di Matteo Zola
Komorowski è il nuovo Presidente della Repubblica di Polonia. Alla fine il pronostico è stato rispettato anche se a un certo punto è sembrato che Jaroslaw Kasczynski, fratello del defunto Lech, potesse riuscire nel colpaccio. Dopo un primo turno che doveva sancire la vittoria di Komorowski, i due candidati si sono trovati a meno di quattro punti di differenza. Kaczynski è riuscito a colmare il grande distacco dei sondaggi grazie al risveglio delle campagne della Polonia orientale, le stesse che lo hanno votato in massa in questo ballottaggio portandolo persino in vantaggio nelle prime proiezioni di voto.
Il Paese esce da queste elezioni spaccato in due: la parte orientale, a vocazione rurale, è stata stravinta da Kaczynski mentre le grandi città occidentali hanno visto in Komorowski un leader capace di incarnare l’europeismo verso cui s’indirizza la popolazione urbana. L’incidente aereo in cui ha perso la vita l’ex presidente Lech Kaczynski ha poi fatto da volano alla rincorsa del fratello Jaroslaw che ha saputo cavalcare l’onda emotiva che ha investito la Polonia. La vittoria di Komorowski, infine, è stata resa più ardua dal mancato appoggio del Partito Socialdemocratico -che si è dichiarato neutrale- il cui candidato, Grzegorz Napieralski, aveva raccolto al primo turno il 14% dei voti.
Ora la Polonia si trova di fronte alla necessità di praticare riforme economiche, avere un Presidente e un Primo Ministro dello stesso partito rende senz’altro più facile questo percorso. Ma c’è poco tempo. Tra un anno si voterà per le legislative e questa volta sarà Tusk a dover cercare i voti per un nuovo mandato, impresa non facile visto che Kaczynski e il suo partito sono usciti da queste elezioni -malgrado la sconfitta- tutt’altro che deboli.