GEORGIA: La primavera del popolo sta arrivando?

31 marzo 2025, giorno di protesta n°124. Nell’anniversario del referendum che sancì l’indipendenza della Repubblica di Georgia, la quinta presidente georgiana, Salome Zourabichvili, annuncia la creazione di una nuova “piattaforma di resistenza” nella lotta contro il governo giudicato illegittimo.

Il 26 ottobre, a seguito delle contestatissime e controverse elezioni parlamentari, si insediava il nuovo esecutivo a guida Sogno Georgiano (GD). I partiti di opposizione boicottavano il nuovo parlamento rifiutandosi di sedere ai seggi assegnatigli, e la presidente Zourabichvili richiamava la popolazione alla mobilitazione contro il governo giudicato illegittimo.

Sono passati più di 150 giorni, ma media e osservatori, al 31 marzo 2025, ne contano 124, facendo partire il conto dal 27 novembre, quando il primo ministro Kobakhidze aveva annunciato la sospensione del percorso europeista del paese fino al 2028. A seguito di quella dichiarazione, le timide manifestazioni che si erano andate avvicendando di fronte al parlamento entravano in una nuova fase, più spontanea – a tratti violenta – ma molto più partecipata e che continua ancora oggi.

Da allora, molte cose sono cambiate: la presidente Zourabichvili ha dovuto lasciare il suo posto in favore dell’ex calciatore Mikheil Kavelashvili; le relazioni del governo con gli Stati Uniti e i paesi europei si sono gravemente deteriorate ed è stato provato di tutto nel tentativo di arginare l’animosità dei protestanti, che invece rimane l’unica costante.

Il 31 marzo, nell’anniversario del referendum con cui nel ’91 si sancì la nascita della Repubblica di Georgia come stato indipendente, la quinta presidente georgiana, Salome Zourabichvili, torna in piazza e annuncia la creazione di una nuova “piattaforma di resistenza” che si propone di raccogliere le istanze popolari e opporsi politicamente al governo e a Sogno Georgiano.

“La primavera del popolo sta arrivando” recita lo slogan gridato dalla folla e che gli organizzatori hanno scelto come nome della manifestazione. Ma le incognite superano le certezze e la primavera rischia di non sbocciare.

La piattaforma della resistenza   

Per alcuni “ex”, per altri “de facto”, per tutti la quinta presidente georgiana, Salome Zourabichvili rimane l’unica figura politica capace di raccogliere intorno a sé un certo consenso popolare, anche dopo aver lasciato il suo posto a palazzo Orbeliani, la residenza presidenziale.

“Fino a quando il parlamento legittimamente eletto non darà vita a un governo legittimo e non eleggerà il prossimo presidente, resterò fedele al mio giuramento di servire il Paese, difendere la Costituzione e tutelare la volontà e gli interessi del popolo georgiano” afferma la presidente all’inizio del suo discorso ai manifestanti nella serata del 31 marzo, ribadendo la posizione che aveva già assunto all’indomani della sua destituzione.

Nel farlo, la presidente propone una strategia per “sconfiggere l’autoritarismo e riportare il paese sulla strada che abbiamo scelto” attraverso “l’indebolimento e il crollo dei pilastri su cui si regge l’attuale regime” rappresentati dagli interessi economici di Ivanishvili [fondatore e  leader di GD] e del suo entourage; la propaganda russa e un sistema politico violento. Ma “per farlo – continua la presidente – è necessario dare alla lotta anche una dimensione politica, accanto alla protesta di piazza e in armonia con essa. [..] Per questo – conclude – ho proposto e oggi annuncio pubblicamente davanti a voi la creazione di una piattaforma di resistenza con la partecipazione dello spettro politico pro-europeo.”

Misha (non) deve morire 

La proposta però non ha raccolto il consenso che ci si aspetterebbe, anzi, c’è chi nota come per la prima volta durante la manifestazione si siano udite grida di malcontento nei confronti della stessa Zourabichvili. Mentre alcuni esponenti dei partiti di opposizione si dichiarano scettici, arrivando a definire l’iniziativa della presidente “una distrazione” e “solo parole”.

La questione sembra dunque problematica da una duplice prospettiva, sia popolare che politica.

Rispetto alla prospettiva popolare, la politica federalista e giornalista Tamar Chergoleishvili ci consegna la lettura più lucida della situazione. “L’opposizione crede che chi odia il governo ne sia automaticamente un sostenitore.” Allo stesso modo, “Ivanishvili ritiene che chiunque non sia all’opposizione sia con lui.” Entrambi si sbagliano però, e “in realtà le persone non hanno alcun sostegno politico, sono arrabbiate con il governo, vogliono che cambi, ma non riconoscono l’alternativa formale che esiste oggi. […] la gente è rimasta senza leader politici.”

Lo conferma l’analista Gia Khukhashvili, il quale ritiene che la “delusione e insoddisfazione della popolazione” espressa durante la manifestazione sia proprio rivolta al fatto che “la piattaforma di resistenza riporterà al tavolo politico quei politici dell’opposizione che la popolazione non riconosce come propri leader. Salome Zourabichvili gode personalmente di tale riconoscimento, ma i politici no.”

Bisogna ricordare infatti come il panorama politico georgiano d’opposizione, diversamente dalla rappresentazione che ne viene fatta al di qua del mar Nero, sia caratterizzato da profonde divisioni, che ha poi portato a una parallela delegittimizzazione.

Se fino al 2012 il principale partito di opposizione era rappresentato dal Movimento Nazionale Unito (UNM), guidato da Saakashvili, l’eredità del suo leader e le contraddizioni all’interno del partito stesso, hanno portato all’attuale atomizzazione dell’opposizione e alla crescente sfiducia da parte della popolazione verso di essa. Ne risultano tanti piccoli partiti di opposizione in disaccordo su molte questioni e privi di sostegno popolare.

Fra le varie questioni, è proprio la figura di Saakashvili la più divisiva. In stato di detenzione dal 2021, per alcuni prigioniero politico, per altri responsabile tanto dei reati che gli vengono imputati quanto dello scoppio della guerra con la Russia nel 2008, Saakashvili e i poster che ne richiedono la liberazione sollevati durante la manifestazione del 31, hanno riportato in superficie le divisioni interne all’opposizione.

A tal proposito, le parole, ancora di Tamar Chergoleishvili, sono indicative per comprendere anche la prospettiva politica. “Dobbiamo capire che Misha Saakashvili e le persone impotenti che sono ossessionate dal suo cadavere politico non vogliono sconfiggere Bidzina [Ivanishvili] a meno che Bidzina non venga sostituito da Misha. Il drago che dobbiamo sconfiggere ha due teste da tagliare: Bidzina e Misha”.

Una biforcazione interna all’opposizione che si manifesta, secondo alcuni, proprio nella partecipazione – o meno – alla nuova proposta della presidente. Considerando come i Federalisti, Gakharia, Lelo, Droa, Freedom Square, European Georgia e Strategy Aghmashenebeli abbiano espresso la loro intenzione a prenderne parte. Mentre, proprio il Movimento Nazionale Unito e i partiti di Nika Gvaramia e Zurab Girchi Japaridze della Coalition for Change se ne distanziano e, anzi, la criticano.

Delegittimata e divisa, l’opposizione ha dunque poche speranze di poter fare la differenza nella lotta dei georgiani contro la deriva autoritaria del governo GD. Il contesto politico in cui viene proposta la “piattaforma di resistenza” è esattamente lo stesso in cui si proponeva la “Carta georgiana” durante la campagna elettorale, e non c’è motivo per cui gli esiti dovrebbero essere diversi. Ma la responsabilità non ricade sulla presidente, come alcuni farebbero credere, ma proprio sui leader dei partiti di opposizione, che “non comprendono perché la gente sia arrabbiata con loro.” E di conseguenza “non fanno nulla per ripristinare la fiducia e guadagnarsi il loro rispetto”, lasciando il popolo senza rappresentazione politica e, per questo, mettendo a rischio la possibilità di raggiungere gli obiettivi delle proteste.

Chi è Luca Ciabocco

Ha ottenuto una laurea triennale in lingue e culture straniere presso l'Università di Urbino, ed è attualmente studente magistrale di studi dell'est Europa ed euroasiatici a Bologna. I suoi interessi riguardano nazionalismo, identità e aspetti sociali e culturali dello spazio post-sovietico.

Leggi anche

Georgia Unione Europea

Georgia, scoppiano le proteste in nome dell’Unione Europea

Dopo più di un mese di manifestazioni di dissenso contro i risultati delle elezioni di …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com