ROMANIA: Impeachment per il presidente Băsescu. La fine di un'era

Dall’escalation degli scontri negli scorsi giorni, la Romania è arrivata alla resa dei conti tra il presidente Traian Băsescu e i suoi avversari politici Crin Antonescu e Victor Ponta. Il Parlamento si è espresso sulla richiesta di impeachment presentata dal primo ministro Ponta e, con 256 voti a favore e 114 contro, ha votato la sospensione dalle funzioni presidenziali di Băsescu. Il presidente, al potere dal 2004 e con il secondo mandato in scadenza nel 2014, è stato accusato di minacciare l’indipendenza del sistema giudiziario e della Corte Costituzionale e di aver preso alcune importanti decisioni socio-economiche scavalcando il governo. Il 29 luglio il popolo romeno sarà chiamato a dare il suo giudizio in un referendum che, in caso di voto favorevole, renderebbe definitiva la destituzione di Băsescu.

La decisione del Parlamento è arrivata al termine di due settimane torride per la politica romena, con accuse e minacce di sospensione reciproche tra Băsescu e Ponta, quest’ultimo accusato di aver plagiato gran parte della sua tesi di dottorato (il cui relatore fu Adrian Năstase – primo avversario alle presidenziali di Băsescu – che recentemente ha tentato il suicidio dopo essere stato condannato al carcere per dei finanziamenti elettorali illeciti), di voler smantellare la Corte Costituzionale e di aver scavalcato Băsescu nelle sue prerogative presidenziali rappresentando la Romania al Consiglio UE di Bruxelles, nonostante il parere contrario della Corte.

La “guerra di palazzo” è continuata con la revoca dei presidenti delle due camere – Vasile Blaga e Roberta Anastase – da parte della coalizione di opposizione USL (Uniunea Social-Liberală) e la loro sostituzione con due uomini di Ponta, Valeriu Zgonea e Crin Antonescu, e con la modifica della legge che prevede che le mozioni di impeachment vengano prima avallate dalla Corte Costituzionale. Un piano ben congegnato nelle tempistiche visto che, dopo la sospensione del presidente, la Costituzione romena prevede che le sue funzioni siano assunte provvisoriamente dal presidente del Senato, ovvero Antonescu. Nel caso in cui il referendum ratificasse la sospensione di Băsescu, Antonescu diventerebbe il presidente della Romania.

Non è la prima volta che Băsescu subisce una mozione di impeachment: già nel 2007 il presidente dovette affrontare un periodo di sospensione per diversi capi d’accusa, quali le frequenti ingerenze nei domini di altre istituzioni statali e la manipolazione delle stesse, oltre all’istigazione dell’opinione pubblica contro governo e parlamento. La situazione rimase congelata un mese, dal 19 aprile al 19 maggio, data in cui tre quarti dei romeni si espressero a favore della reintegrazione del presidente nelle sue funzioni. Potrebbe non essere così facile oggi: Băsescu ha perso popolarità e legittimazione dopo aver abbassato del 25% gli stipendi degli statali e dopo una serie di misure di austerity mal digerite dalla popolazione. Da gennaio Piața Universității a Bucarest ha cominciato a riempirsi di manifestanti il cui grido di battaglia era “Jos Băsescu!”. Infine, sono stati vani i tentativi di “Băse” di guadagnare tempo nominando Mihai Răzvan Ungureanu capo del governo – durato appena tre mesi – al posto di Emil Boc.

Se è vero che il paese da mesi chiedeva un cambiamento, non è detto che sia per il meglio: mentre dall’Unione Europea Viviane Reding, commissario UE per la Giustizia, esprime la propria preoccupazione per lo stato di indipendenza del settore giudiziario – tuttora l’unico dell’intera Unione insieme a quello bulgaro a rimanere sotto lo scrutinio di Bruxelles – a Bucarest i leader più influenti usano le istituzioni come corpi contundenti da lanciare contro l’avversario per indebolirne la legittimità. Altre alternative non sono all’orizzonte, un cambiamento era richiesto e forse dovuto da parecchio tempo: resta il dubbio su una coalizione tenuta insieme solo dal riferimento negativo a Băsescu e che non ha dimostrato negli ultimi due mesi, da quando Ponta diventato capo del governo, maggior rispetto per le istituzioni. E che ora attende dal referendum del 29 luglio una legittimazione a prendere i posti di guida dello stato.

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

Leggi anche

Romania elezioni presidenziali

ROMANIA: Considerazioni a caldo tra appuntamenti elettorali

Il primo turno delle elezioni presidenziali ha visto l’ascesa inaspettata ma travolgente di Călin Georgescu, semi-sconosciuto candidato indipendente di estrema destra. Al secondo posto, con una rimonta all’ultimo voto ampiamente supportata dalla diaspora, si è piazzata Elena Lasconi, moderata liberale di centrodestra. Uno scenario, quello Lasconi-Georgescu, che nessuno aveva predetto. Tante domande e tante ipotesi per cercare di capirci qualcosa fino al prossimo appuntamento elettorale di domenica 1 dicembre, quando si voterà per eleggere il parlamento. 

2 commenti

  1. Sembra la copia in salsa carpatica di Silvio vs the Communists. Ponta vanta anche un master all’Università di Catania, falso. Che uomo ridicolo.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com