RUBRICA: Occidenti
“Gli elettori americani voteranno il presidente degli Stati Uniti”. “Il nuovo presidente scelto dalla maggioranza dei cittadini statunitensi”. Quando sentirete frasi come queste nelle prossime settimane, ricordatevi che sono false. O quanto meno non corrette.
Il sistema elettorale americano che porterà all’elezione di Mitt Romney o di Obama II infatti non è così semplice e diretto. Altro che “porcellum”, qui parliamo di un vero e proprio “bufalum”.
La trappola dei Grandi Elettori
Iniziamo col dire che gli elettori non votano direttamente il presidente, ma i cosiddetti “Grandi Elettori”. In pratica, ognuno dei 50 Stati facenti parte della repubblica federale elegge un numero prestabilito di Grandi Elettori che sono associati con un candidato presidente. In tutto sono 535 e sono costoro che poi votano il presidente cui erano associati. Almeno teoricamente. Chi garantisce che qualcuno di questi, per un motivo o un altro, non possa cambiare idea? Obama, per continuare a occupare la Sala Ovale, dovrà avere l’appoggio di almeno 270 Grandi Elettori.
Quanti Elettori ha ogni Stato americano? Si calcolano più o meno in base alla popolazione. “Più o meno” perché in realtà ogni Stato ha diritto a due grandi elettori più un numero pari ai deputati inviati alla Camera. Ne viene che le zone poco popolate sono proporzionalmente più rappresentate. Per esempio: la California ha 37 milioni di abitanti ed elegge 55 Elettori, mentre il Wyoming (meno di 600mila persone) ne prende 3.
Avere più voti non garantisce la vittoria
Altra particolarità è che, tranne in piccoli casi, il candidato che vince in uno Stato, anche fosse di un solo voto, prende tutti i Grandi Elettori associati. Questo sistema può provocare delle situazioni paradossali, in cui il candidato che prende più voti in assoluto potrebbe anche non arrivare alla Casa Bianca. Impossibile? È esattamente quello che è successo nel 2000, quando Al Gore prese oltre mezzo milione di voti in più dell’eletto George W. Bush.
Il motivo per cui negli Stati Uniti si applica questo macchinoso sistema è prettamente storico. La Costituzione americana infatti è stata redatta alla fine del ‘700 e a quel tempo c’erano dei problemi piuttosto tecnici per un’elezione di questo tipo.
All’epoca infatti erano solo 13 gli stati federati (non 50) ed era quindi più semplice decidere: “Ok, chi vince in uno Stato manda i suoi rappresentanti a Washington a votare il presidente”, piuttosto che “ogni cittadino vota il presidente che preferisce” oppure “ognuno vota il Grande Elettore che preferisce e poi questo va nella capitale a votare il presidente”. Sembrano differenze di poco conto ora, ma non deve essere sembrato così ai padri costituenti.
C’è inoltre un’altra stranezza in tutto il sistema di voto statunitense. In Italia, così come nella maggior parte d’Europa, possono votare tutti i cittadini maggiorenni. È davvero molto difficile perdere tale diritto. Il certificato elettorale viene spedito direttamente a casa e la persona va poi al seggio. Ma non in America: sarebbe troppo facile!
Le liste elettorali, ostacolo al voto
Intanto iniziamo col dire che possono votare solo coloro che sono iscritti alle liste elettorali. Iscrizione che molti Stati richiedono parecchi mesi prima delle tornata elettorale. Non solo: nel farlo ognuno deve dichiarare preventivamente anche l’appartenenza politica: democratico, repubblicano o indipendente. Altro che voto segreto…
Gli elenchi sono poi controllati da commissioni statali che cancellano le persone non idonee, ovvero coloro con precedenti penali, interdette dai pubblici uffici o ritenute non adatte per una serie di altri motivi.
Le epurazioni ovviamente vanno a toccare la parte più povera della popolazione, cioè soprattutto neri ed ispanici. È noto infatti che negli Stati Uniti c’è un’alta percentuale di pregiudicati di pelle non bianca, e questo per vari motivi tra cui anche il pregiudizio razziale.
Un voto manipolabile
Il risultato è una vera e propria manipolazione del voto. Nel 2000, sempre per fare l’esempio della discussa prima elezione di Bush junior, la Florida ha cancellato dalle liste 57.700 elettori, per la maggior parte neri e ispanici iscritti come elettori democratici. La vittoria andò al candidato repubblicano che sconfisse Al Gore per poco più di 500 (cinquecento) voti.
Quanto scritto finora mostra ciò che avete davanti agli occhi ogni giorno della vostra vita: la più grande democrazia da esportazione del mondo, che ha problemi col suo stesso sistema elettorale.