di Matteo Zola
Senza un’adeguata rete di infrastrutture i giacimenti russi resterebbero inerti. La Russia può contare su una serie dii rotte energetiche capaci di esportare all’estero grandi volumi di metano. Alternativa alle pipelines russe, al momento, non ce n’è. Il progetto Nabucco, fortemente voluto dall’Unione Europea per garantirsi l’autonoa compiuto e incontra molti problemi. Principalmente politici. Ecco le principali rotte del gas, russe e non solo.
1) Proprio da Baku parte il ramo Baku-Erzurum (Bte) del gasdotto Nabucco. Attraverso il territorio dell’Azerbaigian arriva fino in Georgia, passando da Tblisi, svolta verso sud, in Turchia, dove si collega al Nabucco a Erzurum. Un braccio del Baku-Erzurum arriva a un terminal sul Mar Nero, in Georgia, presso la città di Supsa a sud dell’Abkazia.
2) Ad Erzurum arriva anche il ramo Tabriz-Erzurum che porta il gas iraniano fino al Nabucco, tale fornitura non piace però a Washinton.
3) Il Nabucco vero e proprio parte da Erzurum, passa da Ankara diretto a Istambul e da lì all’Europa. La parte europea è ancora in fase di realizzazione, il progetto prevede che passi dalla Bulgaria, dalla Romania, dall’Ungheria fino a Vienna. Un secondo ramo del Nabucco parte da Bursa, in Anatolia, e passa dalla Grecia, attraversando l’Adriatico, fino all’Italia.
4) Dal Turkmenistan, regione di Dauletabad, parte il gasdotto che attraversa l’Iran fino a Tabriz. Dallo stesso luogo s’avvia il gasdotto russo-turkmeno che porta il gas fin nel cuore della Russia, attraverso il Kazakistan, e -con un secondo ramo- fino agli Urali.
5) Dall’Azerbaigian parte il gasdotto Transcaspico che arriva fino al porto sul Mar Nero di Novorossiijsk attraversando il Daghestan, la Cecenia, il territorio di Stavropol. Tutte queste regioni appartengono alla Federazione Russa e dipendono direttamente da Mosca.
6) Il principale vettore russo è il Sojuz, che porta il gas da Samara, negli Urali meridionali, fino all’Ucraina. Qui si congiunge con il gas proveniente da Jamalo-Nenec, circoscrizione autonoma della Siberia occidentale.
7) Dalla stessa regione, e dalla Pečora, proviene il gas diretto al Mar Baltico. Qui, per sottrarsi al ricatto delle repubbliche baltiche, è in progetto il gasdotto North Stream, che le aggira e attraverso il mare arriva fino alla Germania (è previsto un ramo verso la Svezia).
8 ) Dal porto di Novorossijsk, ove si congiungono il Transcaspico e il Sojuz, è in progetto la rotta che permette l’aggiramento dell’Ucraina, attraverso il Mar Nero: si tratta del gasdotto South Stream che prevede il passaggio (e quindi la fornitura) nei paesi tradizionalmente amici di Bulgaria, Serbia, Ungheria fino a Vienna e addirittura all’Italia.
L’81,6% del gas russo è venduto all’Europa. Ad oggi la gran parte della rete di gasdotti verso l’Europa passa da Ucraina e Bielorussia. Dall’Ucraina viene poi rifornita la Slovacchia la Repubblica Ceca, la Germania, la Slovenia, l’Austria, l’Italia, e in misura minore l’Olanda e la Francia.
Questo spiega come la recente crisi del gas tra Kiev e Mosca abbia coinvolto buona parte d’Europa. Infatti dall’Ucraina, attraverso Moldavia (e Transdniestria) viene rifornita, la Romania, la Bulgaria, la Grecia, la Macedonia.
Dalla Bielorussia, paese che come l’Ucraina è accusata da Mosca di rubare gas russo, viene rifornita la sola Polonia. approvvigiona direttamente La Russia la Finlandia e le tre repubbliche baltiche.
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