ROMANIA: L'Esperimento Pitesti, un darwinismo alla rovescia

Quanto davvero sappiamo della Romania comunista? I vent’anni del regime di Ceausescu hanno esaurito e cassato un’epoca e una storia, la quale invece inizia già all’indomani della Seconda guerra mondiale, con una delle più sanguinolente e perverse dittature rosse del pianeta. E al cui centro s‘installa l’Esperimento Pitesti o, come è stato ribattezzato con pertinenza, “il genocidio delle anime”.

Ce ne rende conto il giornalista del Corriere della Sera Dario Fertilio, in Musica per lupi (Marsilio, pp. 172, euro 15), nell’unico studio in italiano sull’argomento. In un esauriente quadro storico si addensano testimonianze e documenti, analisi e raffronti di ciò che Alexander Solgenitsin, in Arcipelago Gulag, definisce «il più terribile atto di barbarie del mondo moderno».

Tra il 1949 e il 1952 il carcere di Pitesti diviene il buco nero del regime dalla rigorosa fede stalinista, il luogo della rieducazione estrema. Dove «accadde una cosa… una cosa di cui si dovrebbe tacere, dacché non esistono parole per descriverla». Duemila o, secondo altre fonti, cinquemila “borghesi” e “nemici del popolo”, insieme a semplici cittadini le cui coordinate sociali non corrispondono a quelle pretese dal regime, subiscono «un darwinismo alla rovescia», ove «l’uomo regrediva alla bestia». Si trattava per lo più di legionari, aderenti alla formazione spirituale cristiano-ortodossa di Corneliu Zelea Codreanu. Si può pensare quindi ad un’operazione anche anticristiana, oltre che politica.

Le vie della “rieducazione” erano molteplici: fagocitazione di escrementi e urina umani (propri e altrui), rottura di ossa, randellate su ogni parte del corpo, immersione della testa in lerci buglioli sin quasi all’affogamento. E poi mangiare senza mani cibo bollente e salatissimo, con il divieto di bere, per giorni. E ancora laidi teatrini in cui s’era costretti a recitare le parti della Sacra Famiglia, e far loro commettere le più sconce porcherie. L’eucarestia era profanata con gli escrementi, infilata nelle bocche sfasciate dalle sevizie. “Ti entravano dentro, non ti lasciavano fiato, né giorno né notte. Settimane e mesi interi in cui ogni tua convinzione politica e religiosa era fatta a pezzi, sciolta nell’acido che tracimava dai fondi neri della psiche inondata di terrore”.

I supplizi servivano per suscitare nella vittima il picco massimo di terrore e di dolore, così che egli fosse costretto a “smascherarsi”, tramutando la propria vita in un’agiografia letteralmente rovesciata.

Erano gli stessi detenuti a praticare le torture, gli uni contro gli altri, gli uni insieme agli altri. «È così semplice – racconta una vittima – Tu confessi, e così passi dall’altra parte. E ripeti ancora la stessa cosa ogni giorno, anche dopo che hai confessato e dichiarato e promesso qualsiasi cosa. Bisogna confessare tutto, fino all’ultimo segreto». Ma non c’era invero nessun segreto. Rapporti incestuosi, rapporti con animali, bassezze d’ogni fatta, e le solite amicizie politiche non corrette: questo era costretto ad inventarsi il detenuto per sopravvivere e per passare “dall’altra parte”.

Un meccanismo perverso e diabolico era quello dell’Esperimento, su cui torreggiava l’ombra fonda del regime. Che taceva e negava con omertà istituzionale, quando invece era stato il regime stesso a ideare e a voler realizzato Pitesti, il luogo «dove si fabbricavano ibridi, mutanti».

Ma se per quarant’anni di comunismo cadde su quel carcere una densa cortina di nebbia, il tempo democratico europeo ha compiuto una rimozione. Troppo facile capire un sostanziale perché: nell’universo concentrazionario planetario, comunista ma non solo, «Pitesti è giù in fondo – spiega Fertilio – Oltre, non c’è più niente… Laggiù in fondo il cerchio abissale del sadismo si chiudeva». Della vendetta politica, aggiungiamo noi, della menzogna, della cancellazione della più parte possibile degli uomini che avevano, anzitutto, amore per la patria romena e per Dio. Laggiù «si dava corpo al progetto di creare in laboratorio un’umanità pervertita». Troppo immane è una simile tragedia per poterne parlare senza vergognarsi del fatto in sé e dei roboanti silenzi, denunziando questi ultimi come l’estremo affronto ai valori d’una nazione e a chi, per essa, diede la vita senza rinnegare nulla. Anche a Pitesti.

Chi è Luca Bistolfi

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Un commento

  1. Ottimo il commento di Luca Bistolfi, informato e accurato, come il bel libro di Fertilio.
    Angelo Pezzana

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