RUSSIA: Nasce l'Unione doganale con Astana e Minsk

L’Unione doganale su cui a lungo avevano negoziato Russia, Kazakistan e Bielorussia è ormai una realtà. Al vertice ad Astana della Comunità economica euroasiatica i tre presidenti hanno firmato un comunicato congiunto con cui il 6 luglio e’ entrato in vigore il Codice Doganale unico.

Fino all’ultimo giorno Minsk non aveva confermato la ratifica di tutti i documenti necessari cercando di collegare il suo accordo all’abolizione dei dazi doganali sui prodotti petroliferi russi. Forse dimenticando che la Russia già fornisce in Bielorussia,  a dazio zero, il petrolio sufficiente per coprire tutti i fabbisogni interni. Soltanto poche ore prima dell’apertura del vertice, il presidente Lukascenko ha annunciato che tutto era pronto. Infine l’Unione è stata lanciata in modo trilaterale.

Secondo il presidente del Kazakistan, questo evento rappresento il piu’ grande successo della Comunitaà economica euroasiatica, secondo Dmitrij Medvedev, sarebbe un’impresa proficua ed interessante. Il fatto stesso dell’integrazione dei tre paesi che nel passato fecero parte di un unico stato  dimostra la necessità di una cooperazione più stretta ed efficace.

Le prospettive di questa strada conferma anche l’esperienza mondiale. Ricordiamo che anche l’Unione Europea come grande progetto politico é nata dalla collaborazione economica nell’ambito della Comunità europea  del carbone e dell’acciaio.

Ovviamente la Bielorussia non ha potuto perdere tale occasione. Comunque da parte di Minsk sono possibili nuove sorprese. Dice l’esperto Vladimir Zharikhin:

Non a caso alla fine dei conti Minsk ha firmato tutti i documenti, non aveva altra scelta. Il peggio per Lukascenko sarebbe stato se l’unione doganale funzionasse soltanto fra la Russia e il Kazakistan. Per l’economia bielorussa avrebbe significato una tragedia. Un’altra cosa e’ che fra poco sara’ necessario dividere i redditi sulla base dell’accordo firmato. Il fatto e’ che il flusso di merci verso l’Unione va, dall’Occidente, attraverso la Bielorussia, e dall’Oriente attraverso il Kazakistan. Ma l’87 % dell’import e’ destinato alla Russia, sebbene attraversi le dogane bielorusse e kazahe. Il che significa che l’87 % dei redditi dovrebbe andare alla Russia. Non e’ da escludere che il presidente Lukascenko tentera’ di ridistribuirli a suo vantaggio. Comunque sia e’ stato compiuto il passo piu’ importante, irriversibile che spingera’ le nostre economie ad una maggiore integrazione.

Alcuni analisti prevedono la rinascita dei legami industriali dell’epoca sovietica, ma avvertono che questo potrebbe favorire un certo isolamento tipico all’economia dell’URSS. La maggioranza degli esperti però è convinta che nessuno dei tre paesi sia pronto a chiudere il proprio mercato ai prodotti ed investimenti stranieri e che in prospettiva, questa struttura potrà abbracciare tutti i paesi che ora fanno parte della Comunità degli Stati indipendenti.

Fonte: La Voce della Russia

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. incredibile che ci siano voluti vent’anni per fare qualcosa che ai tempi dell’URSS c’era già.

    • Già, oggi però riavvicina al Cremlino Paesi che, in un modo o nell’altro, avevano provato a sganciarsi dalla “madre Russia”. E’ uno dei segni dell’innegabile ritorno della Russia come protagonista dello scacchiere internazionale

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