L’Uzbekistan, con una decisione improvvisa ma non inaspettata, rischia di compromettere seriamente gli sforzi russi per ricreare una propria sfera di influenza in Asia Centrale, mettendo a repentaglio la stabilita’ stessa della regione.
Il governo uzbeko ha infatti recentemente annunciato ufficialmente di non ritenersi piu’ membro della CSTO (Collective Security Treaty Organization), un’organizzazione che riunisce gli stati ex-sovietici, ad eccezione del Turkmenistan, costituendo di fatto una sorta di NATO centroasiatica egemonizzata dalla Russia.
La CSTO e’ nata nel 1992 dagli accordi siglati tra Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kyrghizistan, Russia e Tagikistan configurandosi come una vera e propria alleanza militare che vincola i rapporti militari dei membri nei confronti di paesi non membri. Il ritiro uzbeko segue nel tempo quello dell’Azerbaijan e della Georgia.
L’uscita dell’Uzbekistan non desta stupore in quanto questi aveva gia’ abbandonato la CSTO, seppur per breve tempo, nel 1999; inoltre nel 2009 il Presidente uzbeko Karimov rifiuto’ di sottoscrivere la ceazione della CFOR (Collective Forces of Operative Reaction), ossia una sorta di reparto di pronto intervento all’interno della CSTO. Ma la decisione che sembra essere alle origini del ritiro (o sospensione, le fonti di informazione discordano su questo punto) sembra essere stata l’approvazione, nel dicembre 2011, di una norma interna alla CSTO che attribuisce di fatto alla Russia la possibilita’ di porre il veto alla costruzione di basi militari di paesi terzi sul territorio di paesi membri dell’organizzazione: la norma infatti prevede che nuove basi militari possono essere concesse solo con il consenso unanime di tutti i paesi CSTO.
Questo ci riporta direttamente al ritiro americano dall’Afghanistan e dalla necessita’ statunitense di avere basi d’appoggio in Asia Centrale. L’Uzbekistan sembra quindi fare una netta “scelta di campo” rifiutando il sempre piu’ stringente controllo russo sui paesi dell’area; non sembra essere un caso che recentemente la CSTO abbia aperto un proprio ufficio a Mosca… La Russia si trova quindi ora con delle spinose questioni sul lato ovest del suo schieramento centroasiatico, dato che da sempre il Turkmenistan, confinante con l’Uzbekistan, rifiuta di aderire ad organismi sovranazionali.
L’annunciato ritiro USA dall’Afghanistan sta di fatto destabilizzando la regione, e la possibilita’ di introiti derivanti dalla concessione di basi militari sta aumentando il pericolo di tensioni. Preoccupanti segnali a riguardo sono venuti dalle quasi contemporanee esercitazioni militari della SCO (Shanghai Cooperation Organisation), della quale fanno parte Russia e Cina, in Tagikistan e americane (sotto forma di intervento in caso di calamita’ naturali) in Kyrghizistan.
Tuttavia Mosca continua ad avere un importante ruolo mediatore nell’area come mostra il caso del conflitto latente tra Uzbekistan e Tagikistan relativamente a questioni economiche e territoriali. Paradossalmente entrambi i paesi ricercano l’appoggio russo ma allo stesso tempo allontanandosi da Mosca in politica estera. L’Uzbekistan come visto sta entrando nella sfera statunitense mentre il Tagikistan, a causa del gia’ citato diritto di veto alla concessione di basi militari, sta stringendo i propri rapporti con l’Iran. Entrambe le parti in conflitto vedono la possibilita’ di concedere basi militari all’esercito americano come un miglioramento della propria condizione: politica per l’Uzbekistan ed economica per il Tagikistan.
L’Uzbekistan sta quindi aprendo una crepa nello schieramento difensivo russo che presumibilmente non manchera’ di sviluppi
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