SERBIA: Caso Mitric, l'ennesima minaccia alla libertà di stampa

Foto: Novosti.rs

Sulla strada della libertà di stampa la Serbia occupa una posizione non molto incoraggiante,  e ha ancora davanti a sé una lunghissima rotta da percorrere. A riportare nuovamente l’argomento al centro del dibattito mediatico è stata la recente vicenda del giornalista serbo Vladimir Mitric, seguito e minacciato pochi giorni fa con l’accusa di aver denunciato alcuni casi di corruzione nella città di Loznica, nel nord-ovest della Serbia, al confine con la Bosnia Erzegovina, dove Mitric è corrispondente per il quotidiano Vecernje Novosti.

Mitric è un veterano del giornalismo serbo, specializzato in questioni economiche legate alla corruzione sia nel suo paese che nella vicina Republika Srpska;  gli argomenti  delle sue inchieste, di certo molto delicati, gli procurarono già nel 2005 ritorsioni simili. Allora, lo stesso Mitric fu picchiato duramente con una mazza da baseball da un ex poliziotto e da quel momento in poi è rimasto sotto la protezione delle forze dell’ordine, protezione che però gli è stata garantita soltanto nel raggio di 50 km da Loznica: già spostandosi a Belgrado o a Novi Sad,  per qualsiasi motivazione, non solo lavorativa, per Mitric non c’è alcuna tutela.

Dopo la condanna nel 2011 del suo aggressore ad un solo mese di reclusione, e trascorso un breve periodo di relativa tranquillità, pochi giorni fa  Mitric è stato seguito e minacciato da un uomo di cui non sono ancora note le generalità, che lo ha accusato di essere la causa di disordini e tensioni per la comunità. La diffusione ad opera di Mitric di notizie sulla corruzione nella città di Loznica avrebbe causato secondo l’uomo  non pochi problemi ai politici e agli imprenditori del luogo.

Le ultime pressioni su Mitric hanno scosso non poco l’opinione pubblica serba, poiché l’uomo che ha cercato di aggredire il giornalista, mentre era seduto ai tavoli di un locale pubblico, lo ha inseguito e raggiunto  in un altro bar della zona, accompagnato da un poliziotto, complice della situazione. La gravità dell’accaduto ha gettato nello sconforto le numerose associazioni giornalistiche serbe che si battono da anni per la tutela della libertà di espressione nel paese. L’UNS (Unione Stampa Serba), l’Anem ( Associazione dei Web Media Indipendenti) la NUNS (Associazione indipendente dei giornalisti serbi) e la NDNV (Associazione giornalisti della Vojvodina) hanno dichiarato la propria solidarietà al giornalista minacciato e hanno ricordato ai rappresentanti politici come la concessione di una tutela parziale in questo caso si riveli inutile e senza dubbio dannosa.

Le stesse associazioni avevano inviato lo scorso anno una lettera di protesta all’ex Presidente Tadic , in seguito all’approvazione di alcune norme interne alla riforma della legge sulla stampa, approvata con una procedura d’urgenza e quindi non dibattuta adeguatamente in parlamento. Già nel 2011 secondo i rapporti di Reporters sans Frontieres, di Freedom House, e dell’Indice di Sostenibilità dei Media,  la situazione della stampa nei Balcani non era affatto omogenea. Mentre si è registrato un miglioramento in Slovenia e Croazia, la situazione serba  è nettamente peggiorata insieme a quella macedone. In particolare a Belgrado la libertà di stampa è a rischio, nonostante la virata democratica del paese dopo la caduta nel 2000 di Slobodan Milosevic.

Due giorni fa, in seguito all’episodio di Loznica,  il ministro dell’interno serbo ha incontrato a Belgrado una delegazione del SEEMO (South East Europe Media Organization) che oltre a manifestare la piena solidarietà a Mitric ha aggiunto che lo stato dovrebbe estendere la tutela al giornalista su tutto il territorio nazionale, soprattutto perché, in seguito ai danni fisici riportati in seguito all’aggressione del  2005, Vladimir Mitric è costretto a periodiche visite mediche a Belgrado, città troppo lontana da Loznica, dove quindi il giornalista non gode di alcuna protezione, e potrebbe essere aggredito in ogni momento; inoltre i rappresentanti del SEEMO hanno ricordato che sono moltissimi i media serbi minacciati periodicamente dalle mafie locali, e che nel paese è necessaria un’attenta analisi della libertà d’espressione, sempre più spesso minata dalla politicizzazione più o meno forzata dei media.

Chi è Valentina Di Cesare

Leggi anche

SERBIA: Liberato dopo un anno l’attivista bielorusso Andrey Gnyot

La vicenda di Andrey Gnyot è simbolica di dove la Serbia sta andando: verso un regime compiutamente autoritario in stile Lukashenko. Un commento di Srdjan Cvijic

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com