Budapest

Budapest tra proteste, Netanyahu e l’afta epizootica

Nuove proteste sui ponti di Budapest, che ospita fino al 6 aprile il leader israeliano Netanyahu. Tutto questo mentre esplode l’epidemia di afta epizootica.

Per il terzo martedì di fila alcune migliaia di manifestanti hanno occupato i ponti principali della capitale. Stavolta, però, sono riusciti a bloccarne contemporaneamente quattro, tra cui il ponte della Libertà, dove la polizia, dopo qualche minuto di tensione, è indietreggiata lasciando che la folla avanzasse fino a raggiungere piazza Szent Gellért, a Buda.

La manifestazione ha avuto inizio alle 17. Sul palco installato sul ponte Elisabetta si sono avvicendati i leader di Momentum, il movimento parlamentare che dal 18 marzo protesta contro le nuove leggi liberticide del governo. A prendere la parola è stato Ákos Hadházy, che ha sottolineato il fatto che la protesta non si esaurisce nell’ambito dei diritti negati del Pride. In gioco ci sono le libertà civili di riunione e di opinione. Mentre il ponte Margherita, già teatro della prima manifestazione di protesta tre settimane fa, veniva occupato da qualche centinaio di persone, è stata la volta del ponte Petőfi e del ponte della Libertà. Verso le 20:30, dunque, e per un paio di ore circa, su tutti e quattro i ponti era di fatto impedita la circolazione dei mezzi pubblici e delle auto private.

Il fatto più curioso è stato il comportamento delle forze dell’ordine, che sul ponte della Libertà hanno sbarrato la strada ai manifestanti provocando alcuni momenti di tensione. Poi inspiegabilmente hanno incominciato ad indietreggiare consentendo così ai manifestanti di scorrere fino a Buda. Il resto della serata si è svolta senza incidenti, con la gente che camminava liberamente su strade solitamente intasate dal traffico cittadino, alcuni seduti a terra a giocare a carte, altri con le maschere di Pikachu in solidarietà con il manifestante a Istanbul inseguito dalla polizia turca durante le proteste di piazza contro il presidente Erdoğan.

Ci si chiede ora se l’ordine dato alla polizia di indietreggiare, evitando di fatto possibili incidenti, sia da interpretare come un segnale di accomodamento della leadership che vuole evitare scontri di piazza o piuttosto un diversivo per sgonfiare le rivendicazioni dei manifestanti.

Ma mentre i leader di Momentum gongolano per quello che a loro sembra un successo, Orbán accoglie Netanyahu, il Primo ministro israeliano che, nonostante il mandato di arresto della corte penale internazionale, fino al 6 aprile rimane a Budapest ospite del governo ungherese. Il 21 novembre scorso infatti la corte dell’Aja ha emesso due mandati di cattura nei confronti di Netanyhu e dell’ex ministro della Difesa israeliano, nonché per la leadership di Hamas, per sospetti crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Ma dal momento che la corte non può eseguire arresti spetta agli Stati membri (124 compresi i 27 Stati dell’Ue) procedere.

Tocca ora a Orbán, che secondo alcune fonti penserebbe già al ritiro dell’Ungheria dalla Corte penale internazionale. Probabilmente in sintonia con il Presidente degli Usa, Donald Trump, che nel febbraio scorso aveva già ospitato Netanyahu a Washington.

Intanto è scattato un altro allarme: l’epidemia di afta epizootica che ha fatto la sua comparsa in Germania nel gennaio scorso e che si è diffusa al confine tra Ungheria e Slovacchia in questi giorni. Nel distretto di Győr-Moson-Sopron sono stati abbattuti già 3000 bovini, 1700 a Bábolna. Il virus, altamente contagioso, colpisce anche ovini, caprini e suini e causa vesciche nella cavità orale e sulle zampe dell’animale infetto provocando perdite economiche nella produzione di latte e carne. L’unico rimedio resta l’abbattimento e la profilassi. Il ministro dell’Agricoltura ungherese, István Nagy, ha dichiarato che si sta facendo tutto il possibile per contenere la diffusione del virus. Con l’aiuto dell’esercito saranno allestiti centri di sanificazione a tutti i valichi di frontiera da Rajka a Esztergom. L’ultimo caso di afta epizootica in Ungheria risale a più di 50 anni fa.

Immagine da MTI  via Daily News Hungary

 

 

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