Il massacro di Srebrenica, era l’11 luglio 1995

Il genocidio di Srebrenica è una di quelle pagine della Storia che difficilmente, una volta apprese, possono essere dimenticate. Esse diventano simboli, eventi la cui gravità riassume un intero (e controverso) insieme di vicende. Il problema è che Srebrenica non è una di quelle pagine indelebili, anzi è necessario un costante richiamo a quei fatti per tenerne vivo il ricordo.

Tant’è che l’Unione Europea ha dichiarato l’11 luglioGiornata della Memoria” soltanto nel 2009, a ben quattordici anni dal massacro. Recentemente il Parlamento di Belgrado ha approvato un documento nel quale si attestano le responsabilità serbe nel massacro che però resta un massacro, nessuno a Belgrado vuole sentir parlare di “genocidio“. Occorre anche sottolineare che la presa di responsabilità serba è stata resa tanto più difficile dalla presenza in Parlamento del Partito Socialista, erede diretto di Milosevic.

Quell’11 luglio del 1995 Srebrenica era presidiata dalle truppe olandesi dell’Onu, quelle stesse truppe che -dopo qualche salva sparata dalle truppe paramilitari di Radko Mladic- abbandonarono la città per riparare alla base militare di Potocari. A dire il vero, però, i caschi blu -cui era stato consentito l’uso delle armi- all’avvicinarsi di Mladic diedero l’allarme richiedendo al comando centrale di stanza a Zagabria un intervento aereo di supporto per difendere la città. La richiesta del colonnello Karremans però non potè essere accolta poiché, secondo le regole d’ingaggio, un bombardamento aereo era possibile solo nel momento in cui si stesse svolgendo un’azione di guerra concreta. Quando i carrarmati serbi entrarono a Srebrenica, l’11 luglio, finalmente gli F-16 poterono alzarsi in volo. Solo due però arrivarono sull’obiettivo, senza sortire alcun effetto. Gli altri caccia, in volo già da ore, avevano esaurito il carburante in attesa dell’ordine di colpire che tardava ad arrivare, furono così costretti a rientrare in Italia per rifornimenti.  I soldati olandesi presenti a Srebrenica furono accusati dai media internazionali di avere abbandonato la città a Mladic quando la responsabilità dell’insuccesso Onu sarebbe forse da ricercarsi nelle più alte sfere della politica mondiale, in quelle stanze dei bottoni nelle quali chi poteva non ha voluto fare.

Srebrenica ospitava oltre 40mila profughi musulmani in fuga, quando Mladic arrivò in città assicurò agli olandesi che avrebbe scortato i profughi nelle aree controllate dall’esercito bosniaco-musulmano. Così non fu. Dopo aver caricato ragazzi, uomini e vecchi su dei camion, li portarono nei boschi circostanti dove li uccisero seppellendoli in fosse comuni. Finora si sono contate 8732 vittime. Le donne, risparmiate alla carneficina, furono oggetto di un altro strumento proprio della pulizia etnica: lo stupro.

Oggi Srebrenica è -in ottemperanza agli accordi di Dayton– parte della Repubblica Srpska, il territorio bosniaco controllato dalla minoranza serba. E ciò malgrado il genocidio che proprio i serbi perpetrarono sulla popolazione. Nel 1991 i musulmani bosniaci (i cosidetti “bosgnacchi“) erano 3673 su una popolazione totale di 5746 abitanti, vale a dire più del 63%. Nel censimento del 2005 il numero di bosgnacchi a Srebrenica si è ridotto di due terzi.

Al di là dei numeri, delle responsabilità, della giustizia che ancora non riesce a catturare il latitante Radko Mladic*, delle mezze ammissioni del Parlamento serbo, delle morti sospette nelle prigioni dell’Aja, resta aperta e sanguinante la ferita di Srebrenica. Aperta poiché ancora la coscienza europea non ha fatto i conti con il più grave eccidio dalla Seconda Guerra mondiale in poi. Sanguinante nell’indifferenza e nell’ignoranza dell’opinione pubblica occidentale che dei Balcani, e dell’Europa orientale in genere, se ne lava le mani.

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* Ratko Mladic è stato arrestato un anno dopo la stesura di quest’articolo.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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5 commenti

  1. Esistono molte « dietrologie » sul massacro di Srebrenica, alcune probabile, altre fantasiose, altre che non stanno né in cielo né in terra. Fatto sta che la maggior parte delle persone non é conoscenza di TUTTI i fatti o della maggior parte dei fatti, verificatisi a Srebrenica e nei dintorni, in quei terribili giorni di guerra.
    Srebrenica era una « zona franca », in teoria, doveva essere una zona per rifugiati civili, totalmente disarmata e nelle mani dell’ONU. Non ci dovevano essere né truppe serbe e tanto meno croato-mussulmane. Ma purtroppo i fatti non erano Così. A Srebrenica c’era la 28a divisione del Secondo Corpo d’Armata Bosniaco, comandato da Naser Oric, ex guardia del corpo di Slobodan Milosevic. Una volta iniziata la guerra, si arruolo nell’esercito mussulmano e prese addirittura il comando della divisione. In quel periodo, non si capiva assolutamente come stavano le cose, immaginatevi solo che, il presidente Tudjman e Milosevic camminavano a braccetto nel parco di una residenza governativa (esistono filmati della mia affermazione), decidendo come spartirsi il territorio bosniaco. Anche Izedbegovic e Milosevic facevano i loro accordi e certamente Srebrenica ne faceva parte. L’accordo poteva essersi svolto così : <>. Oltre ad un accordo del genere, possiamo anche aggiungere le varie scorribande notturne di Naser Oric e delle sue truppe, nei villaggi serbi circostanti Srebrenica. Uno dei più clamorosi era il massacro nella notte del Natale Ortodosso, dove centinaia di serbi, furono trucidati e le donne violentate dalle truppe di Oric. Ma com’é possibile tutto ciò, non doveva esser territorio franco ? disarmato ? sotto il controllo dei soldati olandesi dell’ONU ? Ebbene il Generale Philippe Morillon, responsabile ONU per l’area dei Balcani mandò varie informative al quartier generale e anche alla NATO avvertendo di quanto stava succedendo, del fatto che Oric e le sue truppe erano armati fino ai denti nella città di Srebrenica, dove in teoria doveva essere un porto sicuro per i civili. [ (cit : ) Il generale Philippe Morillon dichiarò la sua convinzione che l’attacco serbo su Srebrenica fosse una reazione diretta ai massacri di Naser Orić e delle sue forze avvenuti nel 1992 e nel 1993. ]
    Come mai gli aerei F-16 non intervennero ? Mi dispiace ma non é pensabile la questione della mancanza di rifornimenti, quando TUTTI quelli che hanno un minimo di conoscenze militari, sanno benissimo che : 1. In casi del genere, hanno sempre un aereo cisterna in volo che può restare in volo anche per 16 ore consecutive. 2. Dalla base di Aviano o da un’altra base ungherese, o albanese o chessivoglia, ci mettevano non più di venti min ad arrivare aerei straforniti ed armati fino ai denti. Allora ci domandiamo, PERCHÈ ? beh, era una situazione molto golosa per porre fine alla guerra ! Certamente l’impatto sui mass-media sarebbe stato immenso, lo shock terribile delle persone avrebbe finalmente spinto l’ONU a dare l’OK definitivo all’uso della forza bruta sui serbi per accettare l’accordo di pace. Pensiamo solo che durante quel periodo i serbi controllavano circa la~ della Bosnia e poco dopo, grazie ai bombardamenti NATO , all’intervento della Croazia al fianco delle truppe craoto-mussulmane i serbi ora controllano forse 1/3. Notiamo bene che le truppe croato-mussulmane e la Croazia erano fornite dai paesi occidentali,dagli USA dalla Germania ecc ecc. Invece i serbi della Bosnia erano soli ! La Serbia o ai tempi Jugoslavia, non era MAI entrata in guerra ufficialmente e quindi non ha mai mandato truppe della JNA in Bosnia. Certamente ci sono andati dei volontari, ma mai truppe regolari. Gli armamenti erano in gran parte arsenale della vecchi armata jugoslava che era rimasto in Bosnia, perché la dogana con la Serbia era sotto controllo ONU .
    Quindi secondo queste conclusioni, possiamo dire che Srebrenica non era altro che la mossa fatta fare ai serbi per farsi da soli scacco-matto. Fu sacrificata una città nel nome di una pace utopica della Bosnia. Giudicate voi, sappiate che Naser Oric fu condannato dall’Aja nel 2003 solo per crimini minori. L’accusa di genocidio nei confronti dei serbi, intorno a Srebrenica fu rigettata, poiché dicono che lui non poteva controllare i suoi uomini. Ebbene allora qualcuno spieghi perché Karadzic poteva controllare i suoi, quando i molti massacri non era presente. Non esiste giustificazione per nessuno dei capi, sarebbero da condannare in toto TUTTI, dal primo all’ultimo. Compresi governanti odierni, da tutte le parti. Ma purtroppo spesso fa comodo avere dei criminali alleati che governano uno staterello fantoccio.
    Pensate che oggigiorno, con i problemi del terrorismo dei fondamentalisti islamici, abbiamo nel cuore dell’Europa, per l’esattezza in molti villaggi montani della Bosnia, abbiamo moltissimi mujaheddin, rimasti lì dal tempo della guerra. Gente venuta dall’Iran, dal Pakistan e cosi via. Basi di Al-Quaeda sull’uscio di casa nostra. Pensate bene, l’Europa e la Nato é andata a combatterli in Afganistan in Iraq e nel frattempo, permettono l’esistenza delle loro basi in Bosnia e anche in Kosovo.

    Manuel Miksa

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