Il tema dei “nepilsoņi” (i non cittadini) in Lettonia è una delle questioni più spinose che agitano il dibattito politico interno, ma che ha ripercussioni anche all’estero sull’immagine del paese baltico. Può servire dunque fare un po’ di chiarezza, numeri alla mano, sulla portata del fenomeno.
Chi sono i “non cittadini”?
I “non cittadini” in Lettonia sono quelle persone di nazionalità non lettone (per la gran parte giunte in Lettonia durante il periodo sovietico) che non hanno ricevuto la cittadinanza lettone all’atto dell’indipendenza del paese – in quanto non sono riuscite o non hanno voluto superare un esame di lingua e cultura lettone, come prevede la legge lettone – e che, avendo perso la loro precedente cittadinanza sovietica a seguito della disgregazione dell’Urss, attualmente non risultano essere cittadini di alcun paese.
In termini pratici, questi “non cittadini” sono soggetti riconosciuti come “residenti permanenti” sul territorio lettone ma, poiché risultano privi della nazionalità lettone per mancanza dei requisiti minimi necessari per ottenerla, hanno dei documenti che attestano il loro status, riportando il termine lettone “nepilsonis” o “aliens“.
Il “non cittadino” è tecnicamente un apolide?
Pur assomigliandovi molto, anche come disciplina documentale, il “nepilsonis” non corrisponde esattamente all’apolide (bezvalstnieks) tant’è vero che i relativi status sono regolati da due diverse leggi dello Stato lettone. Questa distinzione, che la maggior parte degli Stati occidentali non ha, deriva da ragioni storiche e sociali e dagli avvenimenti geo-politici dell’ultimo mezzo secolo.
Più precisamente, in Lettonia, la categoria degli apolidi è residuale rispetto a quella dei “non cittadini”; la legge sui “bezvalstnieki” infatti prevede che “nella Repubblica di Lettonia, una persona può essere riconosciuta apolide se nessun altro Stato l’ha riconosciuta come sua cittadina, in conformità alle proprie leggi” e che inoltre “non può essere riconosciuta apolide una persona che non entra nella sfera d’applicazione della Convenzione del 28 settembre 1954 relativa allo status degli apolidi o una persona il cui status sia già previsto dalla legge sui non cittadini“.
Quanti sono i “non cittadini”? Un po’ di dati
Secondo i dati raccolti all’inizio di quest’anno dal Pilsonības un migrācijas lietu pārvalde (PMLP), ovvero l’Ente che si occupa delle questioni relative alla cittadinanza e ai migranti, sono circa 300 mila le persone che risiedono in Lettonia senza possedere una cittadinanza, lettone o estera (su un totale di circa 2 milioni di abitanti nel paese).
La maggior parte di questi “non cittadini” sono persone di origine nazionale russa: 205 mila e 305, ovvero due terzi del totale. Sono invece circa 364 mila le persone di nazionalità russa che attualmente vivono in Lettonia con la cittadinanza lettone. Ci sono poi quasi 34 mila persone che hanno la cittadinanza russa e vivono in Lettonia. In totale dunque il numero dei russofoni che risiedono in Lettonia è di oltre 600 mila (su 2 milioni di abitanti, di cui 1 milione e 300 mila sono di lingua lettone).
Dopo i russi ci sono i bielorussi: 42 mila quelli che non hanno la cittadinanza, contro circa 31 mila persone di origine bielorussa che hanno il passaporto lettone.
Il terzo gruppo nazionale più consistente di “non cittadini” è quello degli ucraini: ce ne sono 30 mila, più degli ucraini che invece hanno preso la cittadinanza lettone, che sono 18 mila.
La grandissima parte delle tante nazionalità rappresentate nel numero dei “non cittadini” sono provenienti ovviamente dall’ex Urss e dagli altri paesi europei del patto di Varsavia. Così abbiamo i polacchi (10600 non cittadini), i lituani (8 mila di loro non cittadini), i tatari (1400), gli armeni (1047), i moldavi (960), gli azeri 924. Ci sono persino 998 persone di origine lettone che non hanno il passaporto lettone.
Altre comunità in cui esiste una folta rappresentanza di non cittadini sono quella ebrea, con 2719, quella tedesca con 1206 (probabilmente in larga parte originata dai secoli passati, quando molto forte era l’influenza e la presenza tedesca in Lettonia). La comunità rom conta 400 non cittadini, più o meno la stessa cifra per estoni e georgiani. Da notare però che nella comunità rom lettone quasi tutti hanno preso la cittadinanza lettone, quasi 8 mila persone.
C’è da rilevare il fatto che nelle comunità nazionali ex Urss in diversi casi il numero dei non cittadini prevale addirittura su quello dei cittadini, mentre nelle altre comunità molto più alto è il numero delle persone che hanno acquisito la cittadinanza rispetto a quelli che non ce l’hanno, segno anche della maggiore volontà e predisposizione delle comunità etniche non ex sovietiche ad imparare la lingua e la cultura lettone, rispetto alle minoranze linguistiche dell’ex Urss.
C’è anche un italiano fra i “non cittadini” nelle statistiche della PMLP, su 322 italiani in totale che al 1 gennaio 2012 risultano residenti in Lettonia. Di questi 50 hanno la cittadinanza lettone, mentre 271 hanno il passaporto italiano.
La situazione odierna tra politica, legislazione e … convenienza
Non sempre le persone che non godono di cittadinanza in realtà ambiscono ad avere un passaporto lettone (lo rivela una recente inchiesta del quotidiano Diena). Se molti vogliono avere la cittadinanza per godere del diritto di voto (sono invece già assicurate loro pensione e assistenza sanitaria), alcuni preferiscono non avere il passaporto lettone, per poter viaggiare negli stati della CSI (ex Urss) senza necessità di visto.
Il parlamento lettone ha appena approvato in seconda lettura la nuova legge sulla cittadinanza, che contiene non solo norme sulla doppia cittadinanza per i lettoni che vivono in Europa e nei paesi della Nato, ma che prevede anche qualche facilitazione per le procedure di acquisizione della cittadinanza per i non cittadini, in particolare per i figli dei non cittadini. Una di queste modifiche prevede che sia concessa automaticamente la nazionalità lettone ad un bambino nato da genitori non cittadini, se almeno uno dei due genitori lo richiede. Oggi la legge prevede invece la richiesta congiunta dei due genitori, e non sempre entrambi i genitori sono d’accordo nel richiedere la cittadinanza lettone per il figlio, che la potrebbe acquisire anche se i genitori restano “non cittadini”.
Il provvedimento adesso dovrà passare una terza lettura in parlamento per essere definitivamente approvato ed entrare in vigore probabilmente già all’inizio del prossimo anno. Il partito russofono Saskaņas centrs vuole però presentare altri emendamenti alla legge: sette proposte per diminuire ulteriormente il numero dei non cittadini in Lettonia.
Il referendum sulla concessione della cittadinanza automatica per tutti i non cittadini, che l’associazione “Par vienlīdzīgām tiesībām” (Per uguali diritti) sta cercando di organizzare raccogliendo le firme, non ha avuto per ora il sostegno di Saskaņas centrs, il maggiore partito russofono, che punta ad allargare le maglie della concessione della cittadinanza lettone attraverso i lavori parlamentari. Ma il partito dell’estrema sinistra russofona PCTVL e i movimenti filorussi che sostengono il referendum sono intenzionati a proseguire nel loro tentativo di raccogliere le firme necessarie a mettere in moto il referendum (circa 140 mila).
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