SLOVENIA: Finalmente risolta la crisi di Pirano

di Matteo Zola

Foto da: Limes

Finalmente la questione della Baia di Pirano si è risolta. A Lubiana, l’attesissimo referendum sulla proposta di arbitrato per risolvere la decennale questione dei confini sloveno-croati ha dato esito positivo. I cittadini della piccola repubblica balcanica,

chiamati a votare lo scorso 6 giugno, si sono espressi per il “si” nel 51,7% dei casi, dando ragione al premier Borut Phaor primo sostenitore del voto referendario. Il referendum era stato scelto quale strumento per approvare l’accordo ratificato con la CRoazia dopo più di un decennio di contese territoriali.

La scelta di Lubiana, di giudicare il documento sottoscritto con la Croazia il 4 novembre 2009 a Stoccolma, è stata l’effetto di un’aspra concertazione politica tra il governo socialdemocratico di Phaor (Sd) e il primo partito di opposizione, il Partito democratico sloveno (Sds) divisi sulla reale utilità dell’accordo bilaterale. All’interno del parlamento, l’ala destra guidata dall’ex premier Janez Jansa giudicava l’arbitrato come sfavorevole alla Slovenia, per il rischio di privarla definitivamente dell’accesso alle acque internazionali, mentre la sinistra guardava alla risoluzione della controversia come ad un loro potenziale successo politico.

Firmando l’accordo d’arbitrato in novembre, la premier Jadranka Kosor e Bourt Pahor, si sono accordati secondo le direttive proposte da Olli Rehn, commissario europeo per l’Allargamento. Il documento bilaterale prevede di dirimere la controversia sul confine in modo definitivo e vincolante per entrambi i paesi, istituendo un organismo composto da cinque arbitri internazionali che avranno il compito di tracciare la linea di confine negoziata con le due parti, in modo da creare un punto di contatto tra le acque slovene e quelle internazionali.

Per comprendere però le origini dell’ormai celebre contesa della Baia di Pirano, si deve fare un passo indietro nel tempo. Il punto di partenza è la situazione al 25 giugno 1991, data in cui entrambi i paesi proclamarono l’indipendenza, con reciproco riconoscimento diplomatico, dopo l’uscita dalla Federazione Jugoslava. Nel costituirsi Stati indipendenti, Slovenia e Croazia formalizzavano di non avere contenziosi di frontiera e riconoscevano i propri confini. Il problema quindi non si era posto fino a quel momento perché gli spazi marittimi della ex Jugoslavia appartenevano alla Federazione e non alle singole repubbliche. Dissolta la federazione è cominciata la disputa, e i termini della controversia, dopo un iniziale periodo di positiva collaborazione, si sono radicalizzati nel 1993 quando la Slovenia ha rivendicato a se l’intera Baia e l’accesso alle acque internazionali. La richiesta slovena era esplicita e consisteva nello spostare di un chilometro e mezzo la linea di confine che attraversa il golfo (riconoscendo la propria sovranità territoriale su alcuni piccoli villaggi istriani) in modo da garantirsi un accesso diretto e indipendente alle acque internazionali, senza dover passare per quelle italiane o croate. La Croazia si è sempre opposta alle richieste slovene ma poi, con l’ingresso di Lubiana nell’Ue, le cose sono cambiate. Zagabria ha infatti visto il percorso d’integrazione europea sbarrato dal veto sloveno. Un accordo tra le parti è così diventato una priorità anche per i croati. croata

Adesso che l’accordo è ratificato e reso effettivo resta da decidere chi saranno gli arbitri internazionali che comporranno la commissione e probabilmente la scelta dei cinque nomi non sarà agevole. Si annuncia dunque un’estate infuocata sulle rive adriatiche. Un po’ meno per l’esercito degli euroscettici.

Iil conflitto fra i due Paesi, però, è da considerarsi disinnescato. Un sensibile passo in avanti per il processo d’integrazione europea e la definitiva pacificazione dei Balcani occidentali.

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Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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