MONTENEGRO: Elezioni, il "padrino" Djukanovic torna in sella

Ha vinto ancora lui, come era ampiamente previsto e come avviene ormai da più di 20 anni. La coalizione guidata da Milo Djukanović è la prima forza politica del Montenegro dopo le elezioni parlamentari svoltesi la scorsa domenica. “Montenegro Europeo”, l’alleanza formata da tre partiti DPS, SDP e LP (rispettivamente Partito Democratico dei Socialisti, Partito Socialdemocratico e Partito Liberale) ha infatti ottenuto il 45% dei voti.

Ma Milo non può cantare vittoria: per la prima volta dal 2001, infatti, la sua coalizione non ottiene la maggioranza assoluta (39 seggi, ne erano necessari 42) e perde circa 9 punti rispetto alle elezioni del 2009. Superiore rispetto alle aspettative è il risultato del “Fronte Democratico”, che ottiene il 23,8% dei voti e 20 seggi. Il Fronte, formato da due partiti NSD e PZP (rispettivamente Nuova Democrazia Serba e Movimento per i Cambiamenti, il primo nazionalista serbo moderato, il secondo liberal-conservatore), proponeva come candidato Miodrag Lekić, ex- ambasciatore jugoslavo ed ex-docente universitario alla Luiss di Roma.

Più staccati gli altri partiti: il Partito Socialista Popolare (SNP) raccoglie il 10,6% e raccoglie solo 9 seggi, quasi la metà di quelli ottenuti tre anni fa. È un vero tonfo per i social-popolari di Srđan Milić, che dopo dieci anni abbandonano il posto di principale forza di opposizione a beneficio del Fronte Democratico di Lekić, con i quali non avevano trovato l’accordo elettorale alla vigilia del voto. Un risultato incoraggiante, invece, l’ha ottenuto Montenegro Positivo (PCG), un movimento di stampo civico-progressista fondato nel maggio scorso. La formazione guidata da Darko Pajović ottiene l’8,9% e 7 seggi. Chiudono i ranghi i partiti delle minoranze nazionali (il Partito Bosgnacco, l’Iniziativa Croata e l’Unione Democratica Albanese, 5 seggi in totale) che diventano però decisivi, con tutta probabilità, per determinare la maggioranza che guiderà il Montenegro. Nella precedente legislatura i partiti delle minoranze avevano garantito l’appoggio esterno alla maggioranza DPS-SDP-LP, ed è probabile che sarà così anche nel prossimo parlamento. Il solo Partito Bosgnacco, con i suoi 3 seggi che garantirebbero la maggioranza alla coalizione di Djukanovic, potrebbe essere l’ago della bilancia.

Djukanović, l’inamovibile

Nella mancata conferma della maggioranza assoluta socio-demo-liberale, ma soprattutto nel buon risultato del Fronte Democratico e di altre forze d’opposizione, si può leggere un segnale di avvertimento (ancorché timido) verso il dominio incontrastato di Milo Djukanović. D’altra parte, bisogna però riconoscere a Milo che, nell’Europa della crisi, la sua è una delle pochissime coalizioni di governo uscenti capaci di riconfermarsi alla guida di un paese. Djukanović e’ al potere quasi ininterrottamente dal 1991, alternandosi tra gli incarichi di premier, presidente e di “leader nell’ombra” (come è avvenuto nell’ultimo biennio, quando ha lasciato la guida dell’esecutivo al delfino di partito Igor Lukšić).

E’ stato il principale protagonista del processo secessionista del Montenegro, conclusosi nel 2006 con la vittoria del referendum per l’indipendenza. Soprattutto, il Montenegro della gestione Djukanović è considerato il perno istituzionale dei traffici del contrabbando e della droga (nonché del riciclaggio di denaro sporco derivante) che da Oriente transita nella piccola repubblica adriatica per approdare alle piazze dell’Europa centrale e occidentale. Sul piano interno, pesa gravemente l’andamento negativo dell’economia, con l’aumento dell’inflazione, della disoccupazione e del debito pubblico. In particolare, pesa la percezione negativa dei cittadini rispetto alla mancata applicazione dello stato di diritto, della lotta contro la corruzione e la criminalità. Proprio da questo malcontento si originarono le proteste della primavera scorsa organizzate dagli studenti, dai sindacati e dalla società civile contro la corruzione e l’impunita’ della classe politica montenegrina, guidate dal giovane e carismatico volto di Vanja Čalović.

La sorpresa Lekić, il successo dei “civici”

Nel buon risultato dei “civici” di Montenegro Positivo non può che riconoscersi un influsso delle proteste contro la classe politica. Ma dell’ “onda primaverile” ha beneficiato, almeno in parte, anche il candidato del Fronte Democratico Miodrag Lekić. L’ex-diplomatico jugoslavo (e jugoslavista) e’ una figura di alto prestigio internazionale, esterna ai classici ambienti di potere ed ai tipici schemi politico-nazionali della regione. Ha dato un’impronta moderata ed europeista alla propria coalizione, tradizionalmente conservatrice ed euroscettica. Il giorno dopo le elezioni, in preda all’euforia per il buon risultato elettorale, Lekić ha persino rivolto un appello a tutti i piccoli partiti per organizzare una grande coalizione che metta in minoranza Djukanović. Ma vedere liberal-conservatori, serbi nazionalisti, civici progressisti, social-popolari e minoranze bosgnacche, albanesi e croate sullo stesso carro è uno sforzo d’immaginazione notevole. Così, probabilmente, si ripartirà dallo stesso punto fermo degli ultimi ventun anni: Djukanović è ancora in sella, in un paese che proseguira’ i negoziati per l’integrazione comunitaria e che soprattutto dovrà riconquistare la fiducia dei suoi cittadini. Quest’ultima non appare piu’ incondizionata. dopo le proteste degli ultimi mesi e il responso delle urne.

Chi è Alfredo Sasso

Dottore di ricerca in storia contemporanea dei Balcani all'Università Autonoma di Barcellona (UAB); assegnista all'Università di Rijeka (CAS-UNIRI), è redattore di East Journal dal 2011 e collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso. Attualmente è presidente dell'Associazione Most attraverso cui coordina e promuove le attività off-line del progetto East Journal.

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