L’11 novembre a Riga e dintorni si festeggia il Lāčplēša Diena, il giorno di Lāčplēsis, nome del poema nazionale lettone. La giornata intende commemorare i soldati che hanno combattuto per l’indipendenza della Lettonia, quasi un secolo fa. Fiaccolate e candele alle finestre e nei luoghi di commemorazione, una tradizione speciale – accendere le candele alle mura del Castello di Riga, dove vennero respinte le truppe di Bermondt-Avalov.
I Bermontiani, o “esercito russo occidentale di volontari”, era un esercito nelle province baltiche dell’ex impero durante la guerra civile russa del 1918-1920. A differenza dell’ “armata dei volontari” (i bianchi), filo-Intesa, i Bermontiani erano sostenuti dall’Impero tedesco. L’armistizio di Compiègne, all’articolo 12, stabiliva che le truppe tedesche sarebbero dovute rimanere nelle province baltiche per aiutare a combattere i progressi dei bolscevichi, per ritirarsi una volta che gli alleati avessero determinato che la situazione fosse sotto controllo. L’ordine di ritiro venne dato solo dopo il Trattato di Versailles, firmato nel giugno 1919.
Tuttavia, solo una piccola parte dei Freikorps nel Baltico si ritirarono; il resto rimase sotto la guida del generale Rüdiger von der Goltz. Per evitare di far infuriare gli alleati e far ricadere la colpa sulla Germania, von der Goltz si ritirò nelle retrovie e unì le sue truppe ai “corpi speciali russi“, guidati dal generale cosacco Pavel Bermondt-Avalov. I due generali avevano reclutato circa 50.000 uomini: soprattutto Freikorps, i tedeschi del Baltico, così come alcuni prigionieri di guerra russi catturati dalla Germania nella prima guerra mondiale e poi rilasciati con la promessa che avrebbero contribuire alla lotta contro i bolscevichi nella guerra civile russa. L’armata dichiarò di unirsi alle forze di Aleksandr Kolchak e di marciare per attaccare i bolscevichi, ma il loro vero obiettivo era quello di sostenere la potenza tedesca nella regione del Baltico.
Nel mese di ottobre 1919 i bermontiani attaccarono i nuovi stati indipendenti di Lituania e Lettonia, cui la Germania aveva concesso l’indipendenza. L’armata occupò brevemente la riva occidentale del fiume Daugava a Riga, e il governo di Karlis Ulmanis dovette chiedere aiuto militare a Lituania ed Estonia. Gli estoni inviarono due treni blindati per aiutare i lettoni (secondo alcune spiegazioni, in cambio della cessione dell’isola di Ruhnu e delle sue acque territoriali all’Estonia), mentre i lituani erano impegnati in battaglie con i bolscevichi e non poterono che emettere proteste diplomatiche. I lettoni ricevettero anche il contributo dei cannoni di una nave da guerra della British Royal Navy al porto di Riga.
Nel mese di novembre l’esercito lettone riuscì a respingere l’armata di Bermont-Avalov in territorio lituano. Infine, perso l’appoggio dei polacchi, i bermontiani subirono pesanti sconfitte dai lituani vicino Radviliškis, un importante centro ferroviario. Dopo il coinvolgimento della missione militare dell’Intesa, i restanti elementi dell’esercito russo occidentale di volontari si ritirarono dal Baltico in Germania.
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