CAUCASO: Nagorno-Karabakh e Abkhazia scendono in campo, tra pallone e riconoscimento internazionale

Le due squadre entrano in campo, accompagnate dalle loro bandiere. Sulla destra il tricolore rosso, blu e arancione zigzagato in bianco dei padroni di casa, sulla sinistra le sette bande alternate verdi e bianche con un cantone rosso raffigurante una mano bianca e un arco di sette stelle, vessillo degli ospiti. Poi, le squadre si allineano per gli inni nazionali: i verdi dell’Abcasia intonano Aiaaira, “Vittoria”, i rossi del Nagorno-Karabakh, padroni di casa, cantano Azat ow ankax Arc’ax, “Arc’ax (o Artsakh) libero e indipendente”, riferendosi all’antico nome della loro nazione quando era provincia del Regno d’Armenia, dal 189 a.C. fino quasi al 400 d.C.. Sugli spalti sventola uno striscione: UEFA, we also want to play football. Le due squadre sono le nazionali di due paesi non riconosciuti dal diritto internazionale, ma de facto indipendenti. Due paesi che da vent’anni lottano per il riconoscimento internazionale della propria sovranità. Abcasia e Nagorno-Karabakh si riconoscono a vicenda tra di loro e con altre due repubbliche post-sovietiche autoproclamate, l’Ossezia del Sud e la Transnistria. Mentre l’Abcasia gode anche del riconoscimento di Russia, Nicaragua, Venezuela, Nauru, Tuvalu e Vanuatu, il Nagorno-Karabakh non è riconosciuto da nessun membro ONU.

Il conflitto del Nagorno-Karabakh affonda le sue radici nella guerra armeno-azera del 1918-1920 e nella successiva suddivisione operata dall’Unione Sovietica: la regione, a maggioranza armena, fu assegnata alla Repubblica Socialista Sovietica Azera. A fine anni ’80, mentre l’URSS si dirigeva verso l’inevitabile collasso, il nazionalismo karabakho si risvegliò, portando a una serie di violenze e atti di pulizia etnica reciproci tra azeri e karabakhi. Lowsine Mowsayelyan del servizio armeno di Radio Free Europe/Radio Liberty ricorda anche scontri a sfondo calcistico risalenti al 1987, quando una vittoria dello Step’anakert (la capitale karabakha) su una squadra di Kirovabad, l’attuale Gəncə, fu la miccia di scontri che portarono alla decisione, da parte del governo sovietico, di costringere lo Step’anakert a giocare i suoi incontri casalinghi in suolo azero. Dal 1988 al 1994 Nagorno-Karabakh e Azerbaigian furono in guerra: i primi, supportati dall’Armenia, uscirono vincitori dal conflitto, difendendo la propria indipendenza de facto e sottraendo una larga porzione di territorio al controllo dell’Azerbaigian. Ad oggi, il cessate il fuoco è stato più volte violato e i due eserciti sono arrivati spesso anche allo scontro aperto. La tensione tra, da una parte, Armenia e Nagorno-Karabakh e, dall’altra, l’Azerbaigian continua a essere altissima, come prova il recente caso Səfərov. Un nuovo conflitto armato potrebbe rivelarsi un’ipotesi concreta.

Simile la vicenda dell’Abcasia, regione autonoma della Georgia che si ribellò alle spinte indipendentiste di Tbilisi da Mosca e dichiarò a sua volta indipendenza dalla repubblica caucasica nel 1992. Dopo un intervento da parte del governo georgiano per ristabilire l’ordine nella regione, gli abcasi ricevettero supporto dalla Confederazione dei Popoli di Montagna del Caucaso, un’organizzazione di movimenti indipendentisti del Caucaso settentrionale (tra cui Osseti e Ceceni) e di paramilitari e mercenari russi. La controffensiva respinse i georgiani e permise agli abcasi di riprendere la capitale Suchumi il 27 settembre 1993, in un assalto nel quale lo stesso presidente georgiano Shevardnadze, deciso a rimanere nella città fino alla fine, rischiò la vita. Le operazioni di pulizia etnica svolte dagli abcasi e dai loro alleati nelle due settimane successive alla presa della capitale passarono alla storia come il massacro di Suchumi. La tensione tra gli abcasi e i georgiani rimase alta e raggiunse una nuova escalation nel 2008, in seguito ad alcuni tentativi da parte della Georgia di ristabilire il proprio controllo sull’Abcasia e sull’altra repubblica autoproclamata presente sul suo territorio, l’Ossezia del Sud. L’intervento militare russo a supporto delle due repubbliche determinò una disastrosa sconfitta militare dei georgiani.

In Abcasia fin dal 1994 si disputa un campionato di calcio: l’edizione del 2011, la diciottesima, comprendeva otto squadre, tra cui tre della capitale (Dinamo, Abazg e Nart) e il FK Gagra. Si sa pochissimo su questo campionato, di cui è sconosciuto perfino l’albo d’oro completo. Secondo Hans Schöggl del sito di ricerca e statistica calcistica RSSSF, il Nart Suchumi avrebbe vinto la lega in almeno tre occasioni (2003, 2007 e 2009), mentre il Gagra sarebbe stato campione nel 2006. La lega del 2012, secondo il sito della Dinamo Suchumi, sarebbe disputata da sette squadre: dopo diciassette giornate il Gagra è in testa a +6 dal Nart e +13 da Dinamo e Rica Gədout̢a (Gudauta in georgiano e russo). Tra i giocatori che hanno preso parte alla lega figura anche Anrik Tanija, un abcaso che ha giocato a più riprese nel Nart, con due parentesi all’estero: una manciata di partite al Žemčužina-Soči nel campionato russo del 2003 – prima che la squadra fosse sciolta per problemi finanziari – e dieci incontri allo Yenicami Ağdelen di Nicosia, squadra che prende parte al campionato di un altro paese parzialmente riconosciuto, la Repubblica Turca di Cipro Nord.(continua a leggere su Dinamo Babel)

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

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Un commento

  1. Michele Casalboni

    Sto svolgendo il servizio volontario europeo a Tbilisi in Georgia. Durante le vacanze natalizie ho visitato per 5 giorni l’Abkhazia. Bellissima costa quella di Sukhum e gente super ospitale come in tutto il resto del Caucaso. Lessi a Sukhum di questa partita grazie ad un manifesto appeso in piazza. Così tornato a casa ho cercato il risultato della partita ed ho trovato questo interessantissimo articolo.
    Complimenti!

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