RUSSIA: Le isole Curili, per riaffermare la presenza nel Pacifico orientale

Un arcipelago di circa sessanta isole, nel mezzo del cosiddetto Mare di Okhotsk, nel Pacifico Orientale, abitato anticamente dalla popolazione ainu, originaria della vicina isola di Hokkaido, si trova al centro di un contenzioso politico sempre più complesso, di cui si conosce molto poco: si tratta delle isole Curili, situate a nord est dall’isola giapponese di Hokkaido e ad est della Russia, un territorio conteso da tempo immemorabile che vede contrapposte le componenti giapponese e russa.

Nelle ultime settimane di luglio, proprio nei giorni in cui una serie di violenti terremoti si sono susseguiti sull’arcipelago,  un altro terremoto politico e diplomatico  ha scosso gli equilibri  internazionali. Il premier russo Medvedev  alla fine di luglio si è recato in visita in una delle isole dell’arcipelago, e in una conferenza stampa ha dichiarato quanto le Curili siano strategicamente importanti per la politica estera moscovita. Già nel 2010 una visita del premier russo aveva fatto scoppiare una crisi diplomatica, che si risolse con una stretta di mano dei rappresentanti politici dei due paesi, al Summit dell ‘APEC dello stesso anno. Le reazioni del governo giapponese si sono fatte sentire sempre in maniera piuttosto moderata, complici anche le altre rivendicazioni in cui è coinvolto, ad esempio quelle sulle isole Senkaku, con la Cina.

Pochi giorni fa le parole del premier russo, di nuovo sulle Curili , non hanno esitato a raggiungere il palazzo del governo di Tokyo, che ha immediatamente contattato il Ministero degli Esteri russo e il suo rappresentante Afanasyev, per chiedere spiegazioni su quanto avvenuto. Il governo giapponese si è detto estremamente preoccupato e deluso dall’intervento del premier russo, che avrebbe con un solo colpo distrutto gli equilibri bilaterali raggiunti dopo anni di sforzi, specie delle reciproche diplomazie. Non è la prima volta che, dopo qualche anno di tregua, il contenzioso sulle Curili ritorni alla ribalta, basta tornare indietro nei secoli per capire che in realtà la disputa non si era mai spenta.

Le lotte per la paternità delle isole tra le popolazioni limitrofe sono note da centinaia di anni, ma in età più recente sembravano terminate, quando nel XIX secolo, con un accordo, la Russia decise di cederle al Giappone, in cambio del vicino arcipelago delle Sachalin.  Al termine del secondo conflitto mondiale, le Curili furono assegnate alla Russia, ma non fu mai specificato se la presenza di Mosca dovesse essere permanente o temporanea, non ci fu mai quindi un trattato ufficiale che vedesse l’accordo preciso sulla questione tra Giappone e Russia; inoltre il governo moscovita non firmò il Trattato di San Francisco, siglato nel 1951 che decideva appunto anche sul destino delle Curili e che sanciva la fine delle ostilità in Asia, l’inizio del protettorato americano in Giappone, e che soprattutto provvedeva  a fermare tutte le rivendicazioni territoriali da parte del Giappone, tra cui figuravano anche le Isole Curili. Nessun documento ufficiale sancisce infatti la paternità delle isole, la cui  parte meridionale (che dal giapponesi è invece considerata  settentrionale, per ovvie ragioni territoriali) è occupata militarmente  da più di 60 anni dal governo russo, che le considera parte integrante del proprio territorio; la zona è circondata da acque molto pescose, ed è ricca di oro, argento e idrocarburi.

Durante il governo Putin sembrava si fosse giunti ad una svolta, in quanto si vociferava che fosse in atto da parte dei due governi la preparazione di un accordo, ma poi tutto passò con un nulla di fatto. Quel che è chiaro è che né la Russia né il Giappone vogliono rendersi protagonisti di gesti pericolosi, e al contrario tendono, seppur stringendo i denti, a mantenere posizioni moderate, per cercare di cooperare il più possibile.  Dopo la mossa di Medvedev, il governo giapponese e il suo ministro degli esteri Koichiro Gemba, hanno fatto sapere di volersi impegnare per una soluzione di compromesso volta a raggiungere un “uso” congiunto delle Isole Curili, insieme al governo di Mosca. La Russia, dal canto suo, spinge per un rafforzamento della propria presenza nella parte orientale del Pacifico, dove sia l’America che la Cina sono finora i padroni incontrastati.

La situazione delle Curili  non è un unicum,  ma va invece ad unirsi a decine di altri casi simili, concentrati nella regione asiatica del Pacifico, una delle zone del mondo col più alto numero di conflitti territoriali. L’atteggiamento del governo russo, interessato a rimarcare la propria presenza nel Pacifico orientale, è molto concentrato sugli assetti militari della zona e sul controllo delle risorse. Le condizioni di povertà in cui versano gli abitanti delle isole , circa 10.000 in tutto, non sembrano preoccupare molto i governi giapponese e russo. Poco più del 20% della popolazione ha un lavoro fisso, il resto deve accontentarsi di occupazioni stagionali scarsamente retribuite.

Nelle crisi diplomatiche, dunque, non c’è spazio per l’umanità.

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