Rustam Èmomalī ha giocato in attacco per i due volte campioni del Tagikistan dell’Istiķlol Dušanbe, squadra di cui è anche stato capitano, presidente, proprietario e fondatore. Nel novembre 2010 è stato nominato vicepresidente della federcalcio tagika e dal gennaio 2012 ne è presidente. Da febbraio fa parte del comitato di sviluppo della FIFA e rappresenta il Tagikistan al Consiglio Olimpico d’Asia. Nel 2011 ha lasciato il proprio partito politico per assumere un incarico militare a capo del dipartimento dell’agenzia statale delle dogane per la lotta al contrabbando e alle violazioni doganali: un incarico di grande responsabilità visto che attraverso il Tagikistan passa una delle direttrici del traffico di eroina e oppiacei in partenza dal confinante Afghanistan. In passato ha fatto parte del consiglio comunale della capitale Dušanbe, è stato consulente per il comitato per gli investimenti e le proprietà statali, membro del comitato esecutivo del partito che guida il paese e vicesegretario dell’Unione della Gioventù – l’organizzazione che ha preso il posto del Komsomol sovietico dopo l’indipendenza della repubblica centrasiatica dall’URSS. Rustam Èmomalī, soprattutto, è il figlio di Èmomalī Rahmon, l’autoritario presidente del Tagikistan, e secondo alcuni osservatori ne è l’erede designato.
Èmomalī Rahmon raggiunse i vertici del potere nei primi tormentati mesi dopo il collasso dell’Unione Sovietica, in seguito allo scoppio di una guerra civile che sarebbe durata fino al 1997 e a un colpo di stato. A fine anni ’90 sopravvisse a un attentato e a due tentativi di colpo di stato e fu rieletto con percentuali dichiarate sempre superiori al 75%. Il suo nome è spesso associato ad accuse di corruzione e violazioni dei diritti umani. Il Dipartimento di Stato USA e l’ONG Human Rights Watch hanno denunciato la restrizione di diverse libertà civili e politiche (espressione, stampa, associazione, religione) e il ricorso a torture, abusi e arresti arbitrari da parte delle forze di sicurezza. Un dispaccio dell’ambasciata statunitense a Dušanbe del febbraio 2010, reso pubblico da Wikileaks, denunciava la corruzione del presidente, accusato tra le altre cose di deflettere gran parte dei profitti della compagnia statale per l’alluminio TadAZ in una compagnia segreta offshore da lui controllata: “Rahmon e la sua famiglia controllano le principali attività del paese, tra le quali la banca principale, e fanno il gioco sporco per proteggere i propri interessi finanziari, qualsiasi sia il costo per l’economia nazionale. Come ha detto un ambasciatore, il presidente Rahmon preferisce controllare il 90% di una torta da dieci dollari che il 30% di una torta da cento dollari”. Il dispaccio esprimeva preoccupazione sulla corruzione e l’incapacità delle guardie di frontiera nell’arginare il traffico di oppiacei dall’Afghanistan e la debolezza delle istituzioni democratiche del paese.
La carriera calcistica di Rustam Èmomalī si è chiusa nel 2009, con la promozione dell’Istiķlol (il cui nome significa “indipendenza”) nella massima serie del campionato tagiko. In gennaio, una volta nominato presidente della federazione, Èmomalī ha reciso ogni rapporto ufficiale con la squadra che ha fondato, per assicurare la propria imparzialità, più volte messa in discussione da tifosi e società avversarie. Prima di lui il presidente della federazione era Suchrob Kosimov, un ex comandante delle forze speciali del Ministero dell’Interno rimasto in carica dieci anni. Kosimov avrebbe rifiutato di candidarsi per un nuovo mandato e sarebbe invece stato nominato presidente onorario. Èmomalī ha dichiarato di voler rendere il calcio tagiko professionale, costringendo le squadre a registrarsi ufficialmente e a mettere sotto contratto i propri giocatori. Ha anche reso noto il desiderio di creare un’accademia per lo sviluppo dei futuri giocatori. Progetti di cui è entusiasta Nikola Kavazović, allenatore serbo dell’Istiķlol e della nazionale tagika: “Il calcio tagiko ha fatto progressi imponenti sotto Rustam Èmomalī. Si tratta di un uomo giovane e ambizioso che vuole creare squadre nazionali e club rispettabili sulla scena asiatica”.
[continua a leggere su Dinamo Babel]