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BALCANI: Il segretario generale della NATO in visita a Sarajevo e Pristina

Il 10 e 11 marzo, il segretario generale della NATO Mark Rutte ha effettuato un viaggio di due giorni tra Bosnia – Erzegovina e Kosovo dove ha incontrato i principali leader dei due paesi. Sia Sarajevo che Pristina sono ancora legati a doppio filo con l’Alleanza Atlantica il cui intervento militare negli anni ’90 è risultato decisivo per porre fine al conflitto esploso nell’area della ex Jugoslavia.

Il viaggio di Mark Rutte, segretario generale della NATO, in Bosnia-Erzegovina e Kosovo ha avuto come scopo principale quello di confermare il ruolo chiave dell’alleanza atlantica nei due paesi, entrambi recentemente scossi da tensioni politiche. La visita del segretario generale ed ex primo ministro olandese nei paesi balcanici è durata due giorni durante i quali Rutte ha incontrato i membri della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina, Željko Komsić, Denis Bećirović e Željka Cvijanović, la presidente del Kosovo Vjosa Osmani e l’attuale primo ministro ad interim Albin Kurti.

La visita a Sarajevo

“Tre decenni dopo l’accordo di Dayton, la NATO resta fermamente impegnata per la stabilità e la sicurezza di questa regione. Resta intatto il nostro sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina”. Si è aperto così il discorso tenuto da Rutte nella capitale bosniaca alla presenza dei tre membri della presidenza. Parole chiaramente riferite alle vicende legate a Milorad Dodik attuale presidente della Republika Srpska, l’entità serba all’interno della Bosnia-Erzegovina. Il leader serbo-bosniaco alla fine di febbraio è stato condannato a un anno di prigione e a sei mesi di interdizione dai pubblici uffici con l’accusa di “disobbedienza” rispetto alle decisioni dell’Alto rappresentante Christian Schmidt.

Pochi giorni dopo lo stesso Dodik ha approvato alcuni decreti – leggi per impedire nel territorio dell’entità serba le attività del Tribunale e della Procura federale, del Consiglio superiore della magistratura e dell’Agenzia statale per la sicurezza e la protezione (SIPA). Tali provvedimenti sono stati considerati da molti esperti e anche dai membri del governo centrale come un tentativo di “colpo di stato” che ha aperto una crisi paragonabile a quella del 1992.

Anche Rutte nel suo discorso ha fatto riferimento ai primi anni ’90 e al sanguinoso conflitto che riguardò l’intera regione. L’accordo di Dayton, che pose fine alla guerra in Bosnia-Erzegovina durata dal 1992 al 1995, sempre secondo Rutte, potrebbe non essere perfetto, ma rimane:  “la pietra angolare della pace in questo paese e deve essere rispettato; e noi sosteniamo l’Ufficio dell’Alto Rappresentante; qualsiasi azione che comprometta Dayton, l’ordine costituzionale o le istituzioni nazionali è inaccettabile”.

Sull’Operazione Althea nota come European Union Force Bosnia-Erzegovina (EUFOR), Rutte ha sottolineato il lavoro svolto dalla missione di pace che a suo parere è pienamente preparata per mantenere un ambiente sicuro e stabile in Bosnia-Erzegovina. La missione, il cui mandato esecutivo è diviso tra il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il Consiglio per gli affari esteri dell’UE (FAC), nei giorni scorsi è stata anche temporaneamente rinforzata con l’arrivo di truppe aggiuntive, mezzi blindati e quattro elicotteri. I militari impegnati sono circa 400 provenienti da Romania, Bulgaria e Slovenia.

Prima di partire verso la seconda tappa del suo viaggio nella regione il segretario generale della NATO, in carica dal 1° ottobre 2024, ha incontrato anche gli studenti della facoltà di Scienze Politiche presso l’Università di Sarajevo e Sarajevo Est. Nel discorso tenuto in un aula gremita Rutte ha sottolineato come il paese abbia una opportunità storica per superare le differenze e intraprendere la strada della pace e della prosperità all’interno dell’Europa.

La seconda tappa in Kosovo

La seconda capitale visitata da Rutte durante il suo viaggio nei Balcani è stata Pristina, dove ha incontrato la presidente del Kosovo Vjosa Osmani, il primo ministro Albin Kurti ed ha visitato la base della missione della NATO Kosovo Force (KFOR). Anche in questo caso il messaggio lanciato è di pieno sostegno al dialogo tra le parti, con riferimento ai difficili rapporti tra Kosovo e Serbia. Secondo Rutte infatti la stabilità nella regione passa dalle scelte dei leader che devono preferire l’uso della diplomazia rispetto a quello della violenza: “questo è l’unico modo per risolvere questioni urgenti e garantire stabilità in futuro e garantire che i diritti di tutte le comunità siano rispettati e protetti”.

Secondo Rutte per far si che questo processo proceda, entrambe le parti devono mostrare flessibilità e fare i compromessi necessari. Sul ruolo dell’Alleanza Atlantica, Rutte ha aggiunto: “La NATO continuerà a sostenere il processo di normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo. Abbiamo sostenuto la pace e la stabilità nei Balcani occidentali per 30 anni. La normalizzazione porta sicurezza, investimenti e stabilità per tutti nella regione”.

I rapporti tra Belgrado e Pristina, a quasi due anni di distanza dagli accordi di Ohrid del 2023, non sembrano essere particolarmente migliorati ed anzi entrambi i paesi vivono momenti di incertezza politica. In Kosovo le ultime elezioni parlamentari non hanno dato la maggioranza assoluta al premier Kurti, rendendo necessarie difficili trattative tra i partiti politici per formare un governo, mentre in Serbia sono in atto le più importanti ed estese proteste contro il presidente Aleksandar Vučić, rendendo difficile prevedere progressi a breve sul fronte del dialogo tra i due paesi.

Il viaggio di Rutte tra Bosnia e Kosovo conferma il ruolo che l’Alleanza Atlantica intende ancora svolgere nella regione, anche nel caso gli Stati Uniti a guida Donald Trump dovessero defilarsi o tagliare i propri finanziamenti. Un ruolo quello della NATO nei Balcani che fu cruciale nel porre fine alle guerre degli anni ’90 e che oggi vuole essere confermato, anche in risposta alle recenti evoluzioni del conflitto in Ucraina e alle potenziali ricadute nella regione. 

Foto: NATO 

Chi è Andrea Mercurio

Ho 26 anni, sono laureato in Scienze Politiche, amo scrivere in ogni modo e in ogni forma. Sono appassionato di Storia e Attualità, da qualche anno mi sono interessato in particolare ai Balcani.

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