UCRAINA: Inizia a Kiev il viaggio di Hillary Clinton nell'orto di casa russo

di Matteo Zola

EDITORIALE – E’ iniziato a Kiev il viaggio del Segretario di Stato americano Hillary Clinton nell’Europa orientale. Le tappe di questo tour politico-strategico sono Ucraina, Polonia, Azerbaijan, Armenia e Georgia. Un chiaro segno di come la politica estera americana, pur abbandonando l’aggressività della dottrina Bush e del suo scudo spaziale puntato contro Mosca (pardon, Teheran), non ha rinunciato a consolidare la propria influenza nell’area. Certo, Obama si muove con cautela per non pestare i calli al Cremlino che ritiene la regione il suo “orto di casa“.

Dai tempi di Bush sono cambiate parecchia cose. Il fallimento delle rivoluzioni colorate hanno segnato il declino dell’americanizzazione dei Paesi che furono membri dell’Urss. Nel lontano oriente si assiste alla guerra civile in Kirghisia, nel oriente più prossimo alla “fusione” tra Ucraina e Russia. Il fallimento della Rivoluzione arancione, che portò al potere il tandem Yusheenko-Timoshenko, è dovuto anche all’isolamento cui il Paese si è venuto a trovare: aspettando l’aiuto di Washington, l’ingresso Nato e l’avvicinamneto alla Ue -che mai sono venuti- la recessione si è mangiata economia e posti di lavoro. Gli elettori hanno così cambiato rotta votando per Yanukovich e riconoscendo nel Cremlino l’unico partner possibile. E’ perciò responsabilità degli Usa se oggi l’Ucraina ha ceduto al Cremlino gas, esercito, areonautica, etcetera. La visita della Clinton non potrà sortire grandi effetti, se non dal punto di vista degli accordi energetici. Anche se -ha detto Hillary- “le porte della Nato sono ancora aperte“.

In Georgia la musica è di poco diversa. Dopo la guerra che ha strappato a Tblisi le due regioni di Abkazia e Ossetia del sud, Saakashvili è riuscito miracolosamente a mantenere il potere: il suo partito si è affermato alle recenti elezioni amministrative. Anche Saakashvili è però una vittima delle promesse mai mantenute da Washington, che ha abbandonato il Paese in balìa dei russi durante la guerra dell’agosto 2008 -una guerra “spinta” proprio dal Pentagono. La Clinton incontrerà anche esponenti dell’opposizione georgiana che denunciano la corruzione del governo.

A Varsavia poi, dopo la tragedia di Smolensk, molte cose sono destinate a cambiare: prima di tutto le relazioni con Mosca. Il governo Tusk intende inoltre accelerare il disimpegno delle truppe polacche dall’Afghanistan, un intervento fortemente voluto dal defunto Lech Kaczynski, partner fedele di Bush jr e sostenitore del suo “scudo spaziale”.

Armenia e Azerbaijan sono poi opposte dal nodo del Nagorno-Karabakh, di ardua risoluzione, ma soprattutto la visita a Baku è dovuta all’interesse americano per la posizione strategica del Paese in funzione anti-iraniana. Su questo aspetto rimando alla lettura dell’articolo: Azerbaijan, la visita di Hillary e le strategie di Washington.

Cosa verrà fuori da questi incontri è presto per dirlo, certo il ruolo americano ne uscirà ridimensionato ma non sono da escludersi nuove prospettive di partenariato più consone alla linea Obama. Staremo a vedere, prossimamente su questi teleschermi.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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