Dopo più di 11 anni dall’illegale annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, oggi gli l’amministrazione Trump si dimostrerebbe pronta a riconoscere la penisola come territorio russo. Tutt’oggi è difficile attribuire un’appartenenza storica alla penisola, ma il riconoscimento come territorio russo sarebbe il primo passo concreto verso la sconfitta ufficiale dell’Ucraina.
La Crimea è sempre stata un nodo strategico nel Mar Nero ambita da molti imperi. L’odierna Federazione Russa rivendica come propria la regione basandosi sull’annessione avvenuta nel 1783 su mandato di Caterina II a Grigorij Potëmkin. Da lì fino alla Rivoluzione d’Ottobre la Crimea divenne un caposaldo dell’Impero Russo, creando una mitologia patriottica attorno alla regione, ma dopo la Rivoluzione Bolscevica l’appartenenza storica non è l’unica componente nel riconoscimento della regione.
Ucraina o Russia? La Crimea (post)-sovietica
In epoca sovietica, la Crimea fu inizialmente istituita come Repubblica Socialista Sovietica Autonoma (ASSR) all’interno della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR) nel 1921. Dopo l’occupazione nazista, il regime stalinista deportò in massa i Tatari di Crimea e altre minoranze nel 1944, accusandoli falsamente di collaborazionismo. Queste azioni portarono all’abolizione dell’ASSR nel 1945 e alla creazione di un’Oblast ordinaria, in quanto la cospicua minoranza etnica venne deportata, e la penisola venne ripopolata da russi etnici. Un ulteriore cambiamento amministrativo avvenne nel 1954, quando l’Oblast di Crimea fu trasferita dalla RSFSR alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina per volere di Nikita Khrushchev, ufficialmente per motivi economici e geografici.
Dopo il 1991 la Crimea divenne parte dell’Ucraina indipendente. In questo contesto di transizione, nel 1992, fu ripristinato lo status di Repubblica Autonoma di Crimea all’interno dell’Ucraina, mentre i Tatari di Crimea deportati iniziavano a far ritorno nella loro terra. Nonostante iniziali tensioni e dibattiti sul futuro della penisola e sulla Flotta del Mar Nero, la Federazione Russa riconobbe l’integrità territoriale dell’Ucraina, inclusa la Crimea, attraverso accordi bilaterali significativi, in particolare il Trattato di Amicizia, Cooperazione e Partenariato firmato nel 1997, che definiva i rapporti tra i due Stati.
Nonostante il riconoscimento internazionale e gli accordi bilaterali degli anni ’90 che confermavano la Crimea come parte dell’Ucraina, le tensioni latenti riemersero fino al 2014, anno in cui, in seguito alla rivoluzione in Ucraina del 2013, la Russia decise unilateralmente di annettere la Crimea, facendolo cosi diventare un territorio de facto russo fino ad oggi, cominciando cosi l’invasione ufficiale dell’Ucraina.
Cosa sta succedendo oggi e future implicazioni
Secondo un articolo del Washington Post, l’amministrazione Trump sarebbe pronta a riconoscere il territorio occupato come territorio de iure russo: questo sarebbe il primo punto del suo piano di “pace” per porre fine alla guerra contro l’Ucraina.
Questa decisione, seppur in linea con la politica isolazionista del presidente americano, sconfesserebbe 80 anni di politica estera statunitense. Nonostante il fatto che, ideologicamente, il presidente americano si è dimostrato vicino al presidente russo, riconoscere la Crimea come territorio russo vorrebbe dire dare un vantaggio strategico ufficiale nel Mar Nero alla Federazione Russa, anche contro gli alleati della NATO, di cui, seppur con toni critici, gli Stati Uniti ne fanno ancora parte.
Al momento non ci sono ufficialità , ma l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas ha già espresso il suo disappunto dichiarando pubblicamente che l’Unione Europea non riconoscerà mai la Crimea come territorio russo, andando a inasprire il già difficile rapporto tra UE e Stati Uniti.
Spoiler: Trump non farà questa concessione, ma se lo facesse sarebbe un grave errore
Negli ultimi mesi, Trump ci ha abituato a dichiarazioni folli e a prese di posizione infelici, arrivando a creare terra bruciata attorno ai suoi alleati più fedeli. Di fatto, tuttavia, la sua politica estera non ha subito cambiamenti sostanziali, nonostante le sue affermazioni. Questa indiscrezione del Washington Post, sebbene sia solo tale, appare coerente con la sua recente strategia comunicativa. Riconoscere la Crimea, però, rappresenterebbe una netta sconfitta per tutti coloro che sostengono l’Ucraina dal 2014 in poi, a cominciare dagli Stati Uniti d’America.
Mai dire mai, poiché purtroppo tutto è possibile. Come già espresso in un precedente articolo, fare concessioni a Putin non gioverebbe a nessuno, se non al dittatore russo stesso. Riconoscere la Crimea equivarrebbe al primo passo verso una nuova Monaco del 1938. Tuttavia, nel caso di Trump, le parole non bastano; occorre aspettare di vedere azioni concrete.