle dichiarazioni dell’esecutivo, a disincentivare l’abbandono degli studi e favorirne invece la continuazione dopo la scuola dell’obbligo. Secondo il portavoce del governo magiaro András Giró-Szósz il nuovo sistema sarà basato sul merito in modo da consentire anche agli studenti con minori possibilità economiche di avere accesso alle università. Di fatto, tra le principali novità si osserva un taglio alle borse di studio a copertura totale, bilanciato in parte da un aumento di quelle parziali rispetto allo scorso anno. Se il governo si proclama a favore dei giovani e spiega la riforma al vaglio come un incentivo all’istruzione, gli studenti delle università di Budapest e del resto del Paese non hanno preso bene i cambiamenti previsti. Giovedì e lunedì scorso si sono tenute manifestazioni pacifiche contro la riforma, che non è ancora stata votata, ma di cui sono state rese note le norme principali. Nel pomeriggio del 12 dicembre, con le temperature sotto lo zero, qualche migliaio di studenti delle università ha percorso le strade di Budapest arrivando fino al parlamento, dove un centinaio di ragazzi sono penetrati nella zona ad accesso vietato.

La polizia ha gestito la situazione senza ricorrere alla forza gli studenti stessi hanno assicurato di non aver subito pressioni. Del resto i ragazzi si sono limitati a marciare ripetendo “Noi siamo il futuro”,  senza creare problemi di ordine pubblico. Allo stesso orario manifestazioni parallele erano in corso anche in diversi altri centri del paese ed è in programma una nuova dimostrazione per lunedì prossimo. Oggi intanto è stato organizzato uno sciopero delle scuole superiori con il coinvolgimento anche di tutti gli interessati di qualsiasi età tramite un invito su Facebook ampiamente diffuso. A portare in strada gli allievi non ancora diplomati sono state le parole del portavoce di Orbán che ha dichiarato inutili le proteste degli universitari, in quanto la riforma entrerà in vigore il prossimo anno e non riguarderà le matricole.

Dall’università gratuita agli studenti indebitati

Il sistema delle università ungheresi ha un diverso funzionamento rispetto a quello dell’Italia, dove anche gli atenei pubblici sono a pagamento, un anno può costare intorno ai 2000 euro e le borse di studio sono riservate a chi ha ottenuto il massimo dei voti all’esame di stato delle superiori o appartiene a una fascia di reddito particolarmente bassa. In Ungheria fino a pochi anni fa l’istruzione universitaria era quasi del tutto gratuita, fatta eccezione per tasse irrisorie. Negli ultimi anni i costi sono saliti gradualmente, finché nel 2008 i socialisti non hanno proposto l’introduzione di un costo fisso, uguale per tutti, che, almeno nelle intenzioni dichiarate, non sarebbe stato eccessivo. All’epoca Fidesz, che era all’opposizione, raccolse le firme necessarie e convocò un referendum, riuscendo a bloccare l’introduzione del costo fisso (che in ungherese si chiama tandij). In queste ore su Internet stanno circolando video che comparano i tagli preannunciati nel 2012 con le dichiarazioni di Orbán del 1998 quando durante la campagna elettorale (che lo portò alla vittoria sui socialisti dell’allora primo ministro Gyula Horn) pronunciò una frase diventata famosa (traduzione dell’autore): “Il tema che sta più vicino al mio cuore è il mantenimento della gratuità dell’istruzione fino alla prima laurea”.

Cosa prevede la riforma?

fonte: felvi.hu

Secondo l’agenzia di stampa MTI la proposta di legge prevede per il prossimo anno accademico un totale di 74.100 borse di studio statali, di cui 10.480 a copertura parziale (circa il 20% sul totale degli studenti che si iscriveranno al primo anno dell’università) e 46.330 a copertura totale, insieme a 16.000 contributi per programmi di master e 1.300 per quelli di dottorato. Il governo rinnova inoltre i finanziamenti sponsorizzati dallo stato del programma Diákhitel 2.0: prestiti a tasso agevolato che i fruitori vedranno abbuonati in caso entrino a lavorare per la pubblica amministrazione da neolaureati; altrimenti dovranno rimborsarli (sono previste delle sovvenzioni ai datori di lavoro privati che assumeranno neolaureati beneficiari di questo genere di prestiti, in modo che possano aiutare i nuovi assunti a rifondare il debito). Secondo Fidesz il credito a tasso agevolato, già esistente in passato, servirà da deterrente per l’abbandono prematuro del corso di studi, fenomeno che, dichiara Giró-Szósz, sarebbe arrivato oggi al 50%. Annunciato infine il lancio di borse di studio per lo sport, in quantità non ancora nota. Il grafico qui sopra mostra come sono variate negli anni le proporzioni delle borse di studio: in verde quelle del 100%, in arancione le parziali e in rosso il numero di studenti che non le ricevono.

Si ringrazia Barbara Ács dell’associazione Kopernikusz per l’assistenza e le informazioni

Chi è Claudia Leporatti

Giornalista, è direttore responsabile del giornale online Economia.hu, il principale magazine in italiano sull'economia ungherese e i rapporti Ungheria-Italia, edito da ITL Group. Offre tour guidati di Budapest in italiano e inglese. Parla inglese e ungherese, ma resta una persona molto difficile da capire. Scrive racconti e sta lavorando (o pensando) al suo primo romanzo. Nata a Bagno a Ripoli (Firenze) senza alcuna ragione, vive a Budapest, per lo stesso motivo.

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3 commenti

  1. Mi dispiace per i tagli, anche se devo ammettere che un sistema così in Italia ce lo sogniamo…

    • beh, guardiamo il bicchiere mezzo pieno dai… negli Stati Uniti l’università costa anche 50mila dollari all’anno.

      matteo

      • sono d’accordo con te, per pagare gli studi in certi paesi ci vorrebbe un mutuo. Però negli Usa c’è più meritocrazia, più ricerca e più mobilità, mentre in Italia le grandi menti vanno via. L’Ungheria cerca di trattenere le proprie menti, l’Italia invece fa di tutto per scoraggiare questa tendenza. E’ l’approccio del nostro Paese che è altamente distruttivo, la cultura è un peso non un’opportunità di sviluppo, di progresso. Del resto se un ministro della Repubblica osa affermare che con la cultura non si mangia senza provocare un’ondata di indignazione che lo costringano alle dimissioni, è giusto che chiunque governi l’Italia non versi nemmeno un centesimo a sostegno dell’istruzione.

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