Djindjic è stato Primo Ministro serbo dal 2001 ma soprattuto fu filosofo politico. Democratico ed europeista, acerrimo nemico di Milosevic, fu ucciso dalla mafia serba vicina ai nazionalisti. Nei primi anni duemila, infatti, la malavita serba era divisa in numerosi groppuscoli vicino a Milosevic per il quale si sono prestati come truppe paramilitari. Tra gli omicidi politici compiuti dalla mafia quello di Djindjic -che cercò di combattere il traffico di armi e droga- fu il più grave. Oggi Tadic, che come Djindjic è su posizioni democratiche e soprattutto (con l’aiuto della Dea americana) sta colpendo duramente il narcotraffico nei Balcani, è nel mirino della mafia. Una mafia ben peggiore, unita e feroce, che mantiene contatti con l’estrema destra.
Uno dei ricercati per l’uccisione del premier serbo Zoran Djindjic sette anni fa è stato arrestato dalla polizia croata. Lo ha annunciato il ministro dell’interno serbo, Ivica Dacic, in dichiarazioni all’agenzia Tanjug. Si tratta di Sretko Kalinic, latitante dal 2003, che era stato stato condannato in contumacia assieme ad un’altra persona, Milos Simovic, rispettivamente a 30 anni e 40 anni di carcere per l’uccisione del premier serbo avvenuta del 12 marzo 2003. L’arresto è frutto di una lunga collaborazione fra le polizie di Croazia e di Serbia, ha sottolineato Dacic, segnalando che le due polizie lavorano insieme da parecchio tempo per localizzare e arrestare i componenti ancora a piede libero della cosca mafiosa di Zemun che aveva pianificato e realizzato l’attentato al premier serbo. Il latitante, ha riferito il ministro, è stato arrestato e subito trasportato in ospedale: il procuratore della corte speciale per la criminalità organizzata serbo, Miljko Radisavljevic, ha detto di essere stato informato dai colleghi croati che Kalinic è stato colpito con armi da fuoco ieri a mezzogiorno in un sobborgo di Zagabria.
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