Sei romeno? Niente trapianto

La notizia è una di quelle cui siamo troppo abituati. Un marittimo, di nazionalità romena, cinquantatre anni, imbarcato sulla nave di un armatore italiano, è stato colto da infarto nella notte tra il 19 e 20 agosto mentre si trovava al largo di Mestre. Trasportato d’urgenza all’ospedale poteva essere salvato solo con un trapianto di cuore. Da Mestre chiamano a Padova in cerca di un cardiochirurgo che arriva, e dopo aver constatato i fatti produce una cartella clinica che dà il nulla osta per il trasferimento da Mestre alla Romania “per continuare le cure”ed eventualmente “mettersi in lista per il trapianto.” Peccato che il romeno fosse tenuto in vita dalla macchina della circolazione extracorporea.

Una follia.

A Mestre ovviamente se ne rendono conto e invece di chiamare l’areonautica militare per organizzare il trasporto chiamano a Udine, dove c’è un altro ospedale autorizzato ai trapianti di cuore dove l’equipe del prof. Ugolino Livi lo opera con successo e fra poco l’uomo potrà tornare in Romania con le sue gambe.

Perché il cardiochirurgo padovano si è reso protagonista di una simile decisione? Non volendo subito gridare alla discriminazione, citiamo quanto scritto da Il Messaggero che riporta un dialogo tra il cardiochirurgo padovano e un collega di Mestre. “Ma perché non lo operate voi?”, avrebbe chiesto il secondo. E il padovano pare abbia risposto: “stando alle indicazioni del Nord Italia Transplant, i cuori degli italiani vanno dati di preferenza agli italiani.”

Se quanto riportato è vero, la discriminazione è istituzionalizzata e non va ricondotta in capo al solo cardiochirurgo. Il Nord Italia Transplant (NITp) è il Centro Interregionale di Riferimento (CIR) per i trapianti con sede presso il Centro Trasfusionale e di Immunologia dei Trapianti dell’ Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Attualmente il NITp serve un’area dove risiedono 18 milioni di abitanti ed è costituito da 98 ospedali di prelievo. Pianifica e coordina l’attività di trapianto di organi in gran parte del nord Italia. Se le direttive di “dare i cuori italiani agli italiani” sono vere, allora si dimentica che la legge prevede che un cittadino comunitario (e la Romania fa parte dell’Unione Europea) ha il diritto di avvalersi del servizio sanitario del Paese in cui si trova. Non solo, la società armatoriale che ha assunto il marittimo romeno, la compagnia Elbana Navigazione Spa di Piombino, lo ha fatto regolarmente e regolarmente ha pagato l’assicurazione dovuta perchè il marittimo abbia assistenza negli ospedali italiani.

Quello che sembra grave non è solo l’atteggiamento del chirurgo (che ha firmato per il trasferimento in Romania di un uomo moribondo, vivo solo perché attaccato a una macchina) ma anche le direttive sanitarie (ufficiali o ufficiose che siano) che si profilano come un vero atto discriminatorio nei confronti di persone straniere. La domanda che malignamente ci facciamo è la seguente: se il marittimo fosse stato di nazionalità tedesca, il chirurgo avrebbe reagito allo stesso modo?

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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