Nella stessa giornata, V.O. ha partorito un colorito repertorio di tormentoni per i comici suoi connazionali: tra l’altro ha affermato che l’Europa occidentale è gelosa di come l’Ungheria ha saputo gestire “con successo” la crisi. Può essere, ma non trovo numeri tali da far invidia agli altri governi, semmai una certa comunanza di problemi e valori negativi. In uno dei momenti migliori di una performance da palcoscenico, il pm ha asserito che i funzionari dell’Ue “perdono settimane a definire le dimensioni delle gabbie per i polli, a mettere giocattoli nei porcili e a preoccuparsi che le oche stiano tranquille, mentre centinaia di migliaia di persone perdono il loro lavoro, osservando l’avvicinarsi al collasso del sistema che li ha retti finora e con la sensazione che andare avanti sia sempre più difficile”. (Sorvoliamo sull’agghiacciante sfoggio di modi di dire. C’è l’attenuante che in ungherese suonano meglio). La crisi, ha proseguito il politico, viene da Occidente ed è stata covata dal sistema impersonale di Bruxelles, che non tiene conto delle specificità dei singoli Paesi. Forse un minimo di riguardo verso un’istituzione in cui lui stesso afferma di voler restare sarebbe opportuno, ma se qualcuno raccoglierà la provocazione potrebbe nascere una discussione interessante. Ancora meglio sarebbe se qualcuno approndisse l’argomento, con una bella indagine su quello che fa l’Unione europea. Controllare i controllori non guasta.
Il modello Est
Pout-pourri di commenti
L’articolo su Repubblica
Immediata la ripresa da parte della stampa, anche da quella italiana. Con quali toni? Catastrofici a dir poco. Scrive Andrea Tarquini su Repubblica di sabato 28 luglio: “Gravissima svolta in odore di fascismo nei disegni politici del potere ungherese, sfida dall’autocrate di Budapest (il premier Viktor Orbàn) ai valori costitutivi dell’ Europa. Per la prima volta, il capo del governo di destra nazionale ed euroscettica, con parole pesantissime e pubbliche, ha minacciato di sostituire la democrazia con un altro sistema politico“. Sull’ultima frase, mi pare che trasmetta un messaggio diverso da: “Speriamo non sia necessario introdurre una nuova forma di governo che sostituisca la democrazia, ma abbiamo bisogno di nuovi schemi economici e nuove idee”. Ad ogni modo, le parole di Orbán sono preoccupanti qualunque sia la traduzione considerata. D’altra parte, continuare a tacciare l’Ungheria come una deriva neofascista mi sembra controproducente. A chi verrà voglia di trasferirsi in questo Paese, pure ricco di opportunità per l’imprenditoria italiana? Le meccaniche del giornalismo impongono titoli accattivanti e toni polemici, lo sappiamo. Chi scrive questo pezzo, del resto, si è dedicato a un’infornata di dichiarazioni di Orbán piuttosto che ad altre notizie. Bisogna pur scrivere quello che interessa. Ma integrarlo con qualche dato potrebbe dare un quadro più realistico di una situazione che non è da Germania anni Trenta. Il diffuso accanimento contro il corrispondente da Berlino di Repubblica, che copre anche l’Ungheria, non m’interessa. Ho citato il servizio di Repubblica perché è il massimo che è arrivato da Budapest lo scorso fine settimana a raggiungere il cittadino medio italiano. Le testate maggiori sono costrette a risparmiare sui collaboratori esterni, mentre i media minori riprendono gli argomenti scovati dai big perché non hanno le risorse per andare più a fondo. In casi come quello ungherese, con un governo che fa temere le ipotesi più funeste, non sarebbe il caso di trovarsi un corrispondente sul posto?
bravissima signorina Leporatti!!!
io sono quiii!!!
Mi sembra un discorso tutto sommato normale, considerato il soggetto. Cioè, non ha senso come al solito.
Ricordo che secondo Metternich, l’Ungheria fa parte dell’Asia.
@timea: grazie per il controllo delle traduzioni, sei preziosa per EJ!
@falecius: almeno secondo le leggende i magiari arrivarono dalla regione degli Yugra, sugli Urali. E’ passato qualche anno e si mescolarono con altre popolazioni, ma le origini ci sono… 😉 Alcuni ungheresi si definiscono “metà asiatici”, ancora oggi.
Venerdì 17 partiamo per l’Ungheria con una banda musicale per un gemellaggio con gli omologhi della banda di Sumeg. Questi sono i gesti che servono a rafforzare il nostro essere europei.