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ENERGIA: Turchia e Azerbaijan litigano per la torta, le pedine si schierano e la Russia vince in due mosse

di Pietro Acquistapace

L’addetto alle sorti energetiche europee…

L’accordo recentemente stipulato per la costruzione del gasdotto Trans-Anatolian Pipeline (TANAP) rischia di mettere in crisi i fin qui buoni rappori tra Turchia ed Azerbaijan. La cerimonia ufficiale per la firma del trattato, prevista a Marzo, e’ stata rinviata a data da destinarsi senza spiegazioni ufficiali.

Al centro della diatriba sembra esserci la divisione delle quote all’interno del progetto. Da parte turca sembra si voglia rimettere in discussione l’80% della compagnia azera (SOCAR), ed il conseguente 20% equamente spartito tra le compagnie turche BOTAS e TPAO, per arrivare ad una spartizione al 50% delle quote partecipative. Voci azere mettono invece in dubbio le possibilita’ finanziarie turche per la realizzazione del gasdotto. Portavoci della SOCAR hanno inoltre rivelato, il che sembra essere un chiaro messaggio alla controparte turca, l’interesse di compagnie occidentali come BP e la norvesege Statoil all’ingresso nel consorzio per lo sfruttamento del giacimento di Shah Deniz.

Per l’EU la non realizzazione del TANAP è di vitale importanza per rilanciare Nabucco West ed evitare la totale assenza di controllo sulla pipeline in territorio turco, il che significherebbe di fatto una dipendenza energetica, proprio cio’ da cui l’Unione Europea rifugge vista la “minaccia” russa di chiudere i rubinetti dei rifornimenti…

Minaccia russa che si fa sempre piu’ concreta dopo le voci riguardo all’ acquisto di due aziende energetiche greche da parte di tre compagnie russe. E’ infatti notizia recente che le russe Sintez ed Energiya, supportate da Gazprom, stiano per rilevare le greche DEPA, gia’ parte del fallimentare (a seguito delle scelte azere) consorzio ITGI, e DEFSA. Per l’annuncio ufficiale manca l’accordo finale, il cui raggiungimento e’ ostacolato dalla rilevanza geostrategica greca, e dal conseguente gioco al rialzo per il prezzo della cessione. Gazprom ha finora declinato ogni commento, ma resta il fatto che se la compravendita dovesse andare in porto sarebbe un passo fondamentale per il progetto russo South Stream ed una sonora e preoccupante sconfitta per i progetti dell’Unione Europea nel settore.

EU che deve anche digerire l’annuncio fatto il 30 marzo, al termine di un incontro tra il Presidente del consiglio di amministrazione di Gazprom, Alexey Miller, ed il neo Ministro bulgaro dell’energia e dell’economia Delian Dobrev. I due hanno siglato un accordo per la partecipazione bulgara, a partire dal 15 novembre, al South Stream nonche’ una serie di misure per il ribasso del costo del gas (11% del prezzo attuale) che la Bulgaria acquista per il 100% dalla Russia (per quanto riguarda il petrolio siamo solo all’89%…).

Da parte EU la decisione bulgara e’ fortemente criticata in quanto aggirerebbe il nuovo pacchetto legislativo relativo ai combustili, la cui entrata in vigore nei paesi membri e’ prevista per il 3 marzo 2013. Pronta la replica del Primo Ministro Bulgaro, Boyko Borissov, che non vede perche’ si debba vietare alla Bulgaria cio’ che e’ invece permesso alla Germania. Critiche all’accordo sono emerse anche tra le fila dell’opposizione anticomunista bulgara, che pone dei dubbi sulla effettiva’ proprieta’ della futura pipeline transitante in territorio bulgaro.

Parziale consolazione per l’EU giunge dall’Ucraina dove il Primo Ministro Mykola Azarov, in occasione di un vertice tenutosi a Baku con il Presidente azero Ilkham Aliyev, ha affermato la volonta’ del suo paese di partecipare alla Trans-Caspian Pipeline, legando le sorti energetiche ucraine ai progetti europei nel tentativo di svincolarsi da Mosca.

In conclusione possiamo dire che stiamo assistendo ad una partita che non risparmia colpi di scena e dove i giochi sembrano tutt’ altro che fatti. Molto probabilmente il future ci riservera’ altre emozioni, a risentirci per le prossime puntate…

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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2 commenti

  1. qualche info più sulla trans caspian gentilmente si possono avere. grazie

  2. Salve, Il Trans Caspian Pipeline e’ un progetto risalente agli anni ’90, nato da un’idea statunitense per portare il gas Turkmeno in Azerbaijan attraverso il Mar Caspio, Progetto poi abbandonato per l’opposizione di Russia ed Iran ed il problema dello status del Mar Nero stesso. Il progetto e’ stato ripreso dall’UE dopo la crisi dal gas Russo/Ucraina del 2006 ma rimane problematico vista la “volubilita’” turkmena e la mai risolta questione del Mar Caspio.
    Spero di avere risposto adeguatamente alla sua domanda

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