Il varo da parte della Commissione Europea di un progetto per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas, grazie allo sfruttamento dei giacimenti dell’Azerbaijan (con cui Bruxelles ha già stratto accordi) ha aperto nel vecchio continente una vera e propria contesa infrastrutturale.
Da un lato, l’Esecutivo UE cerca di costruire gasdotti che permettono l’importazione diretta in Europa di oro blu azero. Dall’altro, la Russia cerca con proprie condutture alternative di mantenere la propria egemonia energetica su un’Unione Europea debole e divisa al suo interno.
Nabucco, TAP e Southstream
Lunedì, 8 ottobre, Austria, Ungheria, Romania, Turchia e Bulgaria hanno firmato un accordo intergovernativo in sostegno del gasdotto Nabucco: infrastruttura dalla portata di 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno, concepita dalla Commissione Europea per trasportare in Europa gas dall’Azerbaijan senza transitare per il territorio russo, né dipendere da condutture controllate da Mosca.
Nabucco, che sul piano economico è compartecipato dalla compagnia austriaca OMV, dalla romena , dall’ungherese MOL e dalla tedesca RWE, nell’estate del 2012 ha ricevuto il sostegno politico anche di Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia: Paesi dell’Europa Centrale che hanno individuato nei piani energetici della Commissione Europea una priorità di interesse strategico nazionale.
L’accordo intergovernativo in sostegno al Nabucco è una risposta al supporto politico di Italia, Grecia e Albania al Gasdotto Transadriatico (TAP): infrastruttura dalla portata di 21 miliardi di metri cubi all’anno, compartecipata dal colosso norvegese Statoil, dalla compagnia svizzera EGL, e dalla tedesca E.On.
La TAP è progettata per veicolare il gas del giacimento azero Shakh-Deniz – da cui è previsto lo sfruttamento di 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno – dal confine greco-turco alla Puglia attraverso il territorio albanese. Interesse nei confronti del Gasdotto Transadriatico è stato espresso dal colosso britannico British Petroleum, e dalla seconda compagnia energetica italiana Enel.
Nabucco e TAP fanno parte del Corridoio Meridionale UE: fascio di gasdotti progettato dalla Commissione Europea per aggiungere una fonte di rifornimento di gas supplementare a quelle russe e nordafricane, da cui l’UE dipende oggi per circa il 50% del suo fabbisogno complessivo.
Il Gasdotto Ortodosso
La realizzazione del progetto della Commissione Europea è messo a serio repentaglio dalla Russia. Il Cremlino è intenzionato a mantenere la leadership nelle forniture di gas all’Europa e, per questo, è contrario alla realizzazione di infrastrutture che consentono all’UE di diminuire la quota di oro blu importato da Mosca.
Per impedire a Bruxelles l’importazione diretta di gas azero, Mosca ha progettato il Southstream: conduttura dalla portata di 63 miliardi di metri cubi di gas, compartecipata dal monopolista russo, Gazprom, dal colosso italiano, ENI, dalle compagnie tedesche e francesi Wintershall ed EDF, dalla greca DEPA e dagli enti energetici nazionali di Montenegro, Slovenia, Serbia e Macedonia.
Il gasdotto ortodosso (com’è altrimenti noto il Southstream) è concepito per rifornire di oro blu russo l’Europa Sud-Occidentale e Balcanica direttamente dalle coste della Russia sul Mar Nero. Nel contempo, il Southstream consente alla Russia di isolare Paesi politicamente osteggiati dal Cremlino, come Romania, Polonia, Moldova ed Ucraina, attraverso i quali oggi Mosca esporta in Europa Occidentale il suo gas.
La costruzione del Southstream rientra in una precisa strategia geopolitica, volta all’utilizzo del gas da parte della Russia come strumento per dividere il Vecchio Continente al suo interno.
Integrazione europea vs. divide et impera di Mosca
Sul piano contrattuale, Gazprom – ente posseduto per più del 50% dal Cremlino – ha concesso sconti per la vendita del gas alle sole compagnie dell’Europa Occidentale. In cambio, Mosca ha ottenuto la stipula di contratti a lungo termine, l’appoggio politico dei Paesi dell’Ovest del Vecchio Continente – in primis di Germania e Francia – e l’ingresso di enti russi nella gestione diretta ed indiretta delle reti dei gasdotti nazionali dei principali Stati UE.
La querelle energetica tra Unione Europea e Russia divide l’UE tra i Paesi “europeisti” dell’Europa Centrale, che fanno propria la strategia energetica della Commissione Europea, e quelli della parte occidentale del Vecchio Continente.
Questi ultimi, guidati dall’asse franco-tedesco, sostengono la politica dei gasdotti della Russia, ed antepongono il loro tornaconto nazionale al rafforzamento dei processi di integrazione europea che, anche nel settore del gas, necessitano di una considerevole implementazione.