Nel mezzo di una panoramica documentaristica sull’Invasione in Ucraina sempre più cristallizzata, 1 Rue Angarskaia di Rostislav Kirpicenko racconta una nuova prospettiva.
Un’indagine ed una riflessione sul proprio passato e bagaglio culturale, che parte da una data simbolica: l’invasione in larga scala dell’Ucraina. Il protagonista, narratore fuori campo e regista del film, racconta di apprendere la notizia nell’appartamento a Parigi, dove ormai vive da molti anni. 1 Rue Angarskaia è un film in cui l’esperienza dell’autore si intreccia profondamente con il soggetto: Rostislav Kirpicenko è ucraino nato in Lituania, cresciuto a Dnipro, in Ucraina, in seguito emigrato in Repubblica Ceca, Germania, fino ad arrivare a Parigi. Agli esordi in una carriera da calciatore che abbandona per studiare alla prestigiosa scuola di cinema La Fémis. Un personaggio in un certo senso apolide, che nel film sceglie il francese come lingua della sua narrazione fuori campo.
1 Rue Angarskaia è una rievocazione del passato del regista-protagonista, personaggio assente (o visibile solo in specchi e riflessi) ma che, assumendo anche il ruolo di direttore della fotografia, si assicura in definitiva una prospettiva personale e di conseguenza significativa sulla guerra in Ucraina e sui suoi effetti – così come pone questioni sulla propria identità, sull’effetto della nostalgia. Il viaggio intrapreso dal cineasta ci porta dapprima in Lituania e poi a Dnipro, mai troppo vicino al fronte – come accade in vari documentari sulla guerra in Ucraina, il conflitto armato vero e proprio rimane sullo sfondo, ed ad essere centrali sono gli effetti sociali, resi con un coinvolgimento emotivo maggiore (per esempio in A Bit of a Stranger) o con un certo distacco (The Invasion di Sergei Loznitsa o Time to the Target di Vitaly Mansky).
Un aspetto che sicuramente rende il film interessante, nonostante una mis-en-scène molto povera ed una ripetitività audiovisiva che lo pone in continuità con i documentaristi connazionali rimasti in patria, è che la prospettiva esterna di Kirpicenko permette di percepire un aspetto piuttosto complicato attivato dalla guerra, quel cortocircuito nato dalla presenza della lingua russa. In una scena, per esempio, un curato – vestito in un’uniforme militare ucraina che ne rende inequivocabile l’affiliazione – mentre viene intervistato, si dimentica di come si dice una parola in ucraino e la dice in russo, a suggerire che, probabilmente, è un ucraino russofono. Emerge dal film la importante e fondamentale distinzione che va fatta tra identità russa e identità ucraina russofona, ma anche la scelta volontaria di questa vasta comunità di abbandonare la madrelingua in seguito all’invasione, un tema importante che è passato in sordina nel cinema documentaristico.
1 Rue Angarskaia è stato presentato in anteprima mondiale al Cinéma du Réel del Centre Pompidou di Parigi, dove compete nel concorso principale. Il Festival di cinema documentaristico ha inoltre dedicato un evento speciale a Julia Loktev, cineasta russo-statunitense che in My Undesirable Friends: Part I – Lst Days in Moscow segue un gruppo di attiviste e giornaliste che si sono ritrovate sempre più perseguite dal governo putiniano per le loro posizioni di opposizione.