di Matteo Zola
L’esportazione di gas russo può contare su immensi giacimenti di metano. Nella Siberia occidentale, soprattutto, ma anche in quella centrale e orientale così come nel mar Bianco. Alcuni giacimenti sono anche nel Caucaso e nel Caspio della regione di Astrakan. Fuori dai confini russi sono pochi gli attori energetici di rilievo e tutti dipendono dalle infrastrutture russe.
I principali giacimenti di gas naturale fuori dalla Russia sono in Kazakistan, nella regione di Astrakan, presso la città di Atyrau, sul Mar Caspio, e nella regione di Karachaganak, al confine settentrionale con la Russia. In Uzbekistan nella regione di Gazli. Ancora in Kazakistan nella regione di Zhetybay, sul Mar Caspio, al confine col Turkmenistan. Proprio il Turkmenistan ha giacimenti importantissimi, tutta la regione del Khorog Majsk e quella del Dauletabad, al confine con l’Iran, sono ricche di gas naturale. Solo recentemente il Turkmenistan ha aperto i suoi giacimenti all’estrazione di partner anche occidentali: in prima fila per il gas turkmeno c’è Eni, ma è determinante la presenza di Gazprom. Dal Turkmenistan muove anche il Tapi, il gasdotto transafgano che porta il gas verso l’India passando dalla provincia afgana di Herat, sotto controllo delle forze armate italiane del contingente Nato.
Anche l’Iran presenta numerosi giacimenti ma il paese di Theran è tagliato fuori dalle rotte di rifornimento verso l’Occidente a causa del divieto americano, gli Stati Uniti infatti vorrebbero quale partner energetico europeo l’Iraq, la cui stabilità politica tarda però ad avverarsi.
Le vie per sottrarre l’Europa alle forniture russe, in nome di quell’autonomia energetica che Washington persegue per i suoi alleati Nato, partono per ora dal solo Azerbaijan, con tutti i problemi del caso. Le risorse azere infatti non sono destinate a durare poco più di dieci anni, ciò ha messo al riparo il governo di Baku dalla pressione russa ma non risolve le necessità europee di aggirare le rotte di Mosca. Il Nabucco è il gasdotto europeo in via di realizzazione che dovrebbe sottrarre il vecchio continente al monopolio russo. Per raggiungere questo obiettivo l’Unione Europea è andata ben oltre il patrocinio americano acquisendo la proprietà totale del progetto. Non solo: i soldi per la realizzazione sono stati stanziati da Bruxelles e le compagnie coinvolte sono tutte europee.
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