Ataka! L'estrema destra bulgara

In Bulgaria il partito Attacco Unione Nazionale (Национален Съюз Атака, Nacionalen Săjuz Ataka), noto anche come Ataka, può essere considerato il partito più a destra attualmente presente in Parlamento. Ataka, che si è presentata alle elezioni politiche bulgare per la prima volta nel 2005, è il risultato di una serie di “fusioni” di piccoli partiti di destra nazionalista.
Ataka infatti comprende Movimento Nazionale per la Salvezza della Patria (Nacionalno Dviženie za Spasenie na Otecestvoto); Partito Patriottico Nazionale Bulgaro (Balgarska Nacionalna-Patriotična Partija); Unione delle Forze Patriottiche e dei Militari Riservisti (Săjuz na Patriotičnite Sili i Vojnite ot Zapaca Zacšita).

Sostenuto da molti ex militari, Ataka si è caratterizzato per il rifiuto all’ingresso della Bulgaria nella Nato e nell’Unione Europea. Il partito ha proposto il riconoscimento della religione cristiana ortodossa come religione di Stato ed ha criticato i “privilegi” per le minoranze linguistiche presenti in Bulgaria, in particolare turchi e Rom.

Ataka non è però in alcun modo assimilabile al neonazismo, è “solo” uno dei tanti partiti ultranazionalisti europei coi quali condivide antisemitismo e antieuropeismo cui aggiunge l’odio contro i Rom (come anche in Slovacchia, Ungheria e Romania). Alle presidenziali del 2006 il leader di Ataka, Volen Nikolov Siderov, arrivò secondo con il 21,5% dei consensi al primo turno, ma fu ampiamente battuto al ballottaggio da Parvanov (BSP).

All’esordio nelle politiche del 2005 raccoglie l’8,1% dei voti, aggiudicandosi 21 seggi al parlamento bulgaro. Alle elezioni europee del 2007, Ataka ha ottenuto il 14,2% ed ha eletto due euro-deputati. Alle elezioni legislative del luglio 2009 ha raccolto il 9,4% e gli vengono assegnati nuovamente 21 deputati all’assemblea, ma successivamente 11 di questi decidono di staccarsi e costituirsi indipendenti, lasciando il partito con soli 10 rappresentanti in parlamento. Il leader Siderov accusò il premier Bojko Borisov di “aver comprato” i parlamentari di Ataka.

La chiave della popolarità del partito risiede principalmente nella capacità di veicolare l’odio razziale nei confronti della minoranza Rom, nonostante lo stesso leader abbia più volte sostenuto che Ataka non si fonda sull’odio razziale né sulla xenofobia, ma rispecchia e persegue gli interessi di tutti i cittadini che si definiscono bulgari.
Quello della minoranza zingara è un problema sentito nel Paese, così come il nazionalismo è un elemento caratterizzante della società bulgara. Anche la minoranza turca è osteggiata da Ataka ma non per motivi strettamente etnici. Il “risorgimento” bulgaro di metà ottocento, cui si lega la riscoperta di una lingua quasi del tutto perduta nei secoli, nasce in opposizione al dominio ottomano. Il nazionalismo trasse allora linfa dall’antica storia dell’Impero bulgaro (il Primo Impero, dal 681 al 1018 d.C., poi assoggettato dai bizantini,  che si estendeva da Tessalonica a Belgrado, fino alla Transilvania. E il Secondo Impero, che esistette dal 1185 al 1396). Uno dei momenti di maggior popolarità raggiunto dai nazionalisti di Ataka è sicuramente il grande raduno del 2009, a cui parteciparono oltre diecimila attivisti per celebrare la liberazione della Bulgaria dopo oltre 500 anni di schiavitù sotto gli Ottomani.
L’ostilità verso la minoranza turca, che ha comunque un suo partito ed è rappresentata in Parlamento dal Movimento per i diritti e le libertà di Ahmed Dogan, ha quindi ragioni storiche ma non si traduce in effettiva discriminazione razziale. Il picco del conflitto col Movimento di Dogan risale al 2012 quando, nella città etnicamente mista di Kardzhali, la maggioranza turca dell’amministrazione locale negò che si conferisse la cittadinanza onoraria al gen. Vasil Delov, da molti ritenuto un eroe delle Guerre Balcaniche (1912-1913). Lo stesso Dogan ritiene che le Guerre Balcaniche furono pulizia etnica.

 Il principio cardine del partito resta quindi la retorica nazionalista e discriminatoria non solo verso le minoranze nazionali ma anche verso gli omosessuali, come dimostra il supporto offerto alla chiesa ortodossa nel protestare contro il gay pride di Sofia nel 2012, e nell’organizzazione di una contromanifestazione a cui capo vennero fatte sfilare coppie di neo sposi.
Ciononostante, dal marzo 2012, Ataka ha aperto la possibilità a future alleanze con altre forze nazionaliste, tra cui il Movimento Nazionale Bulgaro (IMRO), e si è ridimensionato in senso più strettamente “sociale” nella formula di Siderov e il suo “nuovo percorso della Bulgaria”. Tra gli obbiettivi, quello dell’aumento dei salari e della fine della politiche neoliberali ritenute colpevoli della svendita delle risorse nazionali a imprese estere, nonché la nazionalizzazione delle compagnie energetiche e misure di sostegno per le piccole-medie imprese.
Sicuramente, il sostegno ad Ataka è andato a calare negli ultimi anni come dimostra il misero 3, 7% ottenuto da Siderov alle presidenziali del 2011, ma nel panorama politico delle destre nazionali dell’est Europa resta un punto di riferimento ben saldo, il cui potenziale non va sottovalutato.

 

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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