MOLDAVIA: Gli irriducibili gagauzi

La regione autonoma di Gagauzia, nella Moldavia meridionale, è abitata da una minoranza cristiana di lingua turca. Gli antenati musulmani dei Gagauzi fuggirono da queste terre allo scoppio delle guerre tra Russia e Turchia del XVIII secolo. Il prezzo da pagare per chi voleva restare nella regione era la conversione al cristianesimo. La lingua locale, un dialetto turco, presenta adesso un’influenza russa piu forte di quella islamica presente in altri dialetti turchi.

I gagauzi sono lontani eredi di tribù turco-selgiuchidi che, dopo altre popolazioni turcofone delle steppe asiatiche, giunsero nella regione intorno al XV secolo occupandola e -successivamente- facendola divenire provincia dell’impero ottomano. Va ricordato che la regione moldava, fino a quel periodo, era controllata da un principato rumeno che già nel Trecento si trovò a far fronte all’invasione mongola. Una terra difficile da difendere, dunque. Quando i russi, nel XVIII secolo, si lanciarono nella guerra contro gli ottomani, la popolazione turca residente da secoli nella zona fu costretta a fuggire. Per restare nelle loro case, la condizione fu di convertirsi al cristianesimo ortodosso. Solo alcuni accettarono il compromesso: da allora i gagauzi sono l’unica popolazione turca di religione cristiana al mondo.

Cartina della Moldavia, i territori colorati in scuro sono quelli della regione autonoma di Gagauzia

I russi chiamarono la nuova provincia “Bessarabia“. La Bessarabia solo in parte ricalca l’odierna Moldavia, all’epoca occupava infatti territori oggi appartenenti all’Ucraina -la cosiddetta Bessarabia storica- dai quali i russi scacciarono i Nogai (altra popolazione turcofona e irriducibilmente musulmana). Tra il 1750 e il 1846 i russi favorirono i gagauzi che, lentamente, bonificarono l’area rendendola produttiva per sé e per Mosca.

I gagauzi hanno fatto del resistere alla consueta serie di tattiche di assimilazione un’arte, il che spiega molto bene la loro ostinazione a dispetto del nazionalismo moldavo. Anche in tempi recentissimi la costante minaccia da parte dei gagauzi di separarsi dalla repubblica moldava -indipendente dal 1992- ha costretto infine Chisinau a concedere l’autonomia della Gagauzia nella gestione dei suoi affari interni e a una migliore rappresentanza della regione a livello governativo.

Oggi la capitale della Gagauzia, Comrat, è una minuscola cittadina situata circa 92 km a sud-ovest di Chisinau. Sede di un’università, nel 1990 la città fu teatro di violenti scontri tra le forze armate moldave e i nazionalisti gagauzi in lotta per l’indipendenza della regione.

Con l’eccezione di un breve periodo d’indipendenza con la costituzione della Repubblica di Comrat durato appena cinque giorni nell’inverno del 1906, i gagauzi sono stati governati in successione dall’Impero russo, dalla Romania, dall’Unione Sovietica e dalla Moldavia. Dopo la dichiarazione d’indipendenza nel 1990, a cui seguì un referendum, nel 1994, si arrivò ad un accordo che sancì una larga autonomia del territorio.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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