di Gabriele Merlini
In una settimana memorabile per l’assenza di appeal politico, emergono su alcuni quotidiani cechi propositi tra i più intriganti. Il nome per esteso del partito non è facilmente memorizzabile: Křesťanská a demokratická unie – Československá strana lidová; tuttavia la sigla che i militanti sponsorizzano in giro (negli ultimi tempi con relativo successo) è senza dubbio più immediata: KDU – ČSL. Terza opzione, utilizzata principalmente dai media: «lidovici», ossia popolari. Traduzione: i democristiani cechi. Quasi scomparsi ma -si direbbe- essenziali quindi da riesumare.
Membri della gigantesca famiglia dei Popolari Europei, i popolari cechi sono una formazione al momento a galleggiare fuori dalle acque della Camera, non essendo riuscita a varcare la soglia del cinque percento alle elezioni di maggio. I numeri della recente picchiata: dal 7.2 percento del duemilasei la KDU – ČSL è scesa al 4.4 del duemilaotto, passando così da tredici seggi su duecento a un poco confortevole zero.
Movimento antico e di nobili natali, il Křesťanská a demokratická unie – Československá strana lidová affonda le radici nel Partito Socialista Cristiano e nel Partito Nazionale Cattolico di Moravia, gruppi entrambi nati tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo.* Illustre esponente della famiglia, quel Jan Šrámek capo del governo in esilio in Gran Bretagna sotto l’occupazione nazista.
Confluiti dopo la fine del conflitto nel governo di unità nazionale, i popolari cecoslovacchi vennero offuscati nel quarantennio comunista tra arresti e persecuzioni di vario genere; a seguito dell’ottantanove e il ritorno della democrazia la scelta di ballonzolare -senza mai tuttavia sfondare, sebbene raccattando consensi talvolta anche notevoli- in governi di entrambi i colori, sia con i progressisti di Paroubek che con i conservatori di Klaus e Topolánek (il celebre «centro cattolico» che tutti rincorrono ma in pochi riescono a piazzare stabilmente in uno schieramento.)
Leggendo le statistiche e certe descrizioni dell’elettorato che al KDU – ČSL farebbe riferimento, emerge un quadretto non dei più dinamici: età media avanzata e dislocazione territoriale ben definita, ossia tra le aree rurale della Moravia (bacino tra l’altro privilegiato anche dei comunisti del Komunistická strana Čech a Moravy.) La notizia che vi sarebbe in atto una decisa campagna di riabilitazione del movimento è di questi giorni, a nome di coloro i quali -non tantissimi però ci sono- nelle istanze del partito attualmente extra-parlamentare si rivedrebbero: difesa della vita dal concepimento alla morte, antiabortisti battaglieri e instancabili portavoce della famiglia denominata «tradizionale», possibilmente delle dimensioni di una tribù di media grandezza. Propositi meno primari nei partiti conservatori di governo come l’Ods, Věci veřejné e il nuovo Top 09, nel quale per altro un fiume di «lidovici» sono confluiti.
L’attuale segretario del KDU–ČSL, Cyril Svoboda, è stato nominato alla fine di maggio del 2009 come successore di Miroslav Kalousek, per anni alla testa del partito poi risucchiato anch’egli nella nuova formazione centrista e di governo TOP 09; proprio colui il quale ultimamente è finito in un grosso calderone mediatico a seguito di alcune dichiarazioni polemiche -corredate di velate accuse di corruzione- con il Primo Ministro Petr Nečas. La scelta di parte della stampa e della opinione pubblica di schierarsi con Nečas è da ricondurre al fatto che la carriera di Kalousek è stata piuttosto traboccante di elementi di rottura, polemiche e sospetti; dal contestato ingresso nel governo di Jiří Paroubek quattro anni fa, dopo una campagna elettorale spesa a sbandierare il deciso anti-comunismo dei popolari (la ČSSD di Paroubek era alleata con i comunisti del KSČM) fino alle accuse di corruzione e evasione fiscale degli anni novanta; il fatto che attualmente Kalousek sia Ministro delle Finanze non sembra ripulirlo quanto schiacciarlo sempre più sotto al vetrino dei critici analisti. Ciò nonostante rimane radicata la teoria secondo la quale i suddetti screzi tra P.M. e Ministro delle Finanze non porteranno a effetti traumatici per le sorti del neo-eletto governo; l’ultima creatura di Kalousek TOP 09 ancora veleggia alla grande e per risollevare i suoi ex sodali democristiani, garantiscono, c’è sempre tempo.
* Nonostante il noto laicismo della Repubblica Ceca, in zona vi è sempre stata una radicata spiritualità; esempi la Jednota bratrská (Comunità dei Fratelli Boemi sorta alla fine dei trecento, in contrasto al Papato e agli Asburgo durante la ri-cattolicizzazione dell’Europa Centrale) e personaggi come Hus, Chelčický, Komenský o, in età contemporanea, Tomáš Masaryk, il fondatore e primo presidente della Cecoslovacchia dal 1918 al 1935.
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