Domenica 28 ottobre i cittadini ucraini sono chiamati alle urne per un importante test elettorale: le prime elezioni parlamentari della presidenza Yanukovych.
L’Ucraina che si appresta ad andare al voto per eleggere, attraverso un sistema ibrido proporzionale-maggioritario con soglia di sbarramento al 5% i deputati della Verkhovna Rada, parlamento monocamerale, è un paese completamente diverso da quello che alle presidenziali del febbraio 2010 aveva visto prevalere, seppure per una manciata di voti, Viktor Yanukovych sull’ex premier Yulia Tymoshenko.
Da allora, come testimoniano i report di Freedom House e di altre autorevoli organizzazioni non governative, il paese ha imboccato un pericoloso sentiero autocratico di cui le detenzioni di Tymoshenko e dell’ex Ministro degli Interni Yuri Lutsenko – in carcere senza regolare processo come sottolineato anche dal Ministro degli Esteri della UE, Ashton e dalla corte di giustizia Europea – rappresentano solo la punta dell’iceberg.
L’Ucraina – come ha affermato qualche mese fa in occasione della presentazione delle liste elettorali l’esponente dell’opposizione unita Arseniy Yatseniuk – è infatti sempre più simile a una semi-dittatura.
La repressione politica, il bavaglio alla stampa libera, la russificazione in ambito culturale (nelle librerie di Kyiv sono scomparsi i testi in ucraino!!) e una politica fiscale che ha distrutto piccole iniziative imprenditoriali per favorire le grandi concentrazioni industriali in mano agli oligarchi Akhmetov e Firtash, dicono di un paese che anziché avvicinarsi all’Europa appare sempre più simile, nella sua autarchia politico-economica, alla Bielorussia di Aleksandar Lukashenko.
Come ha osservato acutamente Olga Shumylo-Tapiola, politologa presso il Carnegie Europe di Bruxelles, il vicolo cieco in cui si è infilata l’Ucraina di Yanukovych –un tunnel da cui difficilmente uscirà domenica con il voto parlamentare –è da ascriversi essenzialmente a tre fattori.
Il consolidarsi del clan di potere legato al Presidente e alla sua famiglia (il figlio Oleksandr in pochi mesi è diventato uno degli uomini più ricchi del paese) che occupa ruoli di primo piano in ambito politico ed economico, la detenzione di Tymoshenko che priva il paese di una figura carismatica dell’opposizione capace di mobilitare milioni di elettori e last but not least l’indifferenza di molti ucraini. Sono tanti, secondo un sondaggio più del 20%, quelli che, disillusi dalla politica, domenica non si recheranno ai seggi. Una situazione questa che accomuna, seppure per motivi diversi, sia gli ucraini che vivono nel loro paese sia quelli che risiedono all’estero.
Da una ricerca condotta tra i lettori di Gazetaukrainska.com, il portale degli ucraini in Italia, risulta infatti che solo il 41% degli ucraini che abitano nel nostro paese andrà sicuramente a votare. Gli altri invece diserteranno le urne perché convinti che il loro voto non potrà influenzare il risultato finale (24.6%), per problemi burocratici (12.7%), finanziari e/o organizzativi (7.5%), altri infine perché non disposti a dichiarare la propria presenza all’estero (6%).
Questa in sintesi la situazione che fa da sfondo a un appuntamento elettorale che, salvo clamorose sorprese (appare davvero difficile ipotizzare un successo dell’opposizione come invece è avvenuto 3 settimane fa a Tbilisi) sembrerebbe confermare, sondaggi alla mano, la vittoria del Partito di Yanukovych. Il Partiya Rehioniv è infatti dato al 23.3% contro il 16% di Udar dell’ex pugile Vitali Klitschko e il 15% di Batkivschyna, che orfano di Tymoshenko si affida all’ex Ministro degli Esteri arancione Arsenyi Yatsenyuk. Gli altri due partiti con buone probabilità di superare lo sbarramento sono i comunisti di Symonenko (10%) e i nazionalisti di Svoboda (5%).
Il quadro delineato da questi poll non tiene peraltro conto che solo il 50% dei parlamentari vengono eletti in base al sistema proporzionale e che l’altra metà è il risultato di collegi uninominali in cui si confrontano candidati “indipendenti”. Questo sistema, reintrodotto recentemente da Yanukovych, permise nel 2002 all’ex presidente Leonid Kuchma di assicurasi una maggioranza parlamentare, nonostante la sconfitta al proporzionale.
Un’altra incognita che grava sulle elezioni è quella relativa alla trasparenza del voto. Nonostante l’Occidente abbia inviato oltre 2000 osservatori supplementari, da affiancare a quelli di lungo termine dell’OCSE, al fine di monitorare efficacemente gli oltre 33.000 seggi, alcune organizzazioni civiche ucraine hanno già denunciato abusi e gravi violazioni in campagna elettorale. Compravendita di voti, uso di risorse amministrative per finanziare il Partito di Yanukovych, ricatti, minacce e addirittura intimidazioni e aggressioni fisiche nei confronti dei candidati dell’opposizione.