La Polonia, prima della Seconda Guerra mondiale, aveva altri confini. Era molto più spostata a est e comprendeva – tra le altre – le regioni di Galizia e Volinia, teatro della nostra vicenda. Una vicenda dimenticata che, si vedrà, ha ripercussioni anche sul presente. Città principale della regione era (ed è) Leopoli, oggi in Ucraina. Galizia e Volinia erano parte della Polonia sia culturalmente che storicamente. Esse però erano in maggioranza popolate da ucraini. Per i polacchi, questi rappresentavano un materiale demografico etnicamente assimilabile ma opposta era la visione ucraina, concentrata nella creazione di uno “stato-nazione” ucraino. Durante gli anni Quaranta del secolo scorso Galizia e Volinia furono teatro di una duplice (e reciproca) pulizia etnica che vide la morte di circa centomila persone e un altro milione e mezzo costretto a lasciare le proprie case.
Il patto Molotov-Ribbentrop
Le invasioni nazista e sovietica del 1939 furono per la Polonia la conclusione di un periodo di indipendenza e democrazia. Il patto Molotov-Ribbentrop, che sancì la spartizione del giovane stato polacco, fu invece per gli ucraini un periodo di apparenti aperture a nuove possibilità storiche. E fu il momento in cui i territori di Galizia e Volinia, popolati dagli ucraini occidentali, poterono unificarsi con il resto della “nazione” allora ancora sotto il giogo sovietico. Per liberarla era stato fondato l’Oun (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini), attivo fin dal 1929. Con il patto Molotov-Ribbentrop l’85% degli ucraini della Polonia pre-bellica si trovò sotto il dominio sovietico, la spartizione della Polonia tra Germania e Urss significò per molti ucraini dell’ovest la riunificazione in un’unica entità politica ucraina, sebbene ancora non indipendente.
I nazisti e la resistenza ucraina
Venne però il 1941, l’Operazione Barbarossa portò le truppe di Hitler ad invadere la Russia di Stalin. All’Oun parve il momento buono per creare uno stato indipendente e si alleò con i nazisti. Molti ucraini si offrirono come poliziotti, burocrati e persino Schuntzstaffel (Ss). Il nazionalismo ucraino seguì il destino di quello croato, trovandosi infine delegittimato dalla collaborazione con i tedeschi. Presto infatti le speranze ucraine si rivelarono vane. Pensare ai tedeschi non come alleati ma come invasori fu per l’Oun un processo lungo e traumatico. Nel 1943 l’Oun riunì vari gruppi di azione partigiana in una sola organizzazione, da allora denominata Upa, con lo scopo di difendere l’Ucraina da qualsiasi invasore: tedesco, russo o polacco.
Lo scontro tra resistenza polacca e ucraina
Già, perché nel frattempo anche la resistenza polacca si era organizzata, l’Armia Krajowa (Ak) estese le sue attività ai territori di Volinia e Galizia al fine di liberarli dagli ucraini, alleati dei nazisti. Quando anche l’Upa si trovò a difendersi dai nazisti, il nemico comune non unì i due gruppi. Lo scopo dell’Ak era -ovviamente- la difesa dei confini della Polonia pre-bellica, e non aveva nulla da offrire al nazionalismo ucraino. Il governo polacco in esilio a Londra propose, nel 1943, un’autonomia agli ucraini di Volinia e Galizia nella futura Polonia post-bellica, che loro immaginavano con gli stessi confine della precedente. L’Oun-Upa rifiutò in nome di un nazionalismo integrale a base etnica. Interi villaggi polacchi vennero allora rasi al suolo dai partigiani ucraini nell’aprile 1943, migliaia di civili furono uccisi. I polacchi della regione costituirono gruppi di autodifesa e -paradossalmente- chiesero le armi ai nazisti che ancora li occupavano. Nel frattempo l’Ak e l’Upa si scontravano per il controllo di Leopoli, città a maggioranza polacca. L’Upa aggredì i civili anche in quell’occasione. L’11 luglio del 1943 l’Upa attaccò almeno ottanta località e uccise circa diecimila polacchi, dando fuoco alle case, uccidendo a colpi di falci e forconi. Corpi di polacchi vennero appesi alle case, crocifissi, sventrati, decapitati o smembrati.
I comunisti e la resistenza polacca
Avvenuta, da parte ucraina, la pulizia etnica in Galizia e Volinia, i polacchi reagirono sostenendo l’Armata Rossa a Leopoli. Reparti partigiani dell’Ak aiutarono i russi contro i tedeschi che furono così costretti a lasciare la città. La polizia segreta sovietica in seguito perseguitò e disperse le formazioni dell’Ak. I partigiani ucraini dell’Upa si trovarono ad avere come nemici in Galizia non più i tedeschi (e i polacchi dell’Ak, a loro volta impegnati contro i nazisti) ma i russi. Il 27 luglio del 1944 Stalin decretò il nuovo confine sovietico-polacco che dava Galizia e Volinia all’Urss e quindi all’Ucraina. Ciò comportò uno dei più grandi movimenti (coatti) di popolazione del Novecento. Nessun comunista polacco reagì, benché la Polonia si vedesse asportata di una significativa fetta di territorio. Gli accordi di “evacuazione” furono firmati il 9 settembre 1944 da Nikita Chruščëv, all’epoca commissario popolare per l’Ucraina, ed Edward Osobka-Morawski, capo del Comitato polacco di liberazione nazionale con sede a Lublino. La politica stalinista (e quindi alleata) delle deportazioni di popoli, trovò il suo suggello.
Ritorsioni e rivolte
L’85% della minoranza ucraina della Polonia dell’anteguerra abbandonò la Polonia senza spostarsi fisicamente. Settecentomila furono costretti ad andarsene dal nuovo stato polacco e altrettanti, invece, rimasero. Allo stesso modo i polacchi della Galizia furono trasferiti entro i confini della “nuova” Polonia. Per gli ucraini rimasti in Polonia fu il tempo della ritorsione. All’inizio del 1945 lo Stato polacco negò loro il diritto alle terre e furono chiuse le loro scuole. Successivamente i giovani che non si erano registrati per il rimpatrio “volontario” in Ucraina furono arrestati. I cinquemila soldati dell’Upa rimasti nei territori di Cracovia e Chelm reagirono nuovamente con la distruzione di comunità polacche ma la loro lotta ebbe vita breve. Così come quella dell’Ak che non posò le armi ma continuò a combattere contro i sovietici, i polacchi comunisti e gli ucraini invasori. I militanti dell’Upa cercarono di “difendere” la minoranza ucraina della nuova Polonia dalle incarcerazioni arbitrarie, dalle espulsioni, dalle vessazioni, ma il sostegno attivo della popolazione non fu sufficiente.
Eliminare i residui ucraini
Nell’aprile 1946 tre divisioni di fanteria del Gruppo operativo Rzeszow rastrellarono i villaggi ucraini che appoggiavano l’Upa, sterminandone la popolazione e deportando i superstiti. Nel 1947 lo Stato Maggiore polacco riteneva risolto il problema ucraino e chiese al Politburo di poter eliminare i “residui”. Si optò invece per una “ricollocazione”, ovvero una deportazione nei Territori Riacquistati della Polonia occidentale che, fino al 1945,erano tedeschi. La pulizia etnica polacca contro gli ucraini aveva un nome: Operazione Wisla. La parola “pulizia” appare anche in alcuni documenti ufficiali. Lo scopo era impedire il risorgere di comunità ucraine in Polonia. Tra gli ufficiali coinvolti c’era un giovane Wojcech Jaruzelski.
Politiche di vicinato oggi
Oggi i rapporti tra Ucraina e Polonia sono contraddittori. La società polacca continua a vedere con una certa ostilità gli immigrati ucraini –in crescita negli ultimi vent’anni- mentre nella stanze dei bottoni di Varsavia si è guardato all’Ucraina come a un potenziale “orto di casa”. Prima che la politica di Kiev si rivolgesse nuovamente a Mosca, ha riposto in Varsavia le sue speranze di ingresso nella Nato. L’Europeo di calcio in coabitazione tra Ucraina e Polonia sancisce la vicinanza tra i due Paesi mentre -abbiamo visto- gravi sono le vicende storiche che li hanno divisi. D’altro canto, però, a spingere verso l’atlantismo erano quei partiti nati dalla Rivoluzione arancione che in occidente sono stati dipinti come campioni della democrazia ma che hanno le loro radici storiche nel nazionalismo ucraino dell’Upa, alleato col nazismo. Durante la presidenza Yushenko, il leader arancione per intenderci, Stepan Bandera fu dichiarato eroe nazionale e lo stesso Yushenko ne esaltò l’operato per la lotta all’indipendenza. Bandera era il leader dell’Upa-Oun, responsabile della pulizia etnica ai danni della popolazione polacca.
interessante e tragica vicenda. Non conoscevo nulla di ciò
Davvero lo è. Ne sono venuto a conoscenza in un workshop su genocidi e pulizia etnica, e ho fatto delle ricerche. Questo ha di molto mutato la mia opinione sul governo Yushenko e sulla “rivoluzione arancione”. Presto pubblicherò la seconda parte del lavoro, rimando a quella per i dettagli.
gli ucraini hanno sempre combattuto contro il colonialismo invasore. i cosacchi ucraini lottarono contro i colonialisti polacchi e russi.nel xx secolo in Volinia, abitata per il 90% da ucraini,l,odio portò a scontri terribili.(furono uccisi circa 70mila polacchi e 34mila ucraini).i partigiani ucrainilottarono contro il nazifascismo e contro lo stalinismo.il processo di Norimberga, malgrado le pressioni di Stalin non condannò i partigiani ucraini e i loro capi.chi ccombatte contro oghi tipo di colonialismofascista merita il rispetto(sia pur con qualche ombra)di tutti coloro che vedono nel diritto alla indipendenza dei popoli un valore ineludibile che ha reso sacro il valore stesso della Resistenza. danilo sbrana chiedo scusa per gli errori.
Grazie per il suo commento. Condivido le sue esternazioni, senz’altro è un diritto dei popoli combattere per la propria libertà. Poi la Storia giudica come quella lotta è stata condotta. Non è arduo -almeno per chi non si nutre di pregiudizi- comprendere la necessità dei partigiani ucraini ad allearsi coi nazisti, nei quali hanno visto dei salvatori. E non è arduo comprendere quanto sia stato difficile, per quei partigiani, elaborare la consapevolezza che anche i nazisti erano loro nemici. E’ ovvio però che oggi ci si interroghi sul senso di quell’alleanza e se ne mostrino le ombre. Ombre che non mancano anche sul versante polacco, come si evince dall’articolo. Sull’affermazione che ogni lotta d’indipendenza meriti rispetto, ho qualche riserva. Esprimo un’opinione personale: la lotta del popolo kosovaro, ad esempio, finanziata con proventi del traffico di droga e armi (c’è chi dice addirittura di organi umani) è difficile da rispettare. Anche l’alleanza col nazismo dell’Oun di Bandera è difficile da rispettare ma -come ho detto- in quel contesto storico è in certo modo comprensibile.
Bisognerebbe partire da quel 1654 e da quel leader cosacco Bogdan Chmelnickij, per raccontarla tutta la Storia di quei popoli e del collaborazionismo dell’Oun col nazismo. Discorso lungo, anche per quanto sta avvenendo oggi nella parte ucraina filo Europa, e vedere bene cosa c’è dietro….
i nazisti dapprima promisero agli ucraini la libertà dall,oppressione stalinista.poco dopo però gli ucraini si accorsero che hitler e stalin avevano gli stessi obiettivi:impossessarsi dell,ucraina, il granaio d,europa.i partigiani ucraini combatterono così su due fronti.Bandera fu catturato dai nazisti e imprigionato nel lager di Sachsenhausen ove già si trovava leon Blum. danilo sbrana presidente centro italia-ucraina pisa
Mychaylo Batih, città Tlumach
Bravo, Danilo! Ucraina non ti dimenticherò mai. Il tuo amico Mychaylo Batih, poeta ucraino.
adesso capisco il perchè del livore che hanno i polacchi verso gli ucraini, dicono che hanno il “palato nero”, quando chiesi spiegazioni mi dissere che i cani avevano il palato nero!