La messa in scena seguita dalla distruzione delle prove, è stata realizzata direttamente da Mikheil Saakašvili, – ha insistito Giorgi Žvania. Invece del depistaggio delle indagini, secondo la sua versione, si occupò personalmente Adeišvili. Il fratello del defunto primo ministro conta sull’ipotesi che con il nuovo governo le indagini sulle circostanze della morte di suo fratello vengano svolte fino alla fine. Il nuovo procutatore generale della Georgia, Arčil Kbilašvili ha già promesso di dare al “dossier Žvania” priorità assoluta. Inoltre la necessità di rivedere la versione ufficiale della morte di Žvania è stata evidenziata anche dal nuovo premier Ivanišvili.
Kbilašvili per ora si è astenuto dal parlare delle persone concrete che potrebbero essere interrogate sul “caso Žvania”. Saakašvili gode di completa immunità e lo si può convocare per un interrogatorio in una sede delle forze dell’ordine solo nel caso che fosse aperta una procedura di “impeachment”. Lo ha spiegato alle “Izvestija” l’esperto georgiano di diritto costituzionale Avtandil Demetrašvili. Nei giorni scorsi è stato annunciato che nel nuovo parlamento della Georgia, attualmente, ricordiamolo, controllato dagli avversari di Saakašvili, sarà costituita una “commissione d’inchiesta speciale” che si occuperà dei casi particolarmente gravi e prenderà in esame i “crimini” compiuti durante il mandato dell’attuale presidente. A capo della Commissione sarà posta Tinatin Khidašeli del Partito Repubblicano che fa parte della coalizione “Il Sogno Georgiano”. Essa ritiene che “un precedente di interrogatorio di Saakašvili in parlamento effettivamente c’è”, cosicché “non vi è nulla di strano ed impossibile che il presidente sia nuovamente convocato”.
Zurab Žvania era una delle figure-chiave della politica georgiana, uno dei leader della “rivoluzione delle rose”, in seguito alla quale Mikheil Saakašvili divenne presidente della Georgia. L’ex presidente della Georgia Eduard Ševardnadze qualche tempo fa aveva dichiarato in un’intervista al giornale “Asaval-Dasavali” che, a suo modo di vedere, presidente del paese avrebbe dovuto diventare proprio Žvania, e non Saakašvili. “Negli ambienti di governo erano ben consci del fatto che Žvania in futuro inevitabilmente sarebbe diventato il numero uno. Per questo Žvania è stato ucciso”, aveva dichiarato l’ex presidente che, come la maggioranza della popolazione georgiana, non crede alla versione ufficiale della morte dell’uomo politico. Zurab Žvania fu trovato morto il 3 febbraio 2005 in un appartamento insieme al suo amico, il vice-plenipotenziario presidenziale nella regione Kvemo-Kartli, Raul Yusupov. Secondo la versione ufficiale essi sarebbero morti da avvelenamento da ossido di cabonio.
Analizzando le circostanze della morte del premier e di Yusupov, gli scettici ricordavano che, secondo la versione ufficiale, la stufa a gas era stata installata nell’appartamento tre giorni prima, mentre il padrone dell’appartamento affermava che essa era li da almeno tre mesi durante i quali aveva funzionato egregiamente. Erano piuttosto oscure le circostanze di locazione di questo appartamento che sarebbe stato affittato da Yusupov: il padre di quest’ultimo sostenne che suo figlio abitava in tutt’altro luogo insieme con la moglie. Inoltre, secondo i dati in possesso di Georgi Žvania, nell’appartamento non sono state trovate impronte digitali né di suo fratello, né dell’amico di questi.