Il presidente della Repubblica greca, alle 14 di ieri, aveva dato ad Antonis Samaras, leader di Nea Demokratia (18,9%), il compito di formare il governo. Ma alle 19 di ieri Samaras getta la spugna. Come previsto dalla legge, oggi sarà il turno di Alexis Tsipras, leader della coalizione di sinistra Syriza, secondo partito uscito dalle urne (16,7%). Tsipras, classe 1974, avrà dunque l’arduo compito di formare un esecutivo in un contesto politico frammentato ma sostanzialmente diviso tra quei partiti che vogliono la continuità (Pasok e Nea Demokratia) e le forze che, in diversi modi, si oppongono all’austerity. Se Tsipras riuscisse nell’impresa darebbe vita all’esecutivo più a sinistra in Europa.
Tre i punti del programma di Syriza: formazione di un governo delle forze di sinistra, rifiuto del Memorandum (con cui i partiti greci del Pasok e Nea Demokratia s’impegnavano a proseguire nelle misure di rigore richieste da Fmi, Bce ed Eurogermania) e un piano per la ricostruzione del Paese. I comunisti del Kke (8,5%) hanno già detto di no. A sinistra restano solo il Pasok (i socialisti, crollati al 13,2%) e Sinistra democratica (fuoriusciti progressisti del Pasok, 6,1%). Si arriverebbe così al 36%, ma potrebbe non bastare. Inoltre Tsipras ha già dichiarato di non voler formare un governo con il Pasok “responsabile della crisi”.
In questa situazione caotica emerge la data del 17 giugno, giorno in cui si potrebbe tornare alle urne se anche Tspiras fallisse nel tentativo.
Perchè il Kke dice di no?
mio parere personale di alto profilo analitico: perché sono sbiellati. Fanno ancora i raduni dell’internazionale comunista con Lukashenko e Chavez! Non scherzo. Questi come programma avevano la rivoluzione! Continuo a non scherzare. Capisci che tanto non li avrebbe presi in considerazione nessuno, così si sono esclusi da soli.
M.Z.
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