di Matteo Zola
In Russia si torna a respirare dopo l’agosto di fuoco che ha letteralmente incendiato parte del Paese arrivando a poche centinaia di chilometri da Mosca. La nube di fumo che soffocava la città si è dipanata e le temperature, fino a pochi giorni fa superiori ai 40°, sono scese di circa 15°. Il presidente Dmitri Medvedev ha così revocato lo stato d’emergenza in vigore dal 2 agosto. Solo la regione di Ryazan l’allarme non è cessato ma le prossime pioggie potranno dare una mano ai soccorritori.
Anche il presidente Medvedev torna così a respirare, e davvero questa guerra contro il fuoco -che ha provocato migliaia di vittime– è stata anche una battaglia tra l’attuale presidente e il primo ministro Vladimir Putin. Le elezioni del 2012 infatti si avvicinano e Medvedev non sembra aver scalfito l’immagine dello zar Putin che in un primo momento gli ha anche rubato la scena in occasione della recente emergenza incendi. Mentre Dmitri cercava di salvare centrali nucleari e basi militari più o meno segrete, Vlad camminava tra il popolo degli incendiati come un messia taumaturgo.
La sfida tra lo zar Vladimir e il reuccio Dmitri è aperta, anche se quest’ultimo sta subendo un calo di popolarità e vede la sua politica di riforme liberali ferma al palo. Vlad dal canto suo deve rimettersi dallo scivolone che il suo partito, Russia Unita, ha patito alle scorse elezioni amministrative. Trentatre milioni i russi chiamati al voto in otto regioni che, pur assegnando la maggioranza delle preferenze al partito di Putin, hanno incrementato il consenso verso Russia Giusta, il partito di Medvedev.
La volata per le presidenziali dunque è lanciata, e lo scontro ha avuto il suo battesimo del fuoco.
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