I dirigenti della Magyar Alluminium hanno difeso la loro innocenza fino all’ultimo ma alla fine la giustizia ha deciso contro di loro, come prevedibile. Resterà comunque deluso chi li voleva in carcere.
Imputati del processo contro la MAL, la fabbrica di alluminio ungherese protagonista nell’ottobre 2010 della dannosa esondazione di fanghi rossi dal deposito degli scarti di produzione di allumina – di cui potete leggere qui -, i 15 industriali pagheranno infatti i dovuti risarcimenti alle famiglie che hanno denunciato l’azienda per ferite e danni, restando comunque in libertà. Secondo un comunicato, tuttavia, il verdetto costituisce un precedente e la società dovrà risarcire decine di altri sfollati dai villaggi che furono ricoperti dall’onda tossica.
Dal 2010 a oggi lo stato ungherese ha speso un totale superiore ai 130 milioni di euro per ricostruire le oltre 300 case investite dalla marea chimica e per risanare il terreno, ma bisogna ricordare che l’incidente provocò anche la morte di 10 persone e problemi fisici ad almeno altre 100 (senza menzionare la fauna dei corsi d’acqua della regione, decimata). Privatizzata nel 1997 dal governo socialista, la MAL avrebbe dovuto investire diversi miliardi di fiorini nell’impianto che ne valeva 1,8.
Le opinioni opposte della stampa
Questo negli intenti dichiarati all’epoca dai proprietari che al contrario, denuncia il giornalista Gyula Haraszti dalle colonne del Magyar Nemzet, hanno poi lavorato al risparmio, stanziando pochi milioni di fiorini in questi anni e trascurando le necessarie opere di precauzione richieste alle industrie che operano con materiali pericolosi. Il Magyar Nemzet è una testata schierata a favore dell’attuale governo di centro-destra e infatti l’articolo enfatizza come la MAL abbia continuato a operare “secondo il modo di fare dell’era comunista, ma con più denaro a disposizione”, ammette che le autorità avrebbero dovuto essere più attente nei controlli, ma sostiene la colpevolezza dei proprietari ed è ferreo nel sostenere l’arresto come unica pena adeguata per gli imprenditori in questione. Il Népszabadság, giornale di sinistra, sottolinea invece come non siano stati indagati con la giusta attenzione gli ispettori che hanno giudicato buona la sicurezza dello stabilimento. Il quotidiano ricorda inoltre che già nel 2010, a due anni dalla conclusione del processo, il governo Orbán emise un decreto che riteneva la MAL responsabile dell’accaduto.
Restano da quantificare le somme che la MAL si impegnerà a destinare a chi ha presentato richiesta di risarcimento.